Se già la condanna sancita questo mercoledì basta a considerare Nicolas Sarkozy come un caso unico nella storia di Francia, allora a gennaio bisognerà riscrivere l’intero libro dei record della Repubblica. Questo mercoledì la Corte di cassazione ha rigettato il ricorso dell’ex presidente, rendendo così definitiva la condanna per corruzione e traffico di influenze: il verdetto è di tre anni di prigione di cui uno senza condizionale, con beneficio di braccialetto elettronico. Il caso è quello noto come “affaire des écoutes” o “affaire Bismuth”.

Ma è solo uno dei casi, ed è solo la prima condanna definitiva. Con l’inizio del 2025 si riapriranno altri casi: nel giorno dell’Epifania, nelle aule del tribunale di Parigi, si tornerà a sviscerare la faccenda dei finanziamenti libici. E non basterà questo a esaurire i casi oltre che i versanti opachi dell’ex presidente. Il più oscuro di tutti i profili è quello presente: a dispetto dei vari affaires, Sarkozy continua a condizionare le dinamiche politiche presenti e ad avere un canale privilegiato con Emmanuel Macron, il presidente attualmente in carica.

Bismuth, Gheddafi, Mosca

I fatti relativi alla condanna appena confermata in via definitiva risalgono al 2014, quando Sarkozy non era più all’Eliseo da due anni; lui e il suo avvocato hanno corrotto un magistrato della Corte di cassazione per ottenere indiscrezioni sulle inchieste giudiziarie in corso su di loro, promettendogli un incarico di prestigio a Monaco. “Bismuth”, e per l’esattezza Paul Bismuth, è il nome falso utilizzato dall’ex presidente e dal suo avvocato per acquistare schede telefoniche sperando così di sfuggire al controllo delle autorità. L’inchiesta sulla quale i due carpivano informazioni riservate era l’affaire Bettencourt, ennesimo scandalo nel quale l’ex presidente è rimasto impigliato in passato; finanziamenti illeciti e persino circonvenzione di incapace (nello specifico l’ereditiera del gruppo L'Oréal): Sarkozy se l’è cavata con un non luogo a procedere ma l’attestazione di «forti sospetti» resta nelle carte.

Poi ci sono molti altri scandali. Dal 6 gennaio alla primavera 2025 in aula approderà il caso dei finanziamenti libici, sul quale si indaga da un decennio. La campagna per le presidenziali del 2007 (poi vinte) sarebbe stata finanziata anche con fondi occulti provenienti dal regime di Gheddafi. Tra i tanti casi giudiziari che vedono Sarkozy protagonista, questo libico – che ispira il docufilm in uscita in Francia l’8 gennaio, Personne n'y comprend rien – non è l’unico che rivela rapporti opachi con regimi autoritari. Il più interessante – da rileggere alla luce dei rapporti strettissimi e degli incontri frequenti tra Sarkozy e Viktor Orbán a ridosso dell’attacco russo in Ucraina – riguarda Mosca: dietro il caso “Reso-Garantia” (gruppo assicurativo russo) c’è l’incognita se i soldi versati all’ex presidente siano solo in cambio delle consulenze dichiarate o celino anche sue attività lobbistiche per gli oligarchi russi.

Il passato che avanza

Per alcuni casi – come quello sui sondaggi che si è svolto durante il suo mandato – Sarkozy ha potuto avvalersi dell’immunità; molti altri non sono ancora giunti a epilogo. Mentre l’avvocato di Sarkozy reagisce alla condanna definitiva di questo mercoledì annunciando un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo, intanto la giustizia francese fa il suo corso.

Nel frattempo Sarkozy continua a essere una voce ascoltata da Macron (le ultime indiscrezioni riguardavano un colloquio tra i due sull’idea di nominare Bayrou) e ha influito su svariate scelte; il suo portavoce Gérald Darmanin è diventato ministro degli Interni (ora ex), per fare uno tra tanti esempi. Oltre che lobbista e consigliere d’amministrazione, l’ex presidente ha un rapporto stretto con quello attuale, come lui stesso dice: «Ho rapporti cordiali con Emmanuel Macron. Amo avere scambi con lui». Lo ha ribadito lui stesso in un’intervista questa primavera.

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