Il primo nodo politico è se Trump coi suoi attacchi sta riuscendo a frammentare il quadro europeo. Il secondo è che tipo di strategia mette in campo l’Ue, che ha un mercato comune. L’accordo con l’India trascina gli europei nelle rivalità dell’Indo Pacifico
Questo venerdì pomeriggio Emmanuel Macron ha fatto esercizio pubblico di accettazione: «Se i dazi contro acciaio e alluminio sono confermati, gli europei risponderanno e ci saranno dazi reciproci». Non si deve «essere deboli»: «Se a inizio aprile, come annunciato, saranno imposti dazi sui prodotti europei, e a quei livelli, gli europei dovranno rispondere».
Armi commerciali divisive
L’inviato ombra dell’Ue pare aver incassato ben poco dall’«amico» Trump. Dal giorno dell'incontro, gli Usa hanno votato con la Russia all’Onu, non hanno ufficializzato alcuna garanzia di sicurezza (il backstop che Macron diceva di aver incassato), hanno rilanciato i dazi anti Ue e hanno lusingato Londra con accordi fatti per sganciarla dagli alleati europei. Divide et impera: lo ha sempre fatto, Trump, e non si rassegna, proprio come non erano state le telefonate di Macron a dissuadere Putin dall’aggredire poche ore dopo l’Ucraina.
In più Trump può contare su egoismi e sovranismi, tra leader che preferiscono trattare per sé ed esponenti di una galassia di estrema destra che spaccano l’Ue da dentro. Giorni fa Le Pen incitava: perché dovrebbe pagare la Francia dazi che sono innescati dal surplus della Germania? Ragionamenti non dissimili a quelli che propone Salvini, con il partito in fibrillazione: «Il nostro percorso lo dobbiamo fare a fianco agli Usa», dice Zaia. Mentre la Commissione Ue esibisce attivismo e annuncia da Nuova Delhi un trattato di libero scambio con l’India – «entro il 2025» a detta di Modi – intanto a Roma il consiglio dei ministri si chiude con un Giancarlo Giorgetti che manifesta disappunto: «Noto anche che ogni singolo paese dell’Ue si muove per conto proprio», dice. «È un dato di fatto. Prendono atto che l’amministrazione Usa ha questo tipo di approccio». I segnali di fibrillazione si moltiplicano, e in tutto questo c’è la Cina, che risponde piccata ai «ricatti» trumpiani.
Le grandi questioni sono due. La prima è se Trump sta riuscendo a frammentare il quadro europeo: sembra che il lavoro sia a buon punto. La seconda è che tipo di strategia sta davvero mettendo in campo l’Ue, che è pur sempre unita da un mercato comune, e la cui Commissione ha competenza in ambito commerciale. Dunque il tema non è solo che si avvii un accordo con l’India, ma in quale direzione.
Il patto con Modi
«Non è inedito solo che i commissari siano qui», ha detto questo venerdì Modi. «Per l’India lo è anche l’ampiezza dell’accordo a cui lavoriamo». Dalla protezione degli investimenti alla difesa, dalla farmaceutica a semiconduttori, intelligenza artificiale e tecnologie verdi: in apparenza la minaccia trumpiana di infierire coi dazi contro tutti ha «allineato i pianeti», per usare le parole di von der Leyen. Le interlocuzioni infatti erano state avviate già tempo fa, ma si erano incagliate su dossier come auto e alcolici. Non bisogna però perdere di vista le implicazioni di questa «amicizia personale» (Ursula dixit) tra i due leader.
Anzitutto, von der Leyen presenta la cooperazione come basata su «valori condivisi, democrazia e stato di diritto», ma sul piano democratico Modi è una figura a dir poco controversa. Poi, c’è una rivalità sistemica tra India e Cina. Tra gli strumenti di pressione verso Trump – che abbandona l’Ue sul versante sicurezza e mira a frammentarla – vi sarebbe la leva del posizionamento verso Pechino, tanto è vero che nella fase più recente è partita una ricerca di contatti. Peccato che la scelta di allargare la cooperazione con Nuova Delhi anche alla sicurezza e all’Indo Pacifico possa portare verso tutt’altra direzione, e cioè di allineamento con Trump su quella che è la sua priorità, cioè «l’Indo Pacifico». Ma è anche la nostra?
Se si allarga lo sguardo a incontri precedenti. Modi è tra i primi a essere stati ricevuti da Trump, e poco prima ha incontrato Macron. L’intelligenza artificiale – sulla quale Parigi ha ospitato un summit e Nuova Delhi il prossimo – è solo uno dei temi affrontati dai due. A Marsiglia, Macron e Modi hanno discusso di quell’Imec sul quale questo venerdì von der Leyen è tornata a impegnare l’Ue. “Imec” è un corridoio economico che attraversa il Medio Oriente - area di conflitti su cui il duo Trump Netanyahu è attivo – per collegare Nuova Delhi e l’Ue. Un piede europeo anche in quell’area, e non solo: Imec nasce per rivaleggiare con la via della seta cinese. Anche da qui si capisce che l’alleanza tra Bruxelles e Modi, più che in funzione anti Trump, potrebbe conciliarsi coi suoi interessi (anti Pechino).
C’è di più: Macron mette i suoi interessi nel progetto Imec, e di questo ha parlato con Modi prima che volasse alla Casa Bianca: «Marsiglia diventi il punto di ingresso per il mercato europeo». L’Eliseo mira anche a smerciare all’India jet e sottomarini, una revanche rispetto alla “crisi dei sottomarini” (innescata quando Biden estromise l’industria bellica francese dall’Indo Pacifico).
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