Alle armi. Alle armi. Il parlamento europeo ha votato il RearmEu, ma tra i cittadini europei, specie tra i giovani, le opinioni sembrano poco allineate a quelle di Ursula von der Leyen. A certificarlo è proprio l’Eurobarometro (i sondaggi transnazionali e longitudinali voluti dalla Commissione europea), nella sua recentissima pubblicazione (youth survey).

I numeri 

Al primo posto i giovani europei mettono la protezione della pace, dei diritti umani e della democrazia (45 per cento), seguito dalla liberta di parola e pensiero (41 per cento). I paesi in cui è maggiore la spinta alla difesa della pace e della democrazia sono la Repubblica Ceca (64 per cento), l’Olanda (53), la Danimarca e la Slovacchia (52), la Svezia e l’Ungheria (51), l’Estonia, la Grecia e il Portogallo (49), la Germania e la Polonia (47), l’Italia e la Croazia (46 per cento). Le realtà nazionali in cui tema ha meno appeal sono l’Irlanda (34 per cento), Malta (35) e la Lituania (36).

Più orientate al tema della pace sono le giovani donne europee (49 per cento), i giovani di età compresa tra i 25 e i 30 anni (47 per cento), nonché le ragazze i ragazzi con un titolo di studio maggiore (56 per cento).

Se focalizziamo l’attenzione sull’opinione pubblica italiana scopriamo che nel nostro paese sono pochissime le persone che credono alla reale possibilità di far crescere la pace attraverso l’aumento della forza militare e della capacità di deterrenza: si tratta solo del 5 per cento dell’opinione pubblica. Una quota che scende al 3 per cento tra le donne e sale al 7 per cento tra gli uomini. Per assicurare una pace duratura gli italiani mettono ai primi posti il rispetto dei diritti umani (33 per cento) e il dialogo interculturale (19 per cento). Seguono la cooperazione economica (17) e il disarmo nucleare (13).

La restante quota del 18 per cento si suddivide tra quanti non hanno una chiara opinione e quanti sostengono una strategia per la pace basata sullo sviluppo sostenibile.

Il sogno della pace perpetua

La risposta alle tensioni che la contemporaneità pone di fronte a noi vede divergere nettamente le dinamiche e le spinte tra le élite politiche ed economiche, rispetto a quelle presenti nella società e in ampi settori dell’opinione pubblica. La pace è uno di quei temi ad alto valore politico in grado di riaccendere gli animi e la coscienza delle persone, come è già accaduto in passato (basta ricordare gli esempi degli anni Sessanta, sotto la spinta della guerra in Vietnam, o quelli più recenti della fine dello scorso secolo con le grandi manifestazioni per la pace).

Se le élite si stanno orientando al riarmo, cercando di coprire la loro debolezza politica con i muscoli militari, l’opinione pubblica italiana si dice pronta a dedicare parte del proprio tempo al tema della pace (31 per cento) o a cambiare il proprio stile di vita pur di veder affermati i principi e i valori della pace (25). Solo il 15 per cento dell’opinione pubblica non è disposto a fare qualcosa per la pace.

A evidenziare il ruolo di questo tema nel percorso di presa di coscienza politica delle persone c’è lo stretto nesso percepito tra pace e giustizia sociale. Per il 40 per cento degli italiani la giustizia sociale è un pre-requisito della pace e, per un altro 28 per cento, i due aspetti sono inscindibilmente correlati e interdipendenti. La frattura popolo-élite, già da anni ben presente nella nostra società, rischia di trovare sul tema della pace un ulteriore importante vettore di divaricazione.

Era il 1795 quando il filosofo Immanuel Kant sentiva l’esigenza di parlare di “pace perpetua”, indicandola come un nuovo compito che l’umanità dovrà proporsi, perché ogni trattato di pace era solo in realtà una tregua in vista di un’altra guerra.

Da allora fiumi di sangue e morti sono scorsi e continuano a scorrere. La strategia del riarmo non ci avvicina affatto a quel compito di pace perpetua assegnato da Kant all’umanità, bensì ci approssima sempre più a una nuova occasione per mostrare la nostra capacità distruttiva e di barbarie. La storia insegna. Gli esseri umani non imparano mai. 


Nota metodologica. Dati europei: fonte Eurobarometro youth survey. Dati italiani: indagine Cawi su panel Ipsos digital, campione nazionale di 800 soggetti maggiorenni, segmentati per sesso, età e zona di residenza realizzata ottobre-novembre 2024.

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