Il voto regionale ha ridotto ai minimi termini i partiti di maggioranza. Il cancelliere non può rincorrere gli estremi, ma per il momento il Semaforo non ha trovato la via per uscire dalla crisi
«Bitter», «amari». Olaf Scholz sceglie un aggettivo che sembra quasi riduttivo rispetto alla portata dei risultati delle elezioni regionali in Sassonia e Turingia. E soprattutto rispetto alle conseguenze che il voto potrebbe avere sulla coalizione Semaforo, già da tempo in viaggio su un sentiero accidentato. Alla Willy-Brandt-Haus, il quartier generale del partito del cancelliere l’esito non era inaspettato, anzi, ma la speranza era che sarebbe stata la Cdu a subirne gli effetti più devastanti, considerato che erano due Land storicamente in mano ai cristianodemocratici.
Alla fine, tutti i partiti tradizionali sono però usciti malconci dal voto perdendo terreno nei confronti di AfD e BSW: la gran parte dei commentatori punta il dito sull’insoddisfazione per le politiche del governo, in particolare per quanto riguarda temi come la sicurezza interna e sociale, ma anche in termini di gestione dell’immigrazione. Ma come dimostrano i risultati di Erfurt e Dresda, anche la Cdu non è riuscita a essere del tutto convincente su questi aspetti.
Ma non si tratta soltanto di un voto di protesta. Secondo la Zeit circa la metà degli elettori dell’estrema destra (provenienti per una buona parte dal bacino dell’astensione e numerosi anche tra i giovani) scelgono AfD per convinzione, non per protesta. L’onda nera viene in parte ricondotta allo Zeitgeist del periodo, come dimostrano i toni estremi che sono stati raggiunti in campagna elettorale da tutti i partiti preoccupano. La maggioranza di Berlino si trova di fronte a uno scenario difficilissimo. Anche perché per il momento i tre partiti che la compongono non hanno ancora trovato una strategia per uscire dalla crisi. Anzi, in alcuni casi sembrano quasi interessati a interrompere l’esperienza di governo, nonostante il voto rischi di ridurli all’irrilevanza, come la Fdp, rimasta fuori da entrambi i parlamenti regionali.
Domenica sera il vicepresidente Wolfgang Kubicki non è andato per il sottile e ha twittato per spiegare che «il semaforo ha perso la sua legittimazione». I Verdi, invece, lamentano di essere stati presi di mira dalla Cdu, mentre la Spd giura di voler lavorare sulla comunicazione. Per i socialdemocratici è infatti fondamentale che il 22 settembre tenga il terzo Land che va al voto quest’autunno, la roccaforte rossa del Brandeburgo. Se AfD dovesse arrivare prima a Potsdam (e l’ultimo sondaggio la dava quattro punti sopra i socialdemocratici), per Scholz si aprirebbe un ultimo anno di mandato nerissimo.
Le prospettive
Improbabile che si proceda alla sostituzione del cancelliere con un volto più amato come quello del ministro della Difesa Boris Pistorius, ma un’eventuale sconfitta potrebbe portare Scholz a riconsiderare la sua decisione – già comunicata prima della pausa estiva – di correre per la rielezione a fine 2025.
L’alternativa, un appello all’unione dei democratici contro le forze brune, per il momento non sembra aver dato i risultati sperati. Certo, la Cdu continua a giurare di non voler collaborare con AfD, ma gli estremisti non saranno ininfluenti. In Turingia hanno raggiunto la minoranza di blocco che permetterà loro di dire la propria su alcune scelte di primaria importanza.
Björn Höcke ha già annunciato di voler condurre il primo giro di consultazioni (al quale verosimilmente nessuno parteciperà), ma cosa succederà poi è tutto da vedere. Soprattutto considerato che anche la coalizione più larga possibile senza AfD, quella composta da Cdu, BSW e Spd, non basta per arrivare alla maggioranza. Va un po’ meglio in Sassonia, dove Kretschmer può ottenere la maggioranza con una coalizione composta da quegli stessi partiti.
Sempre che il BSW voglia effettivamente governare: Wagenknecht vedrebbe crescere ancora di più i propri consensi restando comodamente all’opposizione. Le richieste nei confronti dei potenziali alleati sembrano poi creare tutti i presupposti per allontanare un compromesso, visto che il partito chiede che la Germania non accetti di ospitare sul suo territorio missili da crociera americani e interrompa il sostegno militare dell’Ucraina. Temi su cui nessuno dei partiti tradizionali è pronto ad arretrare, nonostante i mercati, annusando una presunta volontà del cancelliere di ridiscutere le priorità per Berlino, abbiano registrato ieri un calo drastico dei titoli del settore difesa, con perdite drastiche per nomi come Leonardo e Rheinmetall.
Per il momento si tratta ancora di speculazioni, ma Scholz ha bisogno di riorientare il suo governo in modo da offrire agli elettori successi tangibili. Certo, il tentativo di imboccare la via di una politica securitaria che tolga carburante ad AfD deciso dal governo all’indomani dell’attentato di Solingen non sembra essere stato efficace. Rincorrere la sinistra populista sui temi della guerra potrebbe essere ugualmente inutile.
Ma i partiti tradizionali devono decidere che linea tenere nei confronti del BSW: per il momento sia Spd che Cdu hanno annunciato di non voler mai scendere a patti con Wagenknecht, ma l’anno prossimo potrebbe rivelarsi un’opzione non più evitabile, come accade adesso a Erfurt e Dresda.
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