Nonostante i tatticismi per blindare i propri nomi in Consiglio europeo, i Popolari europei di Ursula von der Leyen, guidati da Manfred Weber, hanno tuttora intenzione di cooperare con Giorgia Meloni. Weber va dicendo ai media tedeschi di quanto lei sia «moderata». I contatti tra Ppe e Ecr «sono continuati dopo il voto», conferma a Domani il meloniano capogruppo dei Conservatori europei Nicola Procaccini.

Intanto proprio uno scandalo che lo riguarda sta increspando la versione weberiana su Fratelli d’Italia. La questione deflagrerà a Bruxelles la prossima settimana – verosimilmente giovedì – alla conferenza dei presidenti dell’Europarlamento. «Ho denunciato la capogruppo socialista alle procure di Roma e Latina perché non stavo facendo un saluto fascista, ero solo troppo vicino a una persona che mi ha preso il gomito», dice lui a Domani interpellato sulla sua versione dei fatti.

Procaccini e il caso politico

In una inchiesta video «le nostre telecamere hanno documentato che l’eurodeputato Nicola Procaccini e i parlamentari Marco Perissa e Paolo Trancassini in un tipico gesto fascista, mentre si scuotevano gli avambracci nella sede della giovanile di Fratelli d’Italia»: così Fanpage puntualizza il passaggio della sua inchiesta sotto copertura (“Gioventù meloniana”) che riguarda il capogruppo dei Conservatori. Nel 2022 era stato il capodelegazione di Fratelli d’Italia all’Europarlamento, Carlo Fidanza, a finire immortalato in scene di saluti nazifascisti.

Questo venerdì la capogruppo dei socialisti all’Europarlamento, Iratxe García Pérez, ha comunicato sui social: «Sono scioccata dalle immagini – ce n’è anche una che mostra il presidente di Ecr mentre fa il cosiddetto “saluto fascista” – e non c’è normalizzazione possibile dell’estrema destra in Europa; queste immagini ricordano il passato imperdonabile di coloro che ancora inneggiano al fascismo».

Le ha risposto Procaccini: «La presidente S&D dichiara su X che esisterebbe una mia immagine mentre faccio “il saluto fascista”. È una colossale menzogna»; parla poi di «denunciarla per diffamazione aggravada» e che «chiederò nella Conferenza dei presidenti della prossima settimana che si stigmatizzi formalmente questo modo inaccettabile di fare politica».

Interpellato da Domani sulla sua versione dei fatti, Procaccini dice che «ero troppo vicino a una persona, uno di noi ha preso il bicipite, lui mi ha afferrato il gomito». Quell’immagine è solo una piccola parte di tutto il video sul mondo meloniano, riguardo a tutto il resto che dice? «Dopo mesi da infiltrati nel movimento giovanile il massimo che trovano è qualche ragazzetto che urla “duce duce” come fanno allo stadio».

Weber e le alleanze

ANSA

Intanto il leader del Ppe Manfred Weber continua a sponsorizzare Meloni e la sua integrazione nel quadro politico Ue: alla tv pubblica tedesca Zdf ha detto che la premier italiana «guida un governo moderato, plasma la politica europea, ha un partito che mi piace su molti punti». Al momento l’obiettivo del Ppe è blindare una propria presidente di Commissione durante i negoziati in Consiglio europeo: «Scholz e Macron accettano che abbiamo vinto?», insiste Weber, mentre Ursula von der Leyen dice di voler partire dall’alleanza solita con socialisti e liberali.

Per renderla più stabile si offrono i Verdi ma Weber sia alla Zdf che allo Spiegel dice che «Meloni si è assunta responsabilità sul patto per l’immigrazione, i Verdi hanno votato contro questo e altri dossier cruciali». Anche qualora Meloni non fosse inclusa nella coalizione a supporto della presidenza di Commissione, quel che è certo è che il Ppe vuole cooperare con lei per portare avanti una agenda comune, come è già successo alla fine della scorsa legislatura.

Un’altra conferma arriva dal segretario generale del Ppe Thanasis Bakolas, uomo di Mitsotakis, ala destra del partito ben coordinata col leader Weber.

Inclusività selettiva

Interrogato subito dopo le europee circa il ruolo da attribuire a Meloni, Bakolas si è felicitato che Ppe, socialisti e liberali abbiano da sé una maggioranza che consenta di eleggere una presidenza di Commissione, ma ha pure aggiunto: «Quando si tratterà di dossier importanti, guarderemo agli eletti disposti ad ascoltarci e a votare con noi. Gli eurodeputati di Meloni potrebbero volerlo fare, e penso che sarebbe fantastico». Insomma, avendo sia i socialisti che i liberali messo il veto a una maggioranza con la premier, il Ppe intende biforcare la maggioranza utile alle nomine e quelle sui dossier, evitando così di formalizzare il patto con Meloni, che comunque sotto traccia vige.

«Normalizzare FdI sarebbe un grave errore per l’Europa e la democrazia», dice a Domani la capogruppo dei Verdi Terry Reintke, che ha offerto a Weber la volontà dei Verdi di cooperare alla ventura maggioranza ma riceve da lui porte in faccia nelle varie interviste in cui dichiara di avere più punti in comune con Meloni.

Weber giustifica la sua strategia argomentando che sia meglio assimilare FdI che consentire una saldatura delle destre estreme. Un’idea simile aveva ispirato Angela Merkel e i cristianodemocratici tedeschi negli anni in cui avevano Viktor Orbán nel Ppe, e che risultati abbia portato quella strategia è ormai evidente.

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