Che cosa è lo state of the Union?

Il discorso sullo stato dell’Unione è lo speech annuale della presidente della Commissione europea, che davanti agli europarlamentari riuniti nell’emiciclo di Strasburgo fa il bilancio del suo governo nell’anno passato e detta l’agenda per quello a venire. Se vuoi sapere se di solito alle parole corrispondono anche i fatti, la risposta è: a metà. O almeno, così è andata con il #SOTEU (questo è l’hashtag dello “state of the Union”) dal 2020 a oggi. Puoi leggere la nostra analisi sulle promesse tradite e mancate qui. 

Che strategia comunicativa ha scelto von der Leyen?

La presidente della Commissione europea ha usato uno stile retorico all’insegna dell’empatia: 

La pandemia non è ancora del tutto superata e c’è ancora molta sofferenza nella nostra società. Ci sono dolori che non potranno mai essere guariti, vite il cui corso è interrotto, tempo perduto che non potremo restituire ai nostri giovani.

Nel discorso di un anno fa, von der Leyen parlò di un’Europa «infragilita»; la fragilità era il perno del suo discorso. Ora afferma che «siamo messi alla prova ma il nostro spirito, la nostra anima, esprime tutta la sua forza luminosa». Fa riferimento costante ai giovani e a una «Unione con un’anima». Nel dire questo, a fine discorso si rivolge alla atleta italiana Bebe Vio, presente nell’emiciclo.

Molti di voi la conosceranno: è un’atleta che ha vinto la medaglia d’oro per l’Italia e questa estate ha conquistato il mio cuore. Quello che forse non sapete è che era in pericolo di vita. Ha lottato, si è ripresa. La sua storia è l’emblema di una rinascita contro ogni aspettativa.

La mossa di rivolgersi a una atleta durante il discorso istituzionale più importante dell’anno non è usuale.

Il discorso di von der Leyen è di continuità o di rottura?

Anche se la presidente dal punto di vista retorico fa riferimento costante all’«anima» dell’Europa, chiama spesso in causa le nuove generazioni, fino a coinvolgere Bebe Vio nel discorso, nella sostanza il suo è un discorso improntato sulla continuità e sulla conservazione della direzione politica già intrapresa. Lo si vede in più ambiti: sul fronte climatico, i giovani di Fridays for Future hanno lamentato gli obiettivi inadeguati scelti da Bruxelles e von der Leyen su questo non fa ammenda; dal lato sociale, il mondo del lavoro ha uno spazio esiziale nel discorso, il che suscita la delusione dei sindacati europei. Discorso molto cauto anche sullo stato di diritto.

 Quanto alle diseguaglianze vaccinali globali, la presidente - a dispetto delle parole spese per riconoscere il problema – continua a dire di voler risolverlo con il sistema delle donazioni, già rivelatosi inadeguato e fallimentare. Vediamo punto per punto gli annunci fatti.

Vaccini e pandemia

Uno dei momenti più difficili della carriera politica di von der Leyen, anche in patria cioè in Germania, è stato quest’inverno, quando i vaccini non arrivavano e la campagna vaccinale era estremamente in ritardo. Adesso la presidente esibisce a prova del suo successo che «più del 70 per cento degli adulti ha ricevuto una vaccinazione completa». 

Oggi, nonostante tutte le voci critiche, l’Europa è all’avanguardia a livello mondiale. Siamo l’unica regione al mondo ad aver raggiunto risultati simili.

Il problema è proprio questo: come ha più volte fatto notare l’Organizzazione mondiale della sanità, se i vaccini non arrivano a livello globale le varianti continueranno a diffondersi e se non ci si salva tutti nessuno è salvo. Mentre i paesi ricchi programmano la terza o persino la quarta dose, c’è chi al mondo non ha ricevuto neppure la prima. Per saperne di più leggi qui.

Cosa ha detto la presidente?

La nostra prima e più urgente priorità consiste nell’accelerare la vaccinazione a livello mondiale. Se si considera che nel mondo meno dell’1 per cento delle dosi è stato somministrato nei paesi a basso reddito, si coglie la portata dell’ingiustizia e il livello di urgenza.

Il problema è ben inquadrato. Ma qual è la proposta politica di von der Leyen per risolvere le diseguaglianze?

Nient’altro che la strada avviata finora, e rivelatasi fallimentare: niente deroghe sui brevetti, ma donazioni.

