Dopo aver gettato la Francia nello stallo e nella crisi politica da mesi ormai, Emmanuel Macron ha deciso che la sinistra non sarebbe andata al governo e al contempo ha provato a spaccare il Fronte popolare ammiccando ai socialisti. Cosa c’entra lo scrittore Aurélien Bellanger in tutto questo? Lo scrittore ha utilizzato la tecnica del romanzo per vivisezionare gli anni di Macron, e di ironico non c’è solo il tono del racconto, ma pure il fatto che il volume sia piombato nelle librerie francesi, «suscitando reazioni clamorose», proprio nei giorni di agosto in cui il presidente quel partito socialista sta tentando di accopparlo di nuovo.

Bellanger non aveva previsto lo scandirsi degli eventi: non immaginava che Les dernier jours du parti socialiste (“Gli ultimi giorni del partito socialista”, éditions du Seuil ) sarebbe arrivato sugli scaffali e avrebbe fatto discutere sui quotidiani «proprio in questa fase in cui la vita politica francese non è mai stata così incerta e così interessante». Ma qualcosa aveva previsto: «La deriva bonapartista di Macron». E anche se il suo romanzo è da ogni punto di vista politico – perché parla di politica, vi si ispira, la analizza e la critica – l’autore non si è mai sentito un intellettuale impegnato, engagé. Più che un intellettuale si sente un autore di satira, perché «a volte per comprendere la classe politica è necessario mostrarla in tutto il suo ridicolo».

In che modo un libro su come Macron è arrivato all’Eliseo ci restituisce anche la natura attuale della sua presidenza?

Non sono un profeta ma già prima della stesura del libro avevo previsto che il macronismo potesse avere una torsione autoritaria, perché il cosiddetto “governo del centro” nascondeva aspetti autoritari, non del tutto fascisti, certo, ma neppure del tutto estranei a esso. Avevo insomma colto la tentazione bonapartista di Macron, che ho visto confermata in questi giorni nel rifiuto del presidente di nominare un premier, tanto più di sinistra, e nella sua forzatura della cornice istituzionale.

Quanto è grave a suo giudizio questa forzatura?

Nessuno – non Chirac, non Sarkozy, non Hollande e probabilmente neppure de Gaulle – era arrivato a sentirsi al di sopra delle istituzioni fino a questo punto. Macron se ne frega della costituzione e arriva a sostituirsi al venturo premier nel tentativo di trovare una maggioranza. Dovrebbe fare da guardiano delle istituzioni, invece assume una postura che genera caos. Col tempo si dirà che questo è un colpo di stato? Vedremo; il dibattito sul 1958 di de Gaulle è tuttora aperto dopo più di mezzo secolo. Nella storia francese esistono colpi di stato invisibili e forse quello attuale lo è. Quel che è certo è che Macron sta uccidendo la quinta repubblica che diceva di voler difendere. Il rifiuto di far governare la sinistra è in linea col tradimento della democrazia già visto con la riforma delle pensioni; Macron è ormai il fantasma di un sistema neoliberista che non accetta la propria fine.

C’è Macron, nascosto dietro uno dei personaggi del romanzo?

Il libro parla proprio degli anni di Macron, della sua apparizione sulla scena politica. Il personaggio che si ispira a lui è “le Chanoine” (il Canonico), dato che tra le attribuzioni repubblicane che il presidente ha ereditato c’è il titolo di “chanoine de Latran” (protocanonico d'onore del Capitolo lateranense).

Dopo aver portato al collasso il partito socialista nel 2017, Macron prova a spaccare il Fronte popolare. Vuole ammazzare di nuovo (politicamente) il partito?

Penso che l’obiettivo iniziale di Macron, ai tempi in cui ha sciolto il parlamento, fosse quello di avviare una coabitazione con Jordan Bardella primo ministro. Detto questo, la sinistra sta dimostrando di non essere più disposta a farsi martirizzare come aveva fatto invece in passato, e come racconto nel libro quando mostro che le sue debolezze ideologiche l’hanno fatta finire vittima dei suoi avversari. Stavolta – passando dalla fiction degli anni passati alla realtà di oggi – i socialisti stanno mostrando una robustezza, mentre il piano macroniano appare in tutta la sua mediocrità.

Ma Hollande e Glucksmann continuano a prendere le distanze da Mélenchon. Esiste una fronda interna al partito socialista che spinge per dialogare con Macron. Lei è davvero pronto a scommettere che la linea del segretario Faure – «non faremo da stampelle a Macron» – terrà?

Mi sarei aspettato che personaggi come Carole Delga tradissero, invece non è successo. Si pensava che il partito socialista – stretto tra Macron e Mélenchon – fosse praticamente morto e invece ha retto. La vera mossa machiavellica adesso sarebbe accettare il nome di un premier di destra per poi tradire subito dopo: sarebbe sublime, anche se non so se i socialisti avranno il coraggio di farlo.

Vuol dire che lei ha scritto “Gli ultimi giorni del partito socialista” e il libro esce quando il partito si mostra risorto?

Macron si trova con un partito socialista che credeva debole e che invece regge. Noi assistiamo a un partito che pareva moribondo e che invece si trova ora al centro del gioco.

Faure aveva scommesso sull’unione di sinistra già nel 2022, quando la France Insoumise era egemonica nell’unione, e ora i rapporti di forze si stanno riequilibrando: il segretario ha fatto un buon investimento?

Olivier Faure non è quella che definirei una figura estremamente carismatica, ed è stato nominato segretario in una fase in cui tanti speravano il partito si eclissasse del tutto. Invece è riuscito a risollevarlo. Per me il parti socialiste deve restare nella misura in cui alla sinistra serve un’ala moderata, servono funzionari, servono pensionati, serve insomma la classe media, che è a sua volta a rischio di scomparsa, come sta per scomparire la Fnac (il tempio di dischi e libri) e tutto un mondo che comprende le élite culturali, i professori.... Il partito socialista è le grand truc – l’indispensabile marchingegno – della classe media.

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