Il presidente della Repubblica ha ricevuto i leader di Spö e Övp dopo che in mattinata la numero uno dei Neos aveva spiegato che durante le trattative si facevano passi indietro, non avanti. Nei sondaggi l’estrema destra decolla, rischio elezioni anticipate
In Austria sono fallite le trattative, in corso dallo scorso novembre, tra socialdemocratici, popolari e liberali per formare un governo. Dalle elezioni era uscito primo partito l’estrema destra di Fpö guidata da Herbert Kickl, forte del 28 per cento dei consensi. Nessun’altra formazione si è però dichiarata disponibile a una coalizione con il partito di Kickl e si è cercata una soluzione.
La leader del partito liberale ha spiegato in una conferenza stampa che durante le trattative le sembrava di fare «passi indietro e non avanti». I popolari hanno dato la colpa del fallimento delle trattative ad «alcune parti della Spö», mentre per i socialdemocratici la responsabilità sarebbe tutta sulle spalle dei liberali. Beate Meinl-Reisinger ha spiegato che il suo partito si è sforzato fino alla scorsa notte di proporre soluzioni alternative per alcuni nodi che i partner avevano trovato soprattutto su temi economici e fiscali, ma che alla fine i suoi interlocutori erano più interessati al prossimo appuntamento elettorale che a trovare una soluzione.
Le opzioni
Il presidente della Repubblica Alexander van der Bellen ha dunque convocato i due leader di Spö e Övp, il cancelliere uscente Karl Nehammer e Andreas Babler, per un aggiornamento sulla situazione, ma non è ancora chiaro quali possano essere le alternative percorribili. Restano pochi scenari: o si tenta una grande coalizione, che però avrebbe una maggioranza di un solo seggio in parlamento, o si tentano nuove trattative con i Verdi, ma i popolari non sarebbero entusiasti, viste le difficoltà incontrate durante l’ultima convivenza. Terzo scenario, i popolari cedono e aprono una trattativa con l’estrema destra, un’ipotesi difficile finché resta in sella Nehammer. Se dovesse essere rimpiazzato alla guida del suo partito, tutto è possibile. Ultima possibilità: le elezioni anticipate. Senz’altro, uno scenario in cui la Fpö dormirebbe sonni tranquilli: nei mesi che hanno seguito le ultime elezioni, la sua performance nei sondaggi è migliorata ulteriormente, e nelle rilevazioni il partito di Kickl è oggi stimato a quota 35,5 per cento dei consensi.
Per altro, Vienna a questo punto veleggia verso una procedura d’infrazione, considerato che avrebbe dovuto inviare a Bruxelles entro gennaio un piano di riduzione del deficit sotto il 3 per cento.
Nel frattempo ha colto la palla al balzo Kickl, che da grande escluso di fronte al fallimento delle trattative chiede che Nehammer dia le dimissioni. L’addio alla coalizione dei liberali sarebbe stata «la goccia che ha fatto traboccare il vaso», la prova che il paese non ha più fiducia in Nehammer. «Una circostanza che continua a non accettare da tre mesi a questa parte».
Kickl gli rimprovera anche di aver ignorato le raccomandazioni della Fpö di tenersi lontano dal «semaforo dei perdenti» perché gli interessa soltanto del suo incarico. L’ex capo del partito, Heinz-Christian Strache, ha consigliato a Kickl di proporre ai popolari un nome d’area ai popolari (quindi non quello del leader del partito), visto che in realtà i due partiti governano insieme già in cinque Land austriaci.
© Riproduzione riservata