«Tutti sanno che le spie russe in questo momento stanno operando a Vienna», dice Anton Shekhovtsov, il massimo esperto delle connessioni tra l’estrema destra austriaca e Mosca. «Cento? No, non cento. In Austria anche di più».

Sette anni fa in un lussuoso hotel di Johannesgasse, a dieci minuti a piedi dall’Opera di Vienna, una donna si spacciava per oligarca russa e incastrava l’allora leader dell’estrema destra Heinz-Christian Strache in quello che poi sarebbe esploso come “lo scandalo Ibiza” due anni dopo, portando al fallimento l’esperienza di governo dell’Fpö assieme ai Popolari (Övp).

Oggi Strache lotta per uscire dalla dimenticanza nella quale l’Fpö stesso ha preferito confinarlo: fa un po’ il modello per auto e un po’ l’influencer della politica (entrambe le cose con aura di fallimento). Ma l’accordo di cooperazione tra Fpö e Russia Unita, il partito di Vladimir Putin, è tuttora in vigore. Anche i rapporti con i postnazisti tedeschi di Alternative für Deutschland continuano a essere stretti. E in quell’hotel di Johannesgasse continuano a succederne, di cose: proprio all’hotel Intercontinental di Vienna è stato lanciato questa estate il gruppo dei Patrioti per l’Europa, del quale fa parte la Lega di Matteo Salvini; manco a dirlo, pure con il partito di governo italiano i rapporti continuano a essere stretti.

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Ma sono gli equilibri a essere cambiati. Adesso il leader di Fpö, Herbert Kickl – lo stesso che a fianco di Viktor Orbán aveva messo a battesimo i Patrioti a giugno – attende domenica 29 settembre con lo spirito con cui si pregusta un trionfo; e se già alle europee Fpö era risultato il primo partito, i sondaggi dicono che lo sarà anche alle elezioni nazionali.

Insomma Kickl vuol fare il cancelliere, e anche se Fpö dovesse finire sorpassato dal centrodestra popolare (Övp), anzi a maggior ragione, l’estrema destra avrebbe buone chance di tornare al governo in coalizione. Perché come ha già avuto modo di sottolineare Alice Weidel dell’AfD, in Austria il cordone sanitario non esiste.

Dalle quinte alla ribalta

Vienna è zeppa di manifesti elettorali con il volto di Kickl; altrettanto numerosi sono quelli sabotati coi pennarelli di notte, così che all’aspirante cancelliere si vedono comparire i baffetti di Hitler.

Del resto la biografia politica di spunti ne offre, non tanto per il nonno nazista, né solo per il suo utilizzo dell’espressione «cancelliere del popolo» di hitleriana memoria, ma per le posizioni xenofobe, le connessioni con l’AfD, gli ammiccamenti all’Identitäre Bewegung (il “movimento identitario” estremista da lui incredibilmente derubricato a «ong al pari di Greenpeace») e molto altro.

L’estrema destra austriaca è già stata al governo: quando Strache guidava il partito e il popolare Sebastian Kurz era cancelliere, Kickl stesso era stato ministro dell’Interno. Ma stavolta la situazione è deflagrante per due motivi: il primo è che Fpö plausibilmente diventerà l’azionista elettorale di maggioranza, e il secondo è che quindi il suo leader pretende il cancellierato; non a caso lui, che le campagne del partito le congegna da trent’anni, stavolta ha orientato tutti i manifesti sulla sua persona.

Övp (il Partito popolare austriaco, che in Ue siede nel Ppe) ha problemi con questi due punti, non con un’alleanza in sé. Ed Herbert Kickl ha qualcosa che il predecessore protagonista dello scandalo Ibiza non aveva: una perseveranza ascetica nella scalata al potere. In questo, più che a Strache, somiglia a Jarosław Kaczyński, il regista degli ultraconservatori polacchi: vita privata tenuta riservata e senza eccessi, ma vita pubblica di cinismi strategici e durezze programmatiche.

Non a caso l’attuale leader dell’Fpö ha cominciato dietro le quinte: passione per Hegel e velleità giornalistiche, nel 1995 già contribuiva alle campagne del partito, e c’era lui, da spin doctor, dietro alcuni dei discorsi più noti (e biasimati) di Jörg Haider, che come Kickl veniva dalla Carinzia e che da governatore della regione aveva messo a segno per primo la cooperazione tra Fpö e Övp.

La storia di Haider era finita male; omosessualità tenuta nascosta, scissione dal partito al quale aveva dato gloria, morte in auto al ritorno da una festa. Il rapporto con Kickl nel frattempo si era già deteriorato; del resto l’attuale leader si è scontrato pure con Norbert Hofer, il predecessore che nel 2021 ha dovuto dimettersi dalla guida del partito e fargli posto.

Relazioni pericolose

Un thriller collega la biografia politica di Kickl a Mosca.

Egisto Ott faceva parte dell’intelligence austriaca. Sia prima che dopo, era passato dall’Italia. Poi quest’anno si è scoperto che era una spia russa. «C’è una ragione per cui l’Austria è considerata la patria dello spionaggio», spiega il politologo Shekhovtsov: «A meno che lo spionaggio non sia diretto contro l’Austria stessa, è tollerato».

Peccato che l’Austria sia anche una porta verso le informazioni di tutta l’Ue. Pare che Ott avesse consegnato materiale a Jan Marsalek, l’austriaco protagonista del grave scandalo finanziario Wirecard che ha travolto la Germania; e anche di Marsalek si è poi scoperta la seconda identità come spia russa.

Prima che sia il materiale riservato che l’ex membro direttivo di Wirecard prendessero la fuga, Marsalek aveva avuto contatti con Fpö, e fino al 2019 Kickl è stato ministro degli Interni; lui nega di aver mai incontrato Marsalek.

L’autore di Russia and the Western Far Right, Shekhovtsov, riconosce che da quando Kickl ha assunto la leadership, «si è concentrato sulle ambizioni nazionali e ha messo da parte le connessioni intenzionali con il Cremlino, diversamente da quanto accadeva ai tempi di Strache e di Johann Gudenus; loro erano parte di un vero e proprio “gruppo russo”».

Sta di fatto che la campagna per le europee, guidata da Harald Vilimsky buon amico della Lega, era tutta all’insegna del disimpegno verso Kiev. «Kickl ha chiare tendenze autocratiche e ha usato questo tipo di propaganda perché ha visto che aveva funzionato con Orbán»; uno stile anti sistema da lui già usato ai tempi della pandemia (no vax, no lockdown, no mask). Gli ultimi sondaggi lo danno in testa con il 27 per cento.

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