- Un’intesa profonda non ha bisogno di grandi dichiarazioni. L’incontro tra Giorgia Meloni e Roberta Metsola – la premier italiana e la presidente dell’Europarlamento – non è stato accompagnato da punti stampa, né da conferenze per i giornalisti; pure le note, sono state a dir poco parche. Ma l’intesa tra le due, quella è forte, e non da ieri.
- La nazionalista maltese Roberta Metsola si considera da tempo la grande amica della destra italiana. E quel che più conta è come va considerata: è lei il personaggio apripista dell’alleanza tra i popolari, ai quali appartiene, e i meloniani in Europa. Lo è da almeno un paio d’anni.
- Ora che le tessiture sono sempre più fitte e che le europee dell’anno prossimo sono meno lontane, la presidente dell’Europarlamento è una interlocutrice sulla quale Meloni può contare; vale per i dossier cari al governo come per le evoluzioni europee del partito.
Un’intesa profonda non ha bisogno di grandi dichiarazioni. L’incontro tra Giorgia Meloni e Roberta Metsola – la premier italiana e la presidente dell’Europarlamento – non è stato accompagnato da punti stampa, né da conferenze per i giornalisti; pure le note, sono state a dir poco parche. Ma l’intesa tra le due, quella è forte, e non da ieri.
La nazionalista maltese Roberta Metsola si considera da tempo la grande amica della destra italiana. E quel che più conta è come va considerata: è lei il personaggio apripista dell’alleanza tra i popolari, ai quali appartiene, e i meloniani in Europa.
Lo è da almeno un paio d’anni. Ora che le tessiture sono sempre più fitte e che le europee dell’anno prossimo sono meno lontane, la presidente dell’Europarlamento è una interlocutrice sulla quale Meloni può contare; vale per i dossier cari al governo come per le evoluzioni europee del partito.
L’agenda Metsola
Questo venerdì la presidente dell’Europarlamento ha in agenda la partecipazione a una serie di eventi, dai premi giornalistici al progetto regionale Europa in Comune, dall’incontro con gli studenti a quello con il sodale e ministro degli Esteri Antonio Tajani. Ma l’incontro chiave, politicamente parlando, è quello che si è tenuto questo giovedì pomeriggio a palazzo Chigi.
Si parla di un incontro Metsola-Meloni, ma in realtà l’incontro è stato a tre, come sempre avviene nell’èra Meloni quando si tratta di manovrare i fili europei: c’era anche l’immancabile Raffaele Fitto, oggi ministro degli Affari europei, da sempre gran tessitore dei rapporti tra Fratelli d’Italia e i popolari europei.
Cosa c’era da dirsi? Il portavoce di Metsola, interrogato sul punto, è asciutto: le due hanno da discutere «dell’agenda del Consiglio europeo» in programma il 29 e il 30 giugno. Le note di Metsola e di palazzo Chigi sono affini anche per la vaghezza. «Ho apprezzato il nostro colloquio sul futuro dell’economia europea, sul comune supporto all’Ucraina, sull’immigrazione e su come ottenere risultati concreti per i cittadini italiani e di tutta l’Ue», dice la presidente dell’Europarlamento. «Al centro dello scambio di vedute i principali temi europei, a partire da migrazione, Ucraina, economia, anche in vista del Consiglio europeo di fine giugno», dichiara Chigi.
Ragioni di intesa
Bisogna allora leggere tra le righe. Metsola ha più volte dato supporto a Meloni sui dossier europei cari alla premier, per esempio in tema migranti. Sappiamo quindi che la conversazione a tre (le due, più Fitto) serve a puntellare gli obiettivi meloniani a Bruxelles.
Ma qual è la ragione, e per andare dove? Bisogna tornare a un altro incontro romano, per capirlo. Autunno 2021, Roberta Metsola è a Roma per un summit dei popolari e sta per essere battezzata come la candidata del Ppe alla presidenza dell’Europarlamento. Già allora, esibisce l’intesa con la destra italiana: non solo Tajani, di Forza Italia e dunque del Ppe, ma anche la destra estrema. Nei corridoi, cita l’amicizia con i luogotenenti di Meloni in Europa.
Pochi mesi dopo, con il supporto del plenipotenziario del Ppe Manfred Weber, Metsola viene eletta presidente dell’Europarlamento. Quelle elezioni di metà mandato, di gennaio 2022, sono la grande prova d’orchestra dell’alleanza tattica tra popolari e conservatori: Fitto rimedia anche una vicepresidenza ai conservatori, a patto che il nome non sia polacco. Da allora le tessiture procedono, in vista dei nuovi scenari europei dopo il voto di giugno 2024.
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