Ci siamo già impegnati a condividere 250 milioni di dosi e oggi posso annunciare una nuova donazione di altre 200 milioni di dosi entro la metà del prossimo anno.

Se Bruxelles non bloccasse nelle sedi multilaterali (la World trade organization) la sospensione dei brevetti (“Trips waiver”), potrebbero essere prodotti otto miliardi di dosi in un anno (la proiezione è frutto di uno studio di Public Citizen e Imperial College). Il sistema delle donazioni finora invece non è bastato.

La governance sanitaria

Nel discorso di un anno fa, von der Leyen lanciò la Unione della salute. Tra gli annunci odierni c’è quello che riguarda la gestione futura della pandemia:

Oggi teniamo fede al nostro impegno: con la nostra proposta rendiamo operativa l’autorità Hera. 

La presidente lancia quindi una governance pubblico-privato, che metta insieme «con un apporto significativo di finanziamenti» le «capacità di innovazione del settore privato» e le «autorità nazionali». Come è stato fatto notare da alcuni europarlamentari, Hera per come la intende von der Leyen prevede coinvolgimento del settore privato ma non degli eletti dell’Europarlamento.

Il clima

Quando Ursula von der Leyen nel 2019 ha assunto la presidenza, la sua agenda aveva una priorità: il Green deal, il clima. Successivamente la Commissione è stata criticata dagli ambientalisti, da Greenpeace a Greta Thunberg e i Fridays for Future, per gli obiettivi inadeguati e il proposito di riduzione delle emissioni del 55 per cento entro il 2030 invece che almeno del 60. Oggi la presidente per rilanciare il tema del clima si è concentrata soprattutto sulla dimensione internazionale: «Proporremo un finanziamento supplementare di quattro miliardi di euro fino al 2027 per il clima, ma ci aspettiamo che anche gli Usa e i nostri partner intensifichino gli sforzi».

L’Erasmus degli inoccupati

La presidente ha fatto continui riferimenti ai giovani, a suo dire vera anima dell’Ue e di Next Generation EU. Cosa ha proposto in concreto? Un progetto annunciato allo “state of the Union” è Alma.

Dobbiamo stare attenti a far sì che non vi siano nuovi intoppi, perché l'Europa ha

bisogno di tutti i suoi giovani. Dobbiamo incoraggiare coloro che non ce la fanno, coloro che non hanno lavoro, coloro che non seguono corsi di studio o di formazione.

A loro offriremo un nuovo programma: ALMA.

ALMA darà a questi giovani la possibilità di avere un'esperienza professionale temporanea in un altro stato membro. Perché anche loro meritano di vivere un'esperienza come Erasmus, per acquisire competenze, creare legami e forgiare la loro identità europea.

Questione di chip

La transizione digitale assieme a quella climatica è da sempre un perno dei discorsi di von der Leyen. In questo stato dell’Unione, a occupare una fetta ampia è stata la questione chip.

Permettetemi di citare, in particolare, i semiconduttori, quei minuscoli chip che fanno

funzionare tutto: smartphone, scooter e monopattini elettrici, treni o intere fabbriche

intelligenti. Non esiste digitale senza chip. Mentre parliamo, intere linee di produzione stanno già lavorando a velocità ridotta, nonostante la domanda crescente, proprio per la carenza di semiconduttori.

Ma mentre la domanda mondiale è esplosa, la quota europea dell'intera catena del valore,

dalla progettazione alla capacità di produzione, si è assottigliata. Ora dipendiamo dai chip

di ultima generazione fabbricati in Asia. In questo caso non si tratta solo di competitività. Si tratta anche di sovranità tecnologica.

Perciò, diamo a questo problema tutta l'attenzione che merita.

È nostra intenzione presentare una nuova legge europea sui semiconduttori.

Dobbiamo mettere insieme le nostre capacità di ricerca, progettazione e sperimentazione di livello mondiale. Dobbiamo coordinare gli investimenti dell'UE e nazionali lungo la catena del valore.

La difesa comune

Un’ampia fetta del discorso è dedicata alla difesa comune. 

