Dopo la rottura con Le Pen e Salvini, l’ala identitaria di AfD è corsa a Budapest: qui dall’estate scorsa Mi Hazánk e altri partiti amici lavorano a un nuovo gruppo. L’esito paradossale? Le estreme destre filorusse si dicono “antisistema” ma così lo rafforzano
La emarginazione dei postnazisti tedeschi di Alternative für Deutschland dal gruppo sovranista Identità e democrazia – del quale fanno parte Matteo Salvini e Marine Le Pen – sta già dispiegando i suoi effetti. La corrente identitaria di AfD – gli estremi degli estremi – è al lavoro per convertire il proprio isolamento in una adunata di neonazisti, postfascisti, filorussi e no vax.
«Stavamo lavorando già da tempo a un nuovo gruppo europeo», ha rivelato László Toroczkai, il leader dell’estrema destra ungherese di Mi Hazánk. «Hanno cacciato AfD? Tanto meglio: ora possiamo crearlo davvero, e affrontare i globalisti senza fare sconti». Questo abbozzo di gruppo – che comprende, tra gli altri, anche i neofascisti polacchi di Konfederacja – è in preparazione almeno dall’agosto del 2023.
Viene ora lanciato sull’onda di una rivalsa verso Le Pen, presentandosi come l’unica forza contraria a Ursula von der Leyen e con la promessa di non scendere a compromessi col sistema. Svolgerà in realtà la funzione diametralmente opposta: faciliterà la strategia di normalizzazione di Le Pen, finirà per legittimare la narrazione di von der Leyen e per favorire l’abbraccio tra Popolari e destre estreme.
L’antefatto. Divorzi e unioni
Per capire come mai Toroczkai dica che l’idea di un gruppo ancor più estremo fosse in lavorazione da tempo, bisogna risalire la storia dall’inizio: già nel 2021, quando Le Pen e Salvini inseguivano la chimera di un gruppone delle destre estreme, AfD non risultava nella lista degli invitati. Neppure l’autocrate Viktor Orbán – che aveva appena rotto col Ppe – voleva condividere il gruppo con i postnazisti invisi alla Confindustria tedesca.
La leader del Rassemblement National, seguita a ruota dalla Lega, si è liberata dell’alleato scomodo prima del voto di domenica – che dovrebbe consacrare il suo partito come il primo di Francia – per poter ampliare il proprio margine di manovra: apparire meno impresentabile la aiuterà ad accreditarsi per l’Eliseo, a cooperare con Meloni e a influire di più nel processo decisionale in Ue. Già qualche mese fa, con le rivelazioni di Correctiv sul “complotto anti immigrati” di AfD, il Rassemblement aveva cominciato a distanziarsi. L’evento scatenante della rottura è stato una dichiarazione del capolista Maximilian Krah («le SS non sono automaticamente criminali»), travolto pure da scandali per vicende di spionaggio cinese e corruzione russa.
Gli eurodeputati di AfD hanno provato invano a sacrificare Krah per restare in Id: il 23 maggio la delegazione è stata espulsa dal gruppo. Nel primo pomeriggio la decisione è stata ufficializzata, e già all’ora di cena Toroczkai da Budapest ha sciorinato la lista dei leader che, come lui, erano pronti a entrare in un gruppo alternativo. Venerdì 31 maggio ha poi incontrato esponenti di AfD per far progredire il piano.
L’esordio. Carta di Budapest
Il nocciolo del potenziale gruppo si era riunito proprio a Budapest già a fine agosto del 2023, e aveva sottoscritto una “Dichiarazione per una libera Europa delle nazioni” che era in realtà un annuncio sotto traccia di una nuova formazione.
A fare gli onori di casa era stato proprio Toroczkai. Il suo partito Mi Hazánk era apparso come la novità delle elezioni ungheresi del 2022: questa estrema destra no vax non aveva aderito alla grande coalizione anti Orbán; dirottando su di sé parte del dissenso, era pure riuscita a entrare in parlamento.
Toroczkai però è tutt’altro che un uomo nuovo: in politica da trent’anni, nel 2006 si era messo in testa di guidare l’assedio alla televisione pubblica, e faceva parte di Jobbik finché questo partito, nato come estrema destra, ha avviato un processo di normalizzazione. A quel punto – era il 2018 – lo ha lasciato e ha fondato il “movimento patria nostra”, Mi Hazánk Mozgalom.
Se non bastassero le foto dei membri del movimento con braccia alzate a mo’ di saluto nazista, o l’ideologia xenofoba, allora si può fare a Toroczkai la stessa domanda che ha inchiodato Krah, come ha fatto Telex questo mercoledì: pure per lui «non tutte le SS hanno commesso crimini».
L’avventura. Alleati estremi
A firmare la dichiarazione di Budapest l’estate scorsa c’erano figure e partiti tuttora presenti nella lista dei papabili – come l’olandese Thierry Baudet, il no euro no vax sì Putin, o il partito bulgaro Vazrazhdane – anche se adesso il parterre si rimpingua, nella speranza di arrivare dopo domenica ad almeno 23 eurodeputati in almeno un quarto di stati membri: è la soglia necessaria per dar vita a un gruppo.
Vazrazhdane è tra i più promettenti nei sondaggi, ed è pure tra i più spiccatamente filorussi, con il leader Kostadin Kostadinov allontanato da Id dopo essere andato a trovare Putin. Con i Democratici svedesi e con Geert Wilders diventati forze di governo, Alternativ för Sverige e l’FvD di Baudet contano di capitalizzare consenso agli estremi. Dentro l’AfD, è l’ala identitaria a spingere per estremizzarsi, in Ue.
Ci sono pure gli estremisti slovacchi di Hnutie Republika, e i neofascisti turboliberisti di Konfederacja, la formazione polacca amica di Forza Nuova. Von der Leyen, che porta avanti la strategia del Ppe di graduale assimilazione delle estreme destre come quella meloniana, ha indicato Konfederacja tra gli indigeribili, e ha affermato che Meloni supererebbe invece i criteri di europeismo, antiputinismo e tenuta democratica.
Un gruppo ancor più estremo di Id aiuterebbe von der Leyen a mantenere una parvenza di cordone sanitario, e Id stessa a integrarsi di più. Così i sedicenti antisistema finiranno per rafforzarlo.
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