I governi dicono sì a quattro misure «straordinarie e temporanee»: il tetto ai ricavi per produttori di energia da rinnovabili, nucleare e lignite,un contributo di solidarietà per le aziende di combustibili fossili, possibilità di fissare un prezzo massimo di fornitura alle pmi. infine la riduzione dei consumi di elettricità pari al 5 per cento fino alle fine dell’inverno.
- I ministro dell’energia Ue hanno trovato l’accordo su alcune delle misure proposte dalla Commissione europea «straordinarie e temporanee»:
- Sì al tetto ai ricavi per produttori di energia da rinnovabili, nucleare e lignite fino a giugno 2023, un contributo di solidarietà per le aziende di combustibili fossili calcolato sugli utili, la possibilità di fissare i prezzi per le pmi e infine la riduzione dei consumi di elettricità.
- L’obbligo di ridurre i consumi prevede un calo del 5 per cento fino alla fine dell’inverno, a fine marzo 2023. Ogni stato individuerà le fasce orarie di picco, pari al 10 per cento delle ore totali, in cui verrà applicato.
L’accordo in Europa c’è, la presidenza ceca del Consiglio Ue ha annunciato che i ministri dell’Energia europei hanno approvato le misure presentate dalla Commissione europea che in generale saranno applicate dal primo dicembre di quest’anno alla fine del 2023. Sì quindi alla riduzione obbligatoria della domanda di elettricità, all'imposizione di tetto ai ricavi di mercato dei produttori di elettricità “inframarginali", alla possibilità di fissare prezzi controllati per le piccole e medie imprese, all'introduzione di un contributo di solidarietà per i produttori di combustibili fossili.
La riduzione dei consumi
La riduzione di consumo di energia elettrica deve essere almeno del 5 per cento negli orari di picco e di consumo e prezzo. Saranno gli stati a individuare le fasce orarie, pari al 10 per cento delle ore totali.
Fino alla fine dell’inverno e cioè fino al 31 marzo 2023, i paesi Ue dovrebbero ridurre la domanda complessiva di energia elettrica di almeno il 10 per cento.
Il tetto ai ricavi a 180 euro/MWh
I tetto ai ricavi dei produttori di energia elettrica “inframarginali”, cioè i produttori che utilizzano tecnologie che hanno costi di produzione minori, come le rinnovabili, nucleare e lignite, sarà temporaneo e durerà fino al 30 giugno 2023.
«Il livello del tetto è disegnato per preservare la profittabilità degli operatori e evitare di disincentivare gli investimenti nelle energie rinnovabili», spiega il comunicato del Consiglio Energia, ma aggiunge anche gli stati possono fissare «un tetto di ricavi maggiore e di differenziarlo tra tecnologie, e di applicare limiti ai ricavi anche ad altri attori, trader inclusi».
Se uno stato membro importa al 100 per cento energia da altri stati membri, allora dovrà concludere un accordo entro il primo dicembre per distribuire i ricavi eccedenti con il paese esportatore.
La tassa sugli extra profitti
«Il contributo di solidarietà», si legge nel comunicato diffuso al termine del vertice, «dovrebbe essere calcolato sui profitti tassabili, come determinati dalle norme fiscali nazionali, nell’anno fiscale iniziato nel 2022 e/o nel 2023, che superano il 20 per cento di aumento sulla media annua dei profitti tassabili a partire dal 2018». Quindi una versione molto diversa dalla norma scritta dal governo italiano, che al momento è al vaglio del Tar. Il contributo di solidarietà si applicherà in aggiunta alle normali tasse e ai prelievi applicati dai singoli stati.
Controllo dei prezzi
Gli stati possono anche temporaneamente fissare un prezzo massimo alla fornitura di elettricità alle piccole e medie imprese e in generale fissare un prezzo per le forniture di energia che sia anche minore del costo.
«Il tetto al prezzo del gas non è sul tavolo»
Ancora non è stato affrontato ufficialmente, invece, il nodo politicamente più complesso ma anche la misura più necessaria, cioè il tetto al prezzo del gas. Il ministro dell'Industria della Repubblica Ceca, che detiene la presidenza di turno dell'Unione, Jozef Sikela, arrivando al consiglio, aveva già spiegato che «il price cap al gas non è sul tavolo oggi».
«Mi aspetto che andremo avanti passo dopo passo, implementando le misure strada facendo. Potrebbe essere il prossimo punto in agenda», ha detto. In realtà oggi gli stati hanno discusso la proposta non ufficiale, appunto, un “non paper” elaborato dalla Commissione.
La ministra francese, Agnes Pannier-Runacher l’ha definita «un passo avanti utile» ma, ha aggiunto, «dobbiamo fare di più e concludere più rapidamente. Secondo Pannier-Runacher «è in corso un'intensa attività diplomatica, ne ho parlato con i miei omologhi belga, tedesco, spagnolo, italiano, polacco, rumeno, e ceco, siamo tutti consapevoli di avere una responsabilità, quella di difendere le nostre imprese e la nostra industria, e di creare solidarietà europea intorno a queste questioni energetiche».
Il ministro italiano Roberto Cingolani ha spiegato che lo strumento su cui si lavora a livello europeo per la crisi del gas è un «tetto con forchetta»: «Bisogna realizzare e trovare un range tra un minimo e un massimo in cui ci possa sempre essere una variazione».
«Ci sarà presto una proposta» dai principali Paesi energivori, per fornire alla Commissione» dei punti principali «per consentirle di costruire una proposta legislativa accurata» prima della riunione dei capi di stato europei del 6-7 ottobre», cioè l’ultima riunione di Mario Draghi da premier. L’Italia può contare sull’asse con la Francia al momento: lunedì Emmanuel Macron incontrerà Olaf Scholz.
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