Quanto a destra può arrivare l’Europa? La risposta che proviene da Varsavia è impressionante. La Polonia è già in mano alla destra dura – qui governa il Pis alleato di Meloni – ma le elezioni di ottobre segneranno un ulteriore slittamento verso la destra estrema
Quanto a destra può arrivare l’Europa? La risposta che proviene da Varsavia è impressionante.
La Polonia è già in mano alla destra dura – perché qui governa il Pis alleato di Giorgia Meloni – ma le elezioni del 15 ottobre segneranno un ulteriore slittamento verso la destra estrema.
I neofascisti di Konfederacja già festeggiano: il Pis li ha sempre favoriti, e ora che sono ben piazzati nei sondaggi, gli estremisti di destra puntano a tenere in mano le sorti di un futuro governo. Ma la deriva a destra non è data tanto e solo dal ruolo che si sta ritagliando Konfederacja.
Il fatto è che le principali forze politiche, non solo di governo, pure di opposizione, si stanno trasformando a loro volta. Il Pis mette in lista gente come Robert Bąkiewicz, uno che ha lanciato spedizioni punitive contro le femministe e che ha sfilato fianco a fianco con Forza Nuova. Gli intrecci tra gli amici polacchi di Meloni e le formazioni neofasciste sia polacche che italiane sono notevoli.
Neppure Donald Tusk, ad ogni modo, resta indenne dalle sirene dell’estrema destra: il leader dell’opposizione, che fa riferimento ai Popolari europei, ha messo in lista Roman Giertych che nell’ormai lontano 1989 aveva ridato vita alla formazione ultranazionalista All-Polish Youth.
«Io credo che se il Pis avrà bisogno di un pugno di voti per formare il governo, farà di tutto per prendersi il supporto di almeno una parte degli eletti di Konfederacja, che diventerà parte del sistema», dice Bartosz Wieliński, il braccio destro di Adam Michnik alla guida di Gazeta Wyborcza. Il giornale, che in Polonia ha fatto la storia, viene bersagliato da Konfederacja a colpi di querele temerarie; un attacco a tutti gli effetti, anche se poi in tribunale è la Wyborcza a vincere.
Al di là degli esiti pragmatici post elettorali, i neofascisti stanno già trasformando la Polonia: a furia di “anti” – antisemitismo, anti migranti, anti femministi, anti aborto, anti lgbt, anti welfare, anti giornalisti, anti vaccini... – l’estrema destra sta ridisegnando il dibattito. Il referendum anti migranti lanciato dal Pis in concomitanza con le elezioni politiche è l’ennesima prova, se mai ne servissero altre.
Un mercato sfrenato
Piękna è la via di Varsavia dove Konfederacja ha registrato la sua sede ufficiale; la si raggiunge in mezz’ora a piedi da Nowy Świat, la via del passeggio. E a guardar bene, la scelta del luogo rivela anche la vera anima del partito: un alveare di vetrate e uffici dall’aspetto posticcio, con un Real Estate e le speculazioni immobiliari in vista all’ingresso.
Il libero mercato – anzi, un mercato sfrenato – è nel dna di Konfederacja sin dall’inizio. «Ho avuto discussioni molto buone con lui», raccontava nelle sue memorie il liberista per eccellenza, Milton Friedman, riferendosi agli incontri con Janusz Korwin-Mikke, che è ancora oggi uno dei massimi esponenti di Konfederacja, oltre che il padre putativo del «corvinismo», che da lui prende il nome.
«Basta debito pubblico!», è lo slogan elettorale del partito tuttora, assieme a «tasse basse!» e «libertà del mercato!».
Vicini a Forza Nuova
Questo turboliberismo si innesta in una ideologia neofascista altrettanto spinta. Konfederacja, che ha amalgamato varie componenti di estrema destra e che ad agosto ha sfiorato il 15 per cento nei sondaggi, ha tre leader le cui dichiarazioni basterebbero a spiegare perché si debba aver paura di quest’avanzata.
L’imprenditore Sławomir Mentzen, l’ex candidato alle presidenziali 2020 Krzysztof Bosak, e Grzegorz Braun che alla presidenza si è candidato nel 2015, le sparano grosse, dalle punizioni corporali, all’aborto da vietare anche in caso di stupro, al disprezzo ostentato per gli omosessuali. La prima manifestazione organizzata da Konfederacja contro l’accoglienza degli ucraini ha avuto zero partecipanti, ed è solo per questo che la retorica si è indirizzata su una più generale – ma non meno aggressiva – xenofobia.
In questo quadro estremista non stupisce che sia stata proprio Konfederacja a invitare più volte Roberto Fiore, che nel 2019 circolava nel parlamento polacco a portata di fotografo ed elargiva complimenti a Korwin-Mikke.
L’aiutino del Pis meloniano
Può sembrare paradossale ma non lo è: se dopo il voto il Pis avrà bisogno di Konfederacja per governare, è anche perché proprio il Pis ha contribuito a farla crescere.
Il partito alleato di Meloni ha prima inseguito i partiti più a destra – come l’instabile alleato e ministro Zbigniew Ziobro – e poi direttamente i fascisti. L’uomo chiave del Pis, Jaroslaw Kaczynski, è stato pronto a scatenare l’ultradestra a «protezione delle chiese» – ovvero contro le femministe – durante l’ondata di protesta per il diritto all’aborto.
Robert Bąkiewicz, fascista tra i più violenti, che oltre ad aizzare i suoi contro le donne, un paio di anni fa ha guidato un’irruzione in una manifestazione pro Ue, è stato irrorato di denaro governativo: ad esempio, ci sono i 900mila euro di fondi pubblici per finanziargli la sua “marcia dell’indipendenza” a fianco a Fiore. E tutto questo per poi finire ora direttamente nelle liste, del Pis alleato di Meloni.
Effetti su scala europea
Politologi come Anna Materska-Sosnowska dell’università di Varsavia ritengono «cinico» e «offensivo» che personaggi come Bąkiewicz siano nelle liste dei principali partiti, e denunciano una «polarizzazione» della politica polacca; che già lo era.
Ma la destra di governo sta facendo ancor più che candidare i neofascisti: l’ennesimo aiutino è convocare referendum identitari come quello anti migranti, il che dovrebbe in teoria strappar voti a Konfederacja, ma significa di fatto “konfederizzarsi”.
Oggi la Polonia è in bilico per quel che riguarda lo stato di diritto, e l’assenza di inibizioni verso i neofascisti avrà effetti anche nei rapporti col resto dell’Unione europea: dopotutto, Konfederacja è la stessa formazione che ha organizzato una «marcia euroscettica sovranista», che se la prende con Bruxelles alla prima occasione; e che attacca pure l’informazione libera.
All’Europarlamento, i sovranisti di Identità e democrazia – dove siede la Lega – stanno già studiando il fenomeno polacco: dopo il 15 ottobre parte la campagna acquisti per le europee.
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