Caroline Van der Plas seduce l’Olanda con le crociate anti transizione ecologica. Michał Kołodziejczak vuole sfilare le campagne al Pis. Gli arrembanti partiti agrari e le prossime elezioni olandesi, polacche ed europee
Altro che politici che scendono in campo. Alle prossime elezioni olandesi, polacche ed europee saranno i campi – e soprattutto sarà chi li coltiva – a scendere in politica. Leader come l’olandese Caroline van der Plas o il polacco Michał Kołodziejczak si fanno spazio a bordo di trattore nella politica europea.
Ogni contesto ha le sue tonalità. Il populismo agrario olandese cresce in reazione alle politiche per il clima, e per contrastarlo elettoralmente tornerà in Olanda il commissario al Green deal in persona, Frans Timmermans. In Polonia invece l’animatore di Agrounia, Kołodziejczak, ha trovato un posto al sole – ovvero in lista – con la coalizione di opposizione guidata da Donald Tusk.
Quanto virare a destra, e quanto contro il clima, dipende dai paesi e dai movimenti. Certo è che a livello europeo il leader dei popolari Manfred Weber ha visto l’occasione: sta già dirottando la campagna per le europee verso gli slogan anti green, e ha raccolto sotto quest’idea tutto l’arco delle destre più o meno estreme. Il Ppe (del quale Tusk fa parte) si intesta le battaglie degli agricoltori, anche se in realtà segue le ragioni della lobby dell’agroindustria (Copa Cogeca) più che dei piccoli contadini.
Sulla sua capacità di intercettare il mondo rurale, il fronte progressista si gioca consensi. Se si rivolgerà solo alle aree urbane – una “sinistra da ztl” – senza divulgare una interpretazione socialmente equa di transizione ecologica, alle prossime elezioni si troverà ostacolato da un’altra “politica delle ztl”: quella per le “zone a transizione limitata”.
L’ascesa olandese
Lo slogan dice: «La voce della campagna, e per la campagna». Ma l’ascesa è tale che il BoerBurgerBeweging – il “movimento civico contadino” – ultimamente seduce anche elettori urbani.
La piccola Olanda, che va al voto a novembre, si sta rivelando un esperimento in vitro delle dinamiche europee. Qui il movimento contadino è spudoratamente anti transizione – è nato sostanzialmente per questo – e ha tratti squisitamente populisti di destra. Lo guida Caroline van der Plas, che già vent’anni fa ha iniziato a occuparsi di agricoltura come giornalista, e che nel 2019 ha fatto squadra con due esperti di marketing per convertire il suo fiuto in affare politico: dallo sfogatoio social #BoerBurgerTweet è nata la sua formazione politica. La fondazione, quattro anni fa, del Bbb, ha fatto leva sull’ondata di proteste del mondo agricolo innescatasi con la “crisi dell’azoto”. I piani di governo per ridurre le emissioni, con il ridimensionamento degli allevamenti intensivi inquinanti, hanno scatenato dal 2019 – senza esaurirsi nel tempo – proteste poderose degli agricoltori, con trattori e balle di fieno a ostruire le arterie principali olandesi.
Van der Plas, che come talismano al collo esibisce pupazzini di mucche, catalizza consensi contestando misure ecologiche come la riduzione dei capi di bestiame o l’acquisizione demaniale di terreni. I tratti populisti e il richiamo ai valori tradizionali fanno sì che il Bbb piaccia non solo agli agricoltori ma a un più ampio elettorato orientato a destra. Quest’anno van der Plas ha avuto il suo momentum: il Bbb ha fatto il botto, si fa notare (elettoralmente) in tutte le province. Alle elezioni per il Senato, il populismo agrario ha preso ben il venti per cento.
Dopo che Mark Rutte ha annunciato le sue dimissioni per tensioni sui temi migratori, arriva ora altro test cruciale: il voto di novembre. Per l’occasione Frans Timmermans, che da commissario Ue al Green deal è diventato il capro espiatorio delle destre anti clima, torna in patria e tenta la vittoria di un fronte di sinistra ecologista. Populismo agrario anti clima o fronte progressista climatico? Il voto olandese avrà un valore europeo.
Contadini contro il Pis
Le campagne saranno decisive alle elezioni polacche di ottobre, a loro volta sono cruciali in vista delle europee di giugno.
È anche per imbonirsi l’elettorato rurale, che gli ultraconservatori di governo – il Pis alleato di Meloni – fanno crociate contro la transizione ecologica e contro l’ingresso di grano a basso prezzo dall’Ucraina. In vista del voto hanno aumentato i seggi nelle zone rurali, e facilitato il voto per i più anziani: il partito di governo vuol mantenere il predominio acquisito in campagna con welfare e valori tradizionali.
Qui si insinua però l’opposizione di Tusk, il leader di Piattaforma civica (in Ue nel Ppe). E qui arriva Michał Kołodziejczak in lista con la coalizione anti Pis. È il leader contadino di Agrounia, ed è anche protagonista delle più grandi battaglie recenti degli agricoltori contro il governo.
Lui che del Pis faceva parte, e che ne è stato espulso nel 2015 proprio per aver organizzato le proteste contadine, non ha solo bloccato strade coi trattori. Ha anche fatto saltare la “legge sul benessere degli animali” tanto cara al leader del Pis, Jarosław Kaczyński, sulla quale il governo stava andando in crisi nel 2020. Ha guidato le lotte per attenuare l’impatto dell’inflazione, e per il divieto d’ingresso al grano ucraino. Ora si è imbarcato nell’impresa più ardua: frenare un altro successo del Pis.
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