Dalla medesima conversazione traspare, poi, una certa familiarità tra il Birrittella ed il D’Alì (che il primo chiamava “Tonino”) e la volontà del primo di intervenire verso il secondo per far cessare i disordini del contesto trapanese di Forza Italia, laddove detta conversazione conferma gli interessi di Cosa Nostra a intervenire in questioni politiche e partitiche tramite il D’Alì
Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie pubblicherà ampi stralci della sentenza della Corte d’appello sulla condanna dell’ex senatore Tonino D’Alì, ex sottosegretario agli interni di Forza Italia, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa
Per chiudere il quadro delle elezioni del 2001, il Birrittella ha pure affermato di essere stato invitato dal Pace a sostenere elettoralmente Fazio Girolamo, candidato a Sindaco di Trapani nell’autunno del 2001 ed anche il Fazio era un esponente politico assai vicino al D’Alì.
Le strette connessioni tra il D’Alì e Cosa Nostra pure sul piano politico – risultano anche da altra vicenda, in parte già lumeggiata, narrata dal Birrittella: come già rimarcato, il D’Alì aveva chiesto a Cosa Nostra, nella persona di Pace Francesco, che aveva garantito il sostegno richiesto. di appoggiare un “suo uomo” (del D’Alì) candidato aile elezioni regionali del 2001; e cioè Maurici Giuseppe.
Alla candidatura del Maurici si contrapponeva allora quella di Croce Nino, anche lui candidato nelle liste di Forza Italia. Tale contrapposizione era anche il portato di una contrapposizione e di una rivalità politica tra il D’Alì ed il Croce e Cosa Nostra – sempre secondo quanto riferito dal Birrittella intervenne per risolvere tale conflitto.
In sostanza, all’esito delle elezioni, il Croce era risultato il soggetto più votato mentre il Maurici lo seguiva come primo dei non eletti; orbene, il progetto del Pace e del Birrittella (ma anche del Coppola, laddove tutti questi soggetti hanno agito in sinergia tra loro) era che il Croce optasse per il seggio ottenuto con il c.d. listino del Presidente, consentendo così al Maurici, che aveva ottenuto meno preferenze, di potere essere comunque eletto (cfr. pag. 177 della sentenza di primo grado).
A tal fine non solo il Birrittella ma anche il Coppola (sempre a dire del Birrittella) avevano parlato col Croce per convincerlo ad incontrare il D’Alì e dopo l’incontro tra tali due ultimi individui finalmente si realizzò quanto auspicato dalla Cosa Nostra trapanese: “fare in modo di avere due cavalli all’Assemblea Regionale” (così si è espresso il Birrittella all’udienza del 10 aprile 2019), cioè fare in modo che il medesimo sodalizio potesse contare su due deputati (il Croce e il Maurici, la cui candidatura era stata sostenuta dall’associazione per delinquere grazie all’intercessione del D’Alì) vicini alle proprie – sempre del sodalizio – “istanze”.
In effetti, tali ultime dichiarazioni del Birrittella trovano riscontro nella conversazione riportata a pag. 188 della sentenza di primo grado (intercettata pochi giorni dopo le elezioni regionali del 2001), chiarita dal medesimo Birrittella nel corso dell’escussione dibattimentale in appello, dalla quale si desume che lo stesso Birrittella, parlando con Morici Francesco, sosteneva che si sarebbe speso per mediare tra il D’Alì ed il Croce al fine di eliminare gli attriti tra i due, criticando un tale Lentini, che poi era un soggetto vicino al Croce e che teneva atteggiamenti particolarmente ostili nei confronti dell’odierno imputato.
Dalla medesima conversazione traspare, poi, una certa familiarità tra il Birrittella ed il D’Alì (che il primo chiamava “Tonino”) e la volontà del primo di intervenire verso il secondo per far cessare i disordini del contesto trapanese di Forza Italia, laddove detta conversazione conferma gli interessi di Cosa Nostra ad intervenire in questioni politiche e partitiche tramite il D’Alì, considerando quest’ultimo e Forza Italia loro referenti e “portavoce” nel contesto politico, nonché Forza Italia ed il D’Alì un patrimonio da salvaguardare, anche da beghe interne, per alimentare il proprio potere.
Orbene, poiché gli attriti tra il D’Alì ed il Croce appaiono pacifici, pure tale dato conferma l’attendibilità del Birrittella.
Le dichiarazioni del Birrittella sulle influenze di Cosa Nostra sulle scelte del Croce non appaiono smentite dal Dolce e dal Poma, secondo i quali per risolvere il contrasto D’Alì/Croce era intervenuto politicamente Miccichè Gianfranco coordinatore in Sicilia di Forza Italia, né risultano smentite dalle dichiarazioni di Fallica Giuseppe, secondo il quale rispondeva alle direttive generali di partito il fatto che il candidato più forte optasse per il c.d. “listino del Presidente” si da far “scattare” un altro seggio per il partito medesimo.
Ed invero, l’intervento di Miccichè e le “direttive ai partito” non escludono il concomitante – e probabilmente più persuasivo – intervento di Cosa Nostra, soprattutto in una situazione in cui l’attrito tra il Croce ed il D’Alì era reale ed elevato (lo ha attestato pure il Treppiedi, lo hanno confermato le intercettazioni ambientali a carico del Birrittella e lo si desume pure dalle dichiarazioni del Dolce e del Poma, che hanno fatto riferimento, al riguardo, ad un intervento del coordinatore regionale di Forza Italia) e soprattutto in una situazione in cui il Croce stava seriamente pensando (lo si desume dalle parole del Treppiedi) a non optare per il “listino del presidente” al precipuo scopo di fare un “dispetto” all’odierno imputato.
