Weidel sceglie senza remore la città della tragedia per inaugurare la campagna di AfD. Al centro: i migranti. Ma i militanti fingono di ignorare le idee politiche estremiste dell’attentatore
«Alice für Deutschland», «Alice per la Germania». La folla che si è radunata a Magdeburgo sotto il palco di AfD si infiamma per la leader e candidata cancelliera Alice Weidel, che arringa la folla ancora furiosa e in lutto per l’attentato di venerdì sera al mercatino di Natale della città della Sassonia-Anhalt. I sostenitori dell’estrema destra sono tornati in piazza come hanno già fatto sabato sera per protestare contro i migranti, stavolta ispirati da un’arringa d’eccezione.
Weidel – ancora un po’ professorale nella sua retorica, più rigida di una focosa Marine Le Pen o di una Giorgia Meloni – difende la linea del suo partito. Dà voce alla realtà alternativa ai fatti che ha sposato il suo partito, feroce ma con la voce che ancora si spezza sull’onda dell’urlo: la leader ostracizzata dal cordone sanitario dell’arco parlamentare tedesco continua a battere sulla linea contro l’immigrazione. Il cavallo di battaglia tradizionale di AfD dal 2015 a oggi è tornato di grande attualità nel partito immediatamente dopo che si è diffusa la notizia della nazionalità saudita dell’attentatore di Magdeburgo.
Anche successivamente, quando è emerso che Taleb al Abdulmohsen in realtà è un musulmano pentito, fortemente critico dell’Islam, dell’accoglienza accordata ai migranti dal governo Merkel in poi e vicino alle posizioni di AfD, la linea dell’estrema destra non è cambiata.
Ignorare la verità
E la sua leader non fa una piega nel condannare «l’islamista» che ha agito «alimentato dal suo odio nei confronti dei tedeschi, dei cristiani». Per poi giocarsi la sua identità di «madre di due figli dell’età del bambino ucciso», quasi un’eco di «sono Giorgia, sono una madre, sono cristiana». Il suo attacco è duplice, si rivolge a chi «respinge la nostra cultura e odia la nostra patria» ma anche al governo berlinese, che «ha commesso errori» e ha dato risposte «scandalose» alle persone in lutto per la perdita dei loro cari e scosse dall’attentato. «Siamo pronti a porre le domande necessarie per rielaborare questo attentato e pretendere le risposte necessarie dal governo» urla la presidente.
Una volta emerse le sue simpatie politiche, AfD si è infatti soltanto affrettata soltanto a certificare che al Abdulmohsen non avesse la tessera del partito. Il gesto, continuano a insistere gli estremisti, è comunque figlio dei valori del saudita, incompatibili con la cultura tedesca e «sprezzanti dei nostri principi» come ha detto Weidel dal palco. Il partito coglie l’occasione per puntare il dito contro le autorità berlinesi che hanno sottovaluto le segnalazioni interne e dei servizi segreti sauditi sull’uomo, che si radicalizzava sempre di più nella sua polemica con il governo tedesco.
È un ragionamento che rimbalza anche sui social, soprattutto su X, dove anche volti di primo piano della destra mondiale hanno spalleggiato AfD. Molti utenti d’area hanno infatti rilanciato fake news nelle prime ore successive all’attentato e anche a proposito della ricostruzione del profilo dell’attentatore. La pista del musulmano “pentito” è ritenuta poco credibile da molti attivisti che sospettano una montatura del «mainstream» sul gesto che è costato la vita a cinque persone e 200 feriti. Quindici di loro sono ancora in ospedale e rischiano la vita.
Di fatto, l’intervento di Weidel è stato la cinica inaugurazione della campagna elettorale di AfD, che in campagna elettorale non esiterà a battere violentemente sul tasto delle espulsioni selvagge – «Abschieben», «respingere» – è stato uno dei cori intonati a più riprese dal pubblico di Weidel.
La Cdu, per il momento, tiene toni più moderati, ma accusa comunque l’esecutivo. Il governo, al momento, ha le armi spuntate: le sottovalutazioni ci sono state e saranno analizzate nelle ultime settimane di legislatura dal Bundestag. Olaf Scholz, quando si è presentato a Magdeburgo per onorare la memoria di chi è morto nell’attentato, è stato contestato. Gli restano poche strade: una è quella che vuole imboccare la ministra socialdemocratica dell’Interno Nancy Faeser, che punta sulla sponda dei cristianodemocratici per portare a casa una legge che renda più facile l’impiego del riconoscimento facciale biometrico per le forze dell’ordine. Quando è stata presentata la prima volta, l’iniziativa del governo era fallita proprio per la mancanza di sostegno della Cdu, che avrebbe voluto una misura ancora più stringente.
Ma i partiti tradizionali sono in crescente difficoltà di fronte all’atteggiamento aggressivo di AfD, che non ha remore a cavalcare appieno una verità alternativa. Mentre Weidel urla dal palco, poco più in là, al mercato vecchio, si è riunita una contromanifestazione. «Non dare nessuna possibilità all’odio» è lo slogan sotto cui si sono raccolti i cittadini che hanno scelto una commemorazione silenziosa per rendere omaggio alle vittime. Quasi uno specchio del patto di fair play concluso dai partiti tradizionali, che si sono impegnati a non scadere in insulti personali o utilizzare intelligenza artificiale e fake news in campagna elettorale. AfD è stata esclusa dall’accordo: per capirne la ragione, basta vedere come ha capitalizzato sull’attentato.
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