- Raffaele Fitto continua a svolgere il ruolo di luogotenente di Meloni in Europa, ma da Roma come ministro. A Strasburgo non lascia solo un posto da eurodeputato. Libera un ruolo da capogruppo dei conservatori europei che è stato determinante sia per il percorso di accreditamento di Meloni come leader di governo che per l’avvicinamento tattico di FdI ai popolari europei.
- Il posto da eurodeputato semplice viene colmato da Denis Nesci, ma la casella cruciale è quella di capogruppo dei conservatori, ruolo che finora Fitto ha condiviso col polacco Legutko. Inoltre se Giorgia Meloni sceglierà di dedicarsi completamente alla premiership si libererà anche un’altra presidenza conservatrice, quella del partito europeo.
- Le ipotesi in campo – una ribalta per gli spagnoli di Vox o per i cechi, oppure i nomi di Fidanza e Procaccini – e le ragioni per le quali queste caselle sono state cruciali per Fratelli d’Italia, non solo in Europa ma pure in vista di palazzo Chigi.
Raffaele Fitto è entrato nel governo Meloni da ministro degli Affari europei, delle politiche di coesione territoriale e del Pnrr. Continuerà, anche se da Roma, a essere il luogotenente di Giorgia Meloni in Europa.
A Strasburgo non lascia solo un posto da eurodeputato, che viene colmato da Denis Nesci, coordinatore di FdI a Reggio Calabria. Si libera anche un ruolo da capogruppo dei conservatori europei che è stato determinante sia per il percorso di accreditamento di Meloni come leader di governo che per l’avvicinamento tattico di FdI ai popolari europei.
Finora Fitto ha condiviso la presidenza del gruppo con Ryszard Legutko, che viene dal Pis, il partito ultraconservatore al governo in Polonia. Inoltre se Giorgia Meloni sceglierà di dedicarsi completamente alla premiership, si libererà anche un’altra presidenza conservatrice, quella del partito europeo. Queste caselle sono state determinanti per Fratelli d’Italia, non solo in Europa ma pure in vista di palazzo Chigi.
Tra le ipotesi in campo, i nomi di Carlo Fidanza e Nicola Procaccini, entrambi al momento indagati, e una ribalta per gli spagnoli di Vox o gli alleati cechi.
Posti che contano
L’ingresso di Fratelli d’Italia nella famiglia conservatrice ha rappresentato un passo fondamentale nella strategia meloniana di normalizzazione dell’estrema destra.
A settembre 2020 Meloni è stata eletta presidente del partito conservatore europeo. Si è smarcata dal competitor interno nella destra italiana, cioè Matteo Salvini, che resta impigliato nella marmaglia sovranista di Identità e democrazia, con Le Pen e l’Afd. E soprattutto, Meloni ha cucito addosso a FdI l’abito della destra affine all’establishment: ha associato il suo partito all’ambiente politico dei conservatori britannici e statunitensi, ispirati da Margaret Thatcher non solo sul fronte del libero mercato, ma anche di un’Europa agganciata alla Nato, allargata a Est e politicamente annacquata.
Se Meloni, una volta alla guida di un governo, lascerà la presidenza del partito europeo – ipotesi che circola tra i suoi accoliti – a quel punto ci sarà un incarico da presidiare per un altro Fratelli d’Italia oppure ci sarà un trampolino di lancio per un’altra figura della destra estrema che punta ad andare al governo. Per esempio, c’è il fido alleato Santiago Abascal, di Vox. A novembre 2023 la Spagna vota.
Il ruolo di Fitto e il futuro
Fitto è stato eletto deputato nella sua regione, la Puglia, e il 13 ottobre ha varcato la soglia della Camera per l’inizio della nuova legislatura. Ha scelto quindi di abbandonare l’altra aula, quella di Strasburgo, perché aveva già in mente l’ingresso nel governo. Chi meglio di lui conosce le dinamiche dell’Ue e può parare il governo da colpi e contraccolpi con Bruxelles?, è il ragionamento che deve aver fatto con Meloni.
Privarsi di Fitto come luogotenente in Europa non è una scelta senza costi: deve valerne la pena. E Fitto del resto capitalizza i successi raggiunti. Nei confronti della leader di FdI, ne ha più di uno da far valere. Ha gestito operazioni complesse.
La più importante, che non ha esaurito la sua parabola, è l’avvicinamento al Partito popolare europeo. Dopo aver boicottato i piani salviniani e orbaniani di un gruppone sovranista, Meloni, e per lei Fitto in Europa, hanno stretto un’alleanza tattica con i popolari di Manfred Weber; si è concretizzata a gennaio, alle elezioni di metà mandato dell’Europarlamento, e anche dopo, con voti congiunti ad esempio contro il pacchetto sul clima.
Chi gestirà ora i rapporti, in assenza di Fitto? Il posto da eurodeputato semplice è preso da Nesci, ma il punto cruciale è chi diventerà capogruppo. Formalmente, la formazione non resta scoperta: c’è pur sempre l’altro copresidente, il polacco Legutko.
Ma è difficile pensare che FdI rinunci all’incarico, perciò nelle prossime settimane, quando i conservatori dovranno individuare il sostituto di Fitto, è plausibile che il posto vacante possa essere occupato di nuovo da un meloniano.Tra i nomi che circolano, ci sono quelli degli eurodeputati Fidanza e Procaccini. Se si dovesse puntare su un’altra nazionalità, sono attendibili l’ipotesi spagnola e ceca.
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