Secondo i dati dei bilanci preventivi depositati da candidati sindaci alle prossime amministrative del 3 e 4 ottobre e dalle liste che li sostengono, a Roma e Milano il centrosinistra spenderà cifre simili per sostenere i due candidati sindaci, Roberto Gualtieri e Beppe Sala: poco meno di 300mila euro.

Il centrodestra, invece, è in una situazione caotica. Sulla carta, il suo candidato a Milano, Luca Bernardo, è il più danaroso di tutti, ma lui invece attacca gli alleati per averlo lasciato senza un soldo. Enrico Michetti, a Roma, è nella situazione opposta e, in teoria, ha a disposizione appena 20mila euro.

Carlo Calenda ha indicato una spesa per la sua campagna elettorale pari a 64mila euro (ma la sua lista ne spenderà altri 250mila circa). Raggi infine ha indicato una spesa per le future elezioni pari a zero. La sua è una campagna elettorale economica, è vero, ma vedremo il prossimo mese, quando saranno pubblicate le spese definitive, se è stata davvero a costo zero.

Bilanci preventivi

Come ha spiegato il sito di fact checking Pagella Politica, uno dei primi a occuparsi della questione, i bilanci preventivi sono documenti che i candidati e le liste che li sostengono sono obbligati a depositare per legge al momento della consegna degli elenchi dei candidati.

I bilanci non sono vincolanti, cioè non c’è alcun obbligo di spendere la cifra esatta che viene comunicata. I candidati sono invece obbligati a presentare un bilancio consuntivo delle spese sostenute entro 30 giorni dalla fine delle elezioni.

I partiti più strutturati, come il Pd, e liste e candidati alleati, presentano preventivi che in genere non si discostano troppo dalla cifra finale. Nel centrodestra e nel Movimento 5 stelle, invece, i bilanci di previsione sono spesso compilati in modo più indicativo.

Sala e Gualtieri

Tra i due candidati del centrosinistra nelle principali città italiane, Roberto Gualtieri, ex ministro dell’Economia e candidato a Roma, è quello più dotato di risorse.

Il suo bilancio preventivo stima una spesa complessiva di 290mila euro, in cui la voce principale è quella della spesa per le inserzioni sui mezzi pubblici: ben 90mila euro.

A Milano, Sala lo stacca di poco, con una spesa totale prevista di 232.450 euro, di cui più della metà provenienti dal Partito democratico. Di questi, appena 8mila sono destinati alla lista Beppe Sala sindaco.

Il caso Bernardo

Il candidato del centrodestra a Milano, il dirigente di pediatria Luca Bernardo, sulla carta è molto più ricco del suo rivale Sala, con un totale di 825mila euro a disposizione, quasi quattro volte l’avversario. La differenza è ancora più rilevante se si mettono a confronto le due liste “personali” dei candidati. Ottomila euro Sala, come abbiamo visto, 350mila Bernardo.

Qui però si vedono i limiti dei bilanci preventivi. I soldi destinati a Bernardo, infatti, sembrano più che altro intenzioni di spesa a cui non hanno corrisposto reali erogazioni. Lo stesso Bernardo è entrato in una durissima polemica con i partiti del centrodestra che lo sostengono. Li ha accusati di essere in ritardo con il versamento di una rata da 50mila euro e ha minacciato di ritirarsi dalla candidatura se non avessero rimediato. Non esattamente il comportamento del candidato sindaco più ricco d’Italia.

Fonti vicine alla campagna di Bernardo hanno confermato che al momento le risorse effettivamente impegnate sono solo una frazione di quelle indicate nel bilancio di previsione.

Carlo Calenda

Nel bilancio presentato al comune, l’indipendente Carlo Calenda, candidato sindaco a Roma, stima di spendere un totale di 64mila euro solo per la sua candidatura, di cui 25mila solo per stampa e affissione di cartelloni. Se venissero aggiunti i soldi che prevede di spendere la sua lista civica (circa 250mila euro) risulterebbe il candidato più ricco di Roma, ma in questo caso il confronto non è ancora possibile: non è chiaro, infatti, quanto intendano spendere le liste che sostengono i suoi rivali.

Con quasi 30mila euro di spesa tra giugno e settembre, Calenda è però di sicuro il candidato che ha speso di più in pubblicità su Facebook (Gualtieri lo insegue a poco meno di 20mila).

Raggi e Michetti

C’è poi il caso dei due candidati a Roma che, sulla carta, non intendono spendere quasi nulla. Enrico Michetti, candidato del centrodestra, ha fornito un unico bilancio preventivo in cui si parla di una spesa a favore del candidato pari ad appena 20mila euro. Quanto spendono Fratelli d’Italia e Lega per le centinaia di manifesti con i volti dei due leader che tappezzano Roma, al momento non è chiaro.

La sindaca uscente Virginia Raggi è ancora più estrema e nei bilanci preventivi ha indicato che non intende spendere nulla. Anche se questo scenario sembra improbabile, è vero che quella del Movimento 5 stelle a Roma è una campagna a basso costo.

In città, praticamente, non esistono manifesti della sindaca e anche gli eventi a cui ha partecipato sono sempre stati organizzati con il minimo della spesa. Tra i principali candidati a Roma, è l’unica a non aver investito in sponsorizzazioni su Facebook. La sindaca partecipa a molti eventi ed è spesso sul territorio, ma quasi mai in occasioni in cui è necessario spendere grosse cifre (per affittare un locale o noleggiare un palco, ad esempio).

Per sapere se davvero la sua campagna è stata così economica come appare, però, dovremo aspettare novembre e la pubblicazione dei bilanci consuntivi dopo le elezioni.

 

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