Governi che prendono l’iniziativa, commissari che vanno al traino ma si contraddicono. Dopo gli attacchi di Hamas, l’Ue deve sminare la crisi. Ma paga le sue debolezze
Se fino a questo lunedì pomeriggio i più inguaribili ottimisti speravano ancora in una reazione coerente dell’Unione europea agli attacchi di Hamas contro Israele, uno sguaiato scontro fra commissari europei ha spazzato via le illusioni.
Rischia di scontentare tutti, Bruxelles. Succede quando la strategia non è nitida: gli attori si muovono in modo scomposto; e diventa più difficile sciogliere le crisi altrui, quando non sono state districate neppure le proprie.
Una fotografia di questi paradossi? Un commissario Ue orbaniano, Olivér Várhelyi, che via Twitter annuncia lo stop ai fondi per i palestinesi. E poi l’intervento di un altro commissario Ue, Janez Lenarčič, che va nel senso opposto: «Manteniamo gli aiuti umanitari».
Bandiera o complessità
Questo martedì i ministri degli Esteri europei si riuniscono in via emergenziale e gli eurodeputati della commissione Affari esteri discutono della «violenza in Israele e Palestina».
C’è chi si è chiesto come mai l’Ue abbia aspettato tanto, mentre alcuni governi hanno preso iniziative alla spicciolata. Esiste, certo, una base comune europea, e lo si è visto sabato: sia i capi di stato e di governo, che i rappresentanti delle istituzioni Ue, hanno all’unisono stigmatizzato gli attacchi di Hamas, espresso solidarietà agli israeliani e rivendicato «il diritto di Israele di difendersi» sulla base del diritto internazionale.
Ma come si traduce tutto ciò? Schierarsi o interpolare? È qui che emergono le incertezze strategiche. Ursula von der Leyen e Josep Borrell, la presidente della Commissione europea e il suo vice, già incarnano due linee diverse.
Nel weekend la bandiera israeliana è stata issata e proiettata su palazzo Berlaymont. Von der Leyen usa il suo stile: poco coordinamento e modalità frontale. È abituata a esibire posizioni che poi non sempre riesce a mantenere, perché non le condivide né coordina. È successo con le posizioni sulla Cina espresse a marzo alla Casa Bianca, e più di recente col memorandum Ue-Tunisia: lei si è spinta in là, i governi l’hanno riportata al tavolo negoziale.
Il “ministro degli Esteri” Ue, l’alto rappresentante Josep Borrell, invece del posizionamento tout court accompagna la solidarietà a Israele con messaggi volti alla de-escalation: «Chiediamo la cessazione delle violenze: non faranno che compromettere le aspirazioni di pace del popolo palestinese». Borrell sta anche interloquendo coi paesi dell’area «per prevenire la destabilizzazione»: prova a sminare il conflitto e porre l’Ue come attore diplomatico che può facilitare una pace futura.
Reazioni scomposte
Ma mentre Borrell smina, altri innescano. Questo lunedì l’alto rappresentante ha convocato la videoconferenza tra ministri degli Esteri europei prevista per il giorno seguente. Forse tardiva, la convocazione si è resa necessaria tantopiù che i governi iniziavano a prendere iniziative: lunedì mattina il ministro degli Esteri austriaco ha annunciato lo stop a 19 milioni di euro di fondi per la cooperazione allo sviluppo che Vienna finora aveva destinato ai palestinesi. Inoltre il governo tedesco, reduce dalla batosta alle elezioni locali, ha a sua volta annunciato di voler «riesaminare gli stanziamenti».
Così, senza aspettare il Consiglio Ue, Olivér Várhelyi, uomo di Orbán e commissario Ue all’Allargamento, ha preso ad annunciare su Twitter lo stop a «tutti i pagamenti» di fondi per lo sviluppo rivolti ai palestinesi.
Mentre gli osservatori esterni notavano il gesto scomposto, peraltro alla vigilia di un Consiglio Ue apposito, lo sgambetto a Várhelyi – o meglio, il freno – è arrivato da un altro commissario europeo. Janez Lenarčič, che ha delega agli aiuti umanitari e alle crisi, ha dovuto gestire pure la piccola crisi interna. E ha di fatto contrastato il suo collega commissario: «Io condanno l’attacco terroristico di Hamas, ma proteggere i civili e rispettare il diritto internazionale umanitario è imperativo; gli aiuti umanitari dell'Ue ai palestinesi bisognosi continueranno finché necessario». Per poter giocare un ruolo pacificatore su uno scacchiere, la prima dote necessaria è l’autorevolezza.
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