I fondi di coesione sono sempre serviti a ridurre i divari. Questo ruolo diventa ancor più importante mentre l’Europa affronta la transizione ecologica. Conciliare sostenibilità e sviluppo funziona, come dimostrano esempi virtuosi anche in Italia. È un tema della Maratona Europa di #CoesioneItalia, il progetto realizzato da Domani assieme a Fondazione Basso e Forum Disuguaglianze e Diversità
La capacità di colmare le disparità tra i territori più ricchi e quelli meno sviluppati è uno dei banchi di prova per il futuro dell’Ue: da ciò dipende il rafforzamento di una comune identità europea. Le disuguaglianze economiche, sociali e territoriali sono ancora una ferita aperta che mina alla base l'unità dell’Europa. Non a caso questa è una delle riflessioni ribadite di frequente anche nell’ambito del Forum Disuguaglianze e Diversità. I fondi di coesione europei sono da sempre dedicati a favorire una crescita equilibrata, dato che la loro stessa nascita è una risposta al divario di opportunità. Ma oggi l’Ue, attraverso questi fondi, deve affrontare una sfida se possibile ancora più grande: quella di conciliare sviluppo e sostenibilità, giustizia sociale e ambientale.
Rossella Muroni interviene alla Maratona Europa il 2 dicembre alle 12:30. Il programma completo
Coesione e sostenibilità
Sui fondi di coesione si basa la capacità dell’Unione europea di costruire una transizione ecologica che non lasci indietro nessuno. Negli anni l’Ue ha gradualmente riconosciuto pari importanza alla questione ambientale e alle questioni economiche (a partire dalla produzione energetica per finire con quella industriale o allