Ancora un’auto sulla folla, ancora una volta sono stati colpiti degli innocenti – anche bambini – in una giornata che doveva essere una come tante, ancora le ambulanze che corrono all’impazzata illuminando con i lampeggianti il selciato macchiato di sangue.

Puntuale come un orologio digitale, un attentato è piombato sulla Germania, a soli dieci giorni dalle elezioni federali: quelle per le quali i sondaggi prevedono un boom dell’AfD, il partito dell’ultradestra tedesca, ma anche potenti scosse telluriche che saranno avvertite in tutto il Vecchio Continente. E altrettanto puntuali sono arrivate i messaggi via social dei leader della formazione in odor di postnazismo: «L’autista dell’attacco terroristico a Monaco era un richiedente asilo afghano noto alla polizia. Continuerà così per sempre? Serve un cambiamento nella politica migratoria ora!», grida la copresidente Alice Weidel, candidata alla cancelleria.

«La popolazione afgana i Germania ha un tasso di criminalità particolarmente elevato. Basta con la politica del disastro di Stato!», le fa eco Björn Höcke, controverso capo dell’AfD in Turingia, capofila della corrente ultra-nazionalista del partito, “attenzionata” dai servizi d’intelligence per «manifesto estremismo» di tendenza anticostituzionale. Come dopo gli attentati di Solingen e di Magdeburgo, la migrazione torna vorticosamente al centro della campagna elettorale. E oggi la parola d’ordine, sui social e non solo, è «afghano».

A Monaco, 13 febbraio: alle 10.30 più o meno 2.500 si incamminano lungo la Karlstrasse – a due passi dalla stazione centrale – per un corteo convocato dalla sigla sindacale Ver.di: dal nulla sbuca una Mini Cooper bianca, accelera d’improvviso, supera una macchina della polizia e poi piomba sui passanti. I testimoni dicono che sono partiti colpi di fuoco, per fermare la macchina impazzita.

Le immagini sono le stesse di Magdeburgo dello scorso dicembre, o dell’attentato natalizio di Berlino del 2016: carrozzine per terra, corpi inerti sul selciato, una città straziata. Sono una trentina i feriti, molti dei quali gravissimi, ossia in pericolo di vita. Il governatore bavarese, Markus Söder, a meno di mezz’ora pronuncia per primo la parola «attentato». Ci sono «elementi per parlare di un atto estremista», aggiunge la procura.

In un soffio sui media si diffondono notizie circa l’identità del killer, arrestato sul posto. Ha 24 anni, è nato a Kabul. Arrivato in Germania nel 2016, aveva presentato una richiesta d’asilo, respinta dall’Ufficio federale per la migrazione e i profughi. Successivamente le autorità avevano tuttavia “sospeso” la sua espulsione. A quanto scrive lo Spiegel, l’uomo in tempi più recenti aveva diffuso sui social alcuni post di stampo islamista.

Anche Olaf Scholz dà subito l’impressione di dover correre ai ripari: «Il responsabile sarà punito ed espulso dalla Germania», corre a dichiarare il cancelliere socialdemocratico. Ovvio che il tema sia caldissimo: meno di una settimana fa la Cdu/Csu del suo sfidante Friedrich Merz aveva cercato di far passare un “piano in cinque punti” per una stretta sui migranti proprio con i voti dell’AfD.

Tentativo clamorosamente fallito al momento della votazione al Bundestag, con i franchi tiratori in seno alla stessa unione cristiano-democratica che hanno, di fatto, salvato in extremis il “muro di fuoco” che finora aveva tenuto l’AfD fuori da ogni dinamica decisionale della politica tedesca nazionale. E non è un caso se è proprio Merz a promettere, una volta che si sarà seduto sulla poltrona che fu di Angela Merkel, «legge e ordine». E ancora: «La sicurezza delle persone per noi sarà al primo posto. Molto deve cambiare, in Germania».

Tocca alla verde Annalena Baerbock, ministra degli Esteri, mettere in guardia dinnanzi ad una «spaccatura della società democratica»: «Non dobbiamo farci divider da nessuno, né dagli estremisti di destra, né dagli islamisti, che intendono sfidare il nostro Stato di diritto». E tocca al ministro dell’Interno bavarese Joachim Herrmann spiegarle, queste regole base dello Stato di diritto: non era possibile respingere il giovane afghano, perché in base alla normativa vigente «nessuno può essere espulso verso un paese nel quale ci sia la minaccia concreta di persecuzione, tortura, pena capitale o pericoli legati a condizioni di guerra».

E comunque, aggiunge Herrmann, «stando all’inchiesta in corso, non vi erano ad oggi indizi circa un’attitudine violenta» dell’uomo. Finora, così il ministro, l’uomo aveva dei precedenti per piccoli furti e «violazione della legge sugli stupefacenti». E per quanto riguarda le vittime dell’attentato, Herrmann ritiene che «non si tratti di un attacco mirato al corteo sindacale, pensiamo che la scelta delle vittime sia stata casuale».

Sondaggi volatili

Ovvio: l’atto di morte di Monaco finisce per infiammare ancora di più la corsa alle urne che si apriranno il 23 febbraio. I sondaggi mostrano una volatilità che inquieta non poco i palazzi di Berlino: vincitori annunciati sono i cristiano-democratici di Merz intorno al 30 per cento, seguiti con una decina di punti dall’ultradestra dell’AfD.

Quel che succede da lì in poi, ovvero dai socialdemocratici di Scholz in giù, è un libro aperto: la Spd spera in una rimonta disperata, i Verdi di difendere un risultato intorno al 15 per cento. Un effetto inatteso solo poche settimane fa potrebbe essere un’affermazione della Linke, il partito della sinistra, e la cacciata dal Bundestag dei liberali di Christian Lindner, che potrebbero non farcela a raggiungere la soglia di sbarramento del 5 per cento.

Ovvio che tutti parlino dell’AfD in questi giorni: c’è chi teme che, dopo il rumorosissimo doppio endorsement di Elon Musk, i sondaggi stiano sottostimando l’estrema destra. E quella soffia forte nel megafono dei social: «Ancora un afghano, ancora una volta un uomo che doveva essere espulso, ancora una volta il lassismo delle autorità. Basta con l’accoglienza dall’Afghanistan! Chiudere le frontiere e terminare subito l’immigrazione di massa»: così grida, su X, Maximilian Krah, l’ex “Spitzenkandidat” dell’AfD alle europee, quello secondo il quale «non tutti gli ufficiali delle SS erano dei criminali».

Ombre nere sulla Germania in vista del voto: nello stesso giorno dell’attentato di Monaco, le forze di sicurezza tedesche hanno reso noto di aver sventato un attacco ad un centro d’accoglienza per richiedenti d’asilo nella Germania orientale. In quel pezzo di ex DDR nel quale l’AfD mette a segno risultati elettorali a doppia cifra. L’Europa è avvisata.

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