Ciò di cui abbiamo bisogno è l'Unione europea della difesa. Nelle ultime settimane si sono svolte numerose discussioni sulle forze di spedizione, sulle tipologie e sulla quantità di cui abbiamo bisogno: gruppi tattici o forze di intervento dell'Ue. Tutto questo è senza dubbio parte del dibattito e credo che farà anche parte della soluzione. La questione fondamentale, però, è il motivo per cui in passato ciò non ha funzionato: la mancanza di volontà politica.

A quel punto la presidente prefigura un «sistema decisionale collettivo», una condivisione «di intelligence e competenze», fino a prefigurare una sorta di “situation room” in salsa europea. La parte del discorso che più evoca una unione politica, un approccio federalista, più federalista, è di fatto quella dedicata a armi, droni, truppe, difesa comune.

Il tema migratorio

Il punto di partenza del discorso è una divisione interna fra i governi.

Stando a von der Leyen:

Siamo di fronte a un attacco ibrido per destabilizzare l’Europa. Finché non troviamo un terreno comune su come gestire la migrazione, i nostri avversari continueranno ad approfittarne.

La presidente accusa la Bielorussia di «strumentalizzare le persone» e spingere migranti al confine, intanto si dice «rincuorata» per le risposte date dai paesi europei al confine. 

Von der Leyen riconosce poi che il nuovo patto su migrazione e asilo presentato un anno fa ha conosciuto «progressi lenti e faticosi» e li attribuisce a una carenza di fiducia. Combina l’insistenza sulla «repressione dell’immigrazione irregolare» a riferimenti «ai più vulnerabili e bisognosi»; annuncia che «aumenteremo gli aiuti umanitari per gli afghani di 100 milioni di euro e la misura sarà dentro un pacchetto di sostegno al popolo afghano». Conclude che «un terreno comune in tema migratorio non è lontano da raggiungere».

Tasse ed equità

Uno dei passaggi più applauditi del discorso, tra gli europarlamentari in aula, è stato questo:

Nella nostra economia di mercato è giusto che le imprese realizzino profitti. Ma per realizzare profitti hanno bisogno della qualità delle nostre infrastrutture, della nostra sicurezza sociale e dei nostri sistemi di istruzione. Quindi il minimo che possano fare è pagare il giusto contributo.

E qui, scrosci di applausi. Del resto proprio ieri il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha preso una posizione forte sulla necessità di tassare i più ricchi e supportare la classe media.

Anche grazie al “momentum” che si è creato in tema di tassazione globale con la presidenza Biden, l’Unione europea nell’ambito del G20 ha cooperato per avere una “tassa multinazionale”. Un impegno a cui fa riferimento la presidente.

La sua dichiarazione di principio, forte e applaudita, sulla «tassazione equa», si traduce però nella pratica in un focus sull’evasione fiscale. 

Continueremo a combattere l'evasione e la frode fiscale. Proporremo un progetto di legge per combattere i profitti dissimulati grazie alla copertura di società di comodo. E faremo di tutto per portare a termine lo storico accordo mondiale sul tasso minimo di imposta sulle società. Pagare il giusto importo di imposte non è solo una questione di finanze pubbliche, ma è soprattutto una semplice questione di equità.

Diritti e lavoro

Mentre le derive di Polonia e Ungheria in tema di stato di diritto preoccupano gli europarlamentari, la risposta data da Ursula von der Leyen nel discorso è piuttosto cauta e flebile. «In alcuni stati membri assistiamo a sviluppi che destano preoccupazione» ammette, per poi concludere che «il primo passo è sempre il dialogo». Un passaggio particolarmente debole, come commentano anche i colleghi delle testate indipendenti ungheresi di stanza a Bruxelles.

Anche sul piano sociale e del lavoro, il discorso non scalda la confederazione dei sindacati europei. Von der Leyen fa riferimenti al pilastro sociale dell’Unione e a una «nuova strategia europea per l’assistenza», ma Luca Visentini, segretario generale della confederazione, Etuc, nota che «il discorso di von der Leyen è l’equivalente politico degli applausi che facevamo agli operatori sanitari durante il lockdown. Bello da sentire, ma poi se non corrisponde anche ad azioni, scivola via in fretta». Quali sono i punti deboli? «La presidente riconosce che l’austerity è stata la risposta sbagliata alla crisi finanziaria e dice di volersi impegnare per rivedere le politiche. Ma la dimensione sociale di Next Generation EU è debole, diversamente dall’approccio di Joe Biden in Usa». 

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