- Il portavoce Steffen Seibert è stato al fianco di Merkel per 11 anni e ha affrontato per lei 1.065 conferenze stampa di fronte ai giornalisti berlinesi.
- L’ex giornalista tv ha fatto carriera in fretta nella televisione pubblica ed è passato a curare la comunicazione di Merkel quando il suo governo coi liberali era in crisi.
- All’inizio l’outsider ha fatto fatica a imporsi, ma negli anni a seguire ha digitalizzato la comunicazione politica berlinese e aperto alla cancelliera canali diplomatici alternativi durante i summit internazionali.
Oggi Angela Merkel dopo sedici anni dice addio alla cancelleria e lascia il posto al nuovo governo Semaforo guidato da Olaf Scholz. Insieme a lei lascerà la scena anche il volto che i tedeschi hanno più spesso associato al governo, quello del suo portavoce Steffen Seibert.
L’ex giornalista nato nel 1960 a Monaco lavora al suo fianco dal 2010: dopo un inizio in salita, in cui si era guadagnato il perfido soprannome di «bassotto di Merkel», la stima della stampa della capitale nei suoi confronti è cresciuta. Seibert nel suo campo è considerato un fuoriclasse: poliglotta, brillante e capace di apprendere con una velocità sorprendente, è considerato la perfetta controparte della cancelliera.
Dopo aver studiato storia e diritto pubblico, si è proposto allo Zdf, la seconda rete pubblica tedesca, e ha fatto carriera in fretta: un periodo a Washington come corrispondente, la conduzione di diverse trasmissioni del daytime e poi l’incarico di anchorman del heutejournal, la principale edizione del telegiornale della rete.
La faccia pulita e l’abilità della conduzione a braccio l’hanno reso un volto ben riconoscibile per il pubblico tedesco. La sua diretta di sei ore durante l’11 settembre gli è valsa uno dei premi giornalistici più noti e ha segnato il passaggio da giovane promessa a reporter esperto.
Su youtube si può recuperare una sua ospitata in uno storico late night show tedesco: era il 2000 e guardando al quarantenne sicuro di sé al limite della spavalderia è difficile riconoscere l’uomo che tre volte la settimana affronta la stampa parlamentare.
In Germania è uso che sia l’associazione della stampa parlamentare a organizzare conferenze stampa a cui i portavoce di tutto il governo partecipano in qualità di ospiti da interpellare: Seibert ne ha affrontate 1.065. Anche delle camicie colorate e appariscenti che indossava durante i primi anni di carriera, tanto che la rete a un certo punto gli chiese di contenersi sul vestiario, è rimasto ben poco.
L’arrivo a Berlino
La proposta di prendere in mano la comunicazione della cancelliera è arrivata nel 2010, dopo che il precedente portavoce di Merkel aveva lasciato la cancelleria dopo la sua nomina a direttore di rete dell’emittente pubblica bavarese. L’ombra di Ulrich Wilhelm (detto il Ronald Reagan bavarese) si è allungata su Seibert per parecchio tempo.
Il fatto che fosse cresciuto professionalmente lontano da Berlino lo rendeva un estraneo al circo mediatico della capitale, che preferiva il suo esperto predecessore. In più, Seibert arrivava in un momento in cui il governo della Cdu e dei liberali della Fdp era parecchio in crisi: proprio per questo Merkel aveva voluto un volto nuovo.
La segnalazione di questo outsider era arrivata da un ex compagno di scuola poi diventato collega: Giovanni Di Lorenzo, direttore del settimanale Zeit, che non esita a paragonarlo a Gastone, il cugino di Paperino fortunato e brillante «a cui riesce tutto al primo colpo».
Il rapporto con la cancelliera è caratterizzato da intesa e fiducia totale: Merkel ha trovato in lui un consigliere che ragiona in maniera razionale come lei, è impermeabile alle emozioni ed è capace di non farsi estorcere neanche una parola quando non vuole parlare, spesso anche ricorrendo a formule standardizzate e fumose.
Non è un caso che il regalo d’addio dell’associazione della stampa parlamentare sia stato un affilacoltelli: Seibert è appassionato di cucina e i giornalisti lo hanno omaggiato spiegando che «avrebbero desiderato alcune risposte più taglienti». Ma il più longevo dei portavoce tedeschi ha saputo imporsi.
Uno degli episodi che illustrano al meglio il modo in cui Seibert si è conquistato il rispetto (e un certo fastidio) della stampa parlamentare è la volta in cui nel 2011 aveva annunciato un viaggio della cancelliera a Washington via Twitter e non attraverso i canali tradizionali.
La stampa tedesca, fino ad allora piuttosto poco avvezza alla comunicazione digitale, era stata colta totalmente alla sprovvista e più di qualche cronista si era lamentato nella conferenza stampa successiva. È stato suo l’impulso decisivo che ha spinto alla digitalizzazione della comunicazione politica di Berlino. Il suo profilo raccoglie materiale “rubato” da dietro le quinte dell’attività di Merkel, che la racconta sempre con lo sguardo, ovviamente positivo, di Seibert.
La fiducia
Oltre a gestire i giornalisti, Seibert è diventato uno dei più s tretti collaboratori di Merkel: sempre al suo fianco durante i vertici internazionali, era in grado di restare un passo indietro rispetto alla sua capa, rimanendo però una figura riconoscibile anche per gli altri leader. Seibert è stato occhi e orecchie di Merkel in quasi tutti i summit, in grado di creare canali informali e alternativi con tecnici e consiglieri degli altri leader, che permettevano di ampliare l’impatto dell’azione diplomatica tedesca.
Uno dei pochi errori che gli vengono attribuiti è la comunicazione ufficiale al vertice del 2012. L’allora presidente italiano Mario Monti aveva incontrato i giornalisti prima della delegazione tedesca, annunciando l’esito delle trattative sul debito italiano come una vittoria italiana.
La stampa tedesca in quell’occasione iniziò a giudicare Seibert un «problema» per la cancelliera, ma nonostante qualche settimana non facile il portavoce è rimasto al suo posto. È riuscito a superare anche il G20 del 2017 di Amburgo, quando era stato accusato di limitare la libertà di stampa per aver cancellato gli accrediti di una trentina di giornalisti: secondo notizie di stampa, alcuni di loro avevano lavorato sulla minoranza curda ed erano figure problematiche per il governo turco.
Del suo futuro nell’ultima conferenza stampa non ha voluto parlare. Neanche della sua attività sui social: il profilo @RegSprecher sarà archiviato sul modello di quelli dei colleghi americani, ma per il resto il destino del portavoce rimane ignoto quanto quello della sua capa.
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