- Chi avrebbe creduto fino a qualche mese fa, che nella campagna elettorale nessuno avrebbe voluto parlare di Covid-19, vaccini e pandemia?
- E invece, dei virologi tv che avrebbero dovuto invadere le liste elettorali non c’è traccia e chi si autocandida riceve una porta in faccia. A candidarsi numerosi sono invece i novax, di cui però oggi nessuno sembra più interessarsi.
- È un fenomeno comune: dagli Stati Uniti alla Francia, i paese andati al voto in questa fase della pandemia hanno tutti mostrato un profondo rigetto per le discussioni sul Covid-19: ora c’è solo da sperare che non arrivino nuove ondate a ridestare l’interesse
La campagna elettorale è appena cominciata, ma almeno una cosa è già chiara: dopo aver dominato per due anni le nostre vite e il ciclo politico, il Covid-19 è scomparso dall’agenda dei partiti. Come si fossero appena svegliati da un incubo che vogliono solo dimenticare, gli italiani e non soltanto loro, hanno deciso che non vogliono più parlare di pandemia e la politica è più che felice di accontentarli.
I virologi
Nessuno avrebbe scommesso su questo scenario. Fino a qualche mese fa, la pandemia sembrava l’unico argomento di cui era possibile parlare e si diceva che i virologi da tv avrebbero presto invaso le liste elettorali come avevano fatto i magistrati dopo Mani pulite. Sui media si compilavano lunghe liste con le affiliazioni politiche più probabili di questo o quello scienziato.
Ma a pochi giorni dalla chiusura delle liste elettorali, di questa discesa in campo non c’è traccia. Soltanto un dei volti televisivi più noti sarà sicuramente candidato: Pierluigi Lopalco, professore di igiene all’università di Pisa, che correrà per Articolo 1 nelle liste della coalizione di centrosinistra. Scelta non sorprendete visto che Lopalco si era già impegnato in politica prima di diventare celebre: eletto al consiglio regionale della Puglia nel 2020 è già stato per più di un anno assessore alla Sanità della regione.
Non sembrano invece avere intenzione di candidarsi né il microbiologo Andrea Crisanti – che ha sempre negato di essere interessato e forse è stato del tutto convinto dal pessimo risultato ottenuto dal figlio candidato alle recenti comunali di Padova – né Walter Ricciardi, consulente per la sanità e tra i fondatori di Azione.
Ma il caso più evidente del disinteresse della politica e dell’elettorato per tutto ciò che riguarda il Covid è probabilmente quello dell’infettivologo ligure Matteo Bassetti, consulente del presidente della regione Giovanni Toti e da sempre vicino al centrodestra. Bassetti non ha mai nascosto il suo interesse per la politica e lo ha più volte detto apertamente – un peccato mortale per le bizantine regole della politica italiana.
Di recente si è spinto fino al punto di autocandidarsi al ruolo nientemeno che di ministro della Salute. Immediatamente i giornali hanno ipotizzato contatti tra lui e Fratelli d’Italia. La smentita è stata inusualmente feroce: «Le nostre posizioni in tema di gestione del Covid distano anni luce dalle sue», ha fatto sapere il responsabile sanità del partito.
L’opinione pubblica
Se nessun partito politico intende toccare l’argomento Covid è soprattutto perché gli elettori stanno comunicando in maniera chiarissima che preferiscono non pensarci. Tutti i sondaggi dicono che, nel giro degli ultimi sei mesi, la preoccupazione per la pandemia è scesa in fondo alla lista di ciò che turba gli italiani.
Secondo un sondaggio realizzato a inizio agosto da Demos & Pi, soltanto il 2 per cento degli intervistati ha messo la pandemia al primo posto dei problemi da affrontare con più urgenza, un decimo di quanti hanno risposto con l’aumento nel costo della vita o con la situazione economica in generale. Persino il clima è ritenuto la prima emergenza dal dieci per cento degli intervistati, cinque volte tanti quelli che hanno risposto con la pandemia.
Secondo un altro sondaggio, pubblicato negli stessi giorni da YouTrend, la pandemia è solo il quinto tema in ordine di priorità per il futuro governo, battuto dalla crisi energetica e l’aumento delle bollette, dai salari e l’inflazione, dalla crisi climatica e dalla situazione della scuola (curiosamente, il Covid è allo stesso livello di priorità dell'immigrazione).
I novax
Ma se i virologi vengono lasciati a casa dai grandi partiti, le liste elettorali si riempiranno di quei No vax e no green pass che li accusavano di voler entrare in politica. Da Italexit dell’ex senatore 5 stelle Gianluigi Paragone, a Vita, il movimento degli ex 5 stelle Sara Cunial e Davide Barillari, i più estremisti tra i No vax proveranno quasi tutti ad entrare in parlamento.
Con Italexit, ad esempio, si candideranno il leader dei portuali di Trieste Stefano Puzzer, che ha guidato le proteste contro il green pass lo scorso autunno, l’ex eurodeputata leghista Francesca Donato e la vice questore Nunzia Alessandra Schilirò. Nel gruppo di Cunial e Barillari ci sarà invece il movimento 3v, che si batte contro i vaccini fin dal 2019.
All’estero
La scomparsa del Covid dalle campagne elettorali non è un fenomeno solo italiano. «Anche se la pandemia è lontana dall’essere terminata, il Covid sta scomparendo come tema in grado di mobilitare gli elettori», scriveva Politico lo scorso novembre. «Gli strateghi di entrambi i partiti stanno consigliando di abbandonare questo tema in vista delle elezioni di metà mandato dell’anno prossimo».
In primavera lo stesso clima dominava le presidenziali francesi. «Se la Francia fosse riuscita sviluppare un suo vaccino, forse il tema sarebbe stato più al centro della campagna elettorale», è scritto in un articolo di Nature pubblicato ad aprile. Ora come ora, invece, scienziati e ricercatori sono rimasti sorpresI da come Covid e scienza più in generale siano stati del tutto assenti dal dibattito.
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