Il partito di estrema destra tra i favoriti alle elezioni di domenica. Esclusa dalle altre forze, potrebbe puntare alla “minoranza di blocco”. La leader ha gioco facile ad attaccare la Cdu e gli altri partiti dopo aver lanciato per prima il tema dei migranti, al centro della campagna
«Votate AfD oppure occuperemo di nuovo la Germania e la spartiremo tra la Russia e gli Stati Uniti». A scrivere è nientemeno che Alexander Dugin, ideologo di Vladimir Putin e da sempre idolo delle estreme destre di tutto il mondo. E ancora: «Nessuno può minacciare la democrazia tedesca perché è una cosa che non esiste. La democrazia è rappresentata da AfD. Tutto il resto è dittatura liberale e fascismo globalista governato da Soros, USAID e la CIA corrotta», «Lasciate che la Germania torni a essere qualcosa, non il nulla come è adesso».
È solo l’ultimo degli endorsement di dubbia qualità che ha ricevuto il partito di Alice Weidel dopo quello di Elon Musk, del vicepresidente americano JD Vance e Viktor Orbán, il premier ungherese da sempre posizionato all’estrema destra di tutto l’arco parlamentare europeo e criptoalleato di Putin dentro l’Unione europea. L’estrema destra tedesca, ancora saldamente seconda nei sondaggi ad appena sette giorni dal voto, continua a guadagnare alleati internazionali.
Il partito per altro non esita a cavalcare i casi di cronaca che possono fomentare il mood anti immigrati che Weidel nutre giorno per giorno. «Questi gesti sono la dirette conseguenza dell’immigrazione incontrollata e di una politica d’integrazione fallita. È ora che ci sia un vero cambiamento» scriveva la candidata cancelliera sui suoi social all’indomani dell’attentato di Monaco.
Le ambizioni dell’opposizione
Per ora, nei sondaggi AfD resta ferma al 20-21 per cento, ma c’è chi si chiede se ci possa essere il rischio che il partito di estrema destra sia sottovalutato dalle rilevazioni, anche considerati i grossi endorsement ricevuti nelle ultime settimane e alle conseguenze sulla promozione delle idee del partito per esempio sul social di Musk.
Anche Weidel si aspetta che il suo partito possa fare di più: se dovesse raggiungere il 25 per cento dei consensi, infatti, otterrebbe la possibilità di muoversi da sola su certe questioni parlamentari, per esempio la creazione di commissioni d’inchiesta. Cavilli che il partito ha sfruttato già in Turingia, dove dispone di una Sperrminorität, una minoranza di blocco che le garantisce grandi poteri di veto. Nel frattempo, la leader Weidel continua a bersagliare il suo obiettivo d’elezione, Friedrich Merz.
«La situazione politica attuale mostra chiaramente che Friedrich Merz non è disposto a formare una coalizione con l’AfD. Questa posizione non è solo irresponsabile, ma anche antidemocratica» ha scritto su Instagram negli ultimi giorni.
Ed è vero: nel duello a quattro andato in onda domenica sera, Merz ha spiegato a più riprese che non c’è possibilità che Cdu e AfD facciano gioco comune dopo le elezioni.
La questione ucraina
Uno dei temi su cui si è visto con più evidenza la faglia che divide l’estrema destra dai cristianodemocratici è l’Ucraina: Merz si è mostrato perfettamente in linea con la linea atlantista che da sempre caratterizza il suo partito e ha criticato duramente Weidel. La candidata cancelliera ha spiegato che il suo partito ha amici «a est e a ovest» e ha criticato le forniture militari tedesche spiegando che hanno portato la Russia a non percepire più Berlino come neutrale.
Il candidato cristianodemocratico ha replicato che la Germania non può essere neutrale: «Guardi le persone in Ucraina, signora Weidel. Non siamo neutrali, noi siamo al fianco dell’Ucraina. Le sue parole mi confermano che devo fare tutto quello che posso per evitare che lei possa mai avere della responsabilità politica in questo paese».
Resta il fatto che anche solo la sua partecipazione a un duello che si tiene al “tavolo degli adulti” è per Weidel un primo, importante successo. Anche perché si è autodichiarata candidata cancelliera pur non avendo, a differenza degli altri tre partecipanti nessuna possibilità, neanche teorica, di conquistare la guida del governo.
Lei stessa e diversi esponenti del suo partito sono spesso ospiti dei talk, anche di quelli sulla televisione pubblica, ottenendo una visibilità che il partito nato come nicchia di professori anti euro non avrebbe mai potuto sognare di avere. Merito degli endorsement, certo, ma anche del fatto che ormai anche i partiti tradizionali abbiano inseguito AfD sul tema dei migranti.
Il cancelliere ha già detto ormai mesi fa di voler «respingere in maniera costante», Merz è arrivato a proporre il tragico piano in cinque punti per arginare l’immigrazione su cui poi sono confluiti anche i voti di AfD, che adesso può porsi come forza che per prima ha riconosciuto un tema che poi è diventato dominante nelle priorità della campagna elettorale.
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