“De Gaulle où es-tu?”, De Gaulle dove sei?, è il titolo di un libro del 1995 del compianto filosofo André Glucksmann, un omaggio «al generale solitario, l'ultimo grande uomo che la Francia conobbe», ne sottolineava il coraggio, l'ambizione, la volontà di battersi per la pace, la libertà, i principi liberali. E non vedeva, tra i suoi contemporanei, personaggi della stessa statura.

De Gaulle dove sei?

De Gaulle où es-tu? È la domanda che oggi si fanno, costernati, molti francesi davanti al tradimento di Éric Ciotti, nizzardo di origini italiane, che ha avuto fino a ieri la guida de Les Républicains, il partito di destra moderata erede del gollismo, che vuole per le elezioni legislative l'abbraccio mortale con Marine Le Pen e il suo fido Jordan Bardella. Lo stesso Eric Ciotti che solo tre anni fa diceva: «Il Front National è storicamente l'avversario, addirittura il nemico della famiglia gollista, per ragioni storiche che affondano le loro radici molto lontano nel tempo». Front National era il nome precedente del Rassemblement national con cui Marine ha cercato di darsi una verniciata presentabile.

Il tempo molto lontano a cui alludeva Ciotti non è poi così lontano, è il passato che non passa della Seconda guerra mondiale, l'eredità ideologica del Novecento, con De Gaulle alla guida delle forze di liberazione dal nazi-fascismo e Jean-Marie, il padre di Marine, poi Marine stessa, i nostalgici del pétainismo, dal nome del generale Pétain, capo del regime collaborazionista con Hitler: quanto di più opposto.

Una storia alle spalle

La linea del Repubblicani, nella loro gloriosa storia, è stata – fino ai tentativi ciottiani di dirottarla – di totale coerenza. Jacques Chirac, ad esempio, aveva bollato l'estremismo di destra come «un veleno» dopo aver battuto proprio Jean-Marie arrivato al turno di ballottaggio per l'ascesa all'Eliseo.

E anche domenica sera era sembrata la stella polare che indirizzava il cammino durante la riunione dei maggiorenti del partito, i quali all'unanimità avevano ribadito l'indisponibilità a qualunque alleanza con gli eredi (solo eredi?) del fascismo. Éric Ciotti, dimostrando di non avere il coraggio del più illustre tra i suoi predecessori, se ne era rimasto in silenzio.

Gli altri avevano colto il suo malumore e lo avevano derubricato a un problema personale: «Sarà preoccupato per il suo seggio in bilico».

È nota la sua ossessione per la poltrona. Invece meditava silente la svolta clamorosa, che avrebbe consumato in solitudine martedì scorso al telegiornale di Tf1.

Il terremoto

Grumi di De Gaulle, salvate le distanze, si sono allora ritrovati in pressoché tutti i notabili del partito che si sono ribellati esplicitamente, una sequela ininterrotta di no a svendere l'anima e l'identità, all'insegna dello slogan per cui è meglio perdere con le proprie idee che vincere con le idee altrui.

Di conseguenza, il sequestro del partito da parte di Ciotti e di pochi accoliti rimesso in discussione, persino attraverso dei colpi di mano protocollari nel tentativo di rimuoverlo. Una vera e lacerante sommossa interna che ha portato alla destituzione di Ciotti e che ha sullo sfondo come sbocco una scissione diventata col tempo sempre più difficile da evitare.Ridotti al 7 per cento dopo aver dominato per lunghi tratti la politica della Quinta Repubblica, Les Républicains sapevano di avere come strada per evitare l'insignificanza un patto coi centristi del presidente Macron.

La sirena di Macron

Da quest'ultimo è spesso evocata, per puntellare la propria maggioranza claudicante. L’ipotesi non appare contro natura soprattutto per il comune sentire su temi delicati e decisivi in materia economica. Se non si è mai concretizzata è per inimicizie personali che poco hanno da spartire con l'ideologia.

Cavalcando la vague corrente, Ciotti ha invece deciso di saltare su una scialuppa di salvataggio per raggiungere la nave del vincitore. La destra moderata aveva sempre perseguito lo scopo di essere prima o poi attrattiva per chi avesse scelto l'estremismo. La via di Ciotti la porterebbe invece a venir cannibalizzata, riducendosi a vassalla degli impulsi xenofobi e razzisti.

L’azzardo di Ciotti è stato smascherato ma il partito resta irrequieto: per una parte della destra moderata l’attrazione resta irresistibile; e questo non è un problema solo francese.

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