Comunque, in quella situazione di oggettivo contrasto e conflitto, è assai verosimile e logico che Cosa Nostra, per difendere i propri interessi e per non lasciare nulla al caso, avesse deciso di "giocare le proprie carte", esercitando le pressioni ritenute opportune, non demandando alla politica la risoluzione della questione e decidendo di svolgere nella vicenda un ruolo in ogni caso da protagonista. Per cui, anche sul punto, le dichiarazioni del Dolce e del Poma. nonché quelle del Fallica, non sono di pregnanza tale da smentire e da far ritenere inattendibile il Birrittella.
Tra l’altro le dichiarazioni del Birrittella circa le influenze (e le pressioni) esercitate da Cosa Nostra sulle scelte del Croce (nell’optare per il seggio ricavato dal “listino dei Presidente", sì da lasciare altro seggio al primo dei non eletti e cioè al Mauceri) – che, alla fine, hanno favorito il candidato sponsorizzato dal D’Alì e per il quale quest’ultimo aveva chiesto appoggio elettorale a Cosa Nostra – trovano riscontro in quelle del Treppiedi, secondo il quale: lui stesso aveva incontrato il Croce subito dopo la sua significativa affermazione elettorale del giugno 2001 ed in quell’occasione lo stesso Croce non aveva fatto mistero dei propri attriti con il D’Alì e con il Mauceri ed era apparso del tutto risoluto sul fatto che non avrebbe optato per il seggio relativo al “listino del Presidente”, proprio per non fare un favore all’odierno imputato; poiché però, poco tempo dopo, lo stesso Treppiedi aveva appreso che il Croce andando del tutto di contrario avviso rispetto a quanto in precedenza così ostentatamente riferitogli, aveva optato per il seggio relativo al “listino del Presidente”, il medesimo sacerdote (Treppiedi) aveva chiesto delucidazioni al riguardo a Sanges Ignazio (prima Vice Sindaco e poi eletto Sindaco di Erice), il quale gli aveva riferito che il Croce aveva “dovuto cambiare idea”, lasciando intendere che aveva subito “pressioni mafiose” provenienti peraltro da un soggetto ben determinato ed indicato con il cognome di Coppola, costruttore ed anche lui come il Croce – di Valderice;
in tale Coppola può quindi certamente individuarsi Coppola Tommaso, soggetto assai vicino al Pace tanto da essere stato condannato per concorso in associazione per delinquere di tipo mafioso nonché soggetto che secondo il Birrittella aveva effettivamente parlato con il Croce coordinandosi preventivamente al riguardo proprio col capomafia Pace Francesco, al fine di “disinnescare” l’attrito tra i Croce ed il D’Alì in modo tale da provocare l’ascesa alla carica di onorevole regionale pure del Mauceri, come sin dal principio auspicato dall’odierno imputato, che proprio per questo aveva chiesto l’appoggio di Cosa Nostra.
In effetti, le dichiarazioni del Treppiedi sul punto costituiscono un formidabile ulteriore riscontro alle dichiarazioni accusatorie del Birrittella ed all’attendibilità di quest’ultimo.
In definitiva, può ritenersi come dato assodato che nel 2001 non solo il D’Alì avesse ottenuto l’appoggio elettorale di Cosa Nostra, in relazione alla propria candidatura al Senato (risultando poi eletto), nell’ambito di un patto politico/mafioso, ma anche che il medesimo D’Alì avesse chiesto (ed ottenuto) l’appoggio elettorale del sodalizio in favore del Mauceri, candidato alle elezioni per l’Assemblea Regionale Siciliana, peraltro ottenendo pure il prodigarsi di Cosa Nostra per garantire l’ascesa al seggio del medesimo Mauceri convincendo il Croce ad optare per il "listino del presidente".
Ovviamente, un tale stretto patto elettorale non poteva che avere come corrispettivo la disponibilità del D’Alì affinché le funzioni pubbliche proprie e del Mauceri venissero esercitate in favore del sodalizio.
II Birrittella ha inoltre indicato stretti e diretti rapporti tra Pace Francesco (dagli inizi del 2000 a capo della famiglia mafiosa di Trapani) ed il D’Alì, tant’è che: era stato il Pace a dare indicazioni alla famiglia mafiosa di Trapani (che allora già governava) circa l’appoggio elettorale in favore del D’Alì in relazione alle elezioni politiche nazionali del 2001; il Birrittella, nel corso di quella campagna elettorale, aveva salutato il D’Alì da parte del Pace:
il D’Alì aveva chiesto al Pace l’appoggio elettorale per Mauceri, sempre per elezioni che si tennero nell’anno 2001 ma per l’assemblea regionale siciliana;
il D’Alì aveva promesso un intervento in favore del Pace per quanto riguarda i beni sequestrati a quest’ultima, poiché nel 2005 quei beni furono confiscati, lo stesso Pace aveva usato espressioni di forte risentimento, parlando col Birrittella, nei riguardi dell’odierno imputato, in quanto non aveva rispettato l’impegno assunto; in sostanza lo stesso Pace aveva confidato al Birrittella – nell’estate del 2005, pochi mesi prima del loro arresto, il proprio risentimento e la propria delusione per il fatto che il D’Alì non gli avesse fatto ottenere il risultato promesso, quando – sempre nell’estate del 2005 – i beni del Pace erano stati definitivamente confiscati.
Quindi, ancora nel 2005 esistevano intensi rapporti tra il D’Alì ed esponenti di Cosa Nostra di assoluto rilievo, come Pace Francesco, tant’è che da quest’ultimo l’imputato era ritenuto “a disposizione”, sebbene poi in effetti non risulta che il D’Alì fosse riuscito a realizzare le aspettative del “capomafia” come invece aveva promesso di fare (sempre secondo quanto aveva riferito il Pace al Birrittella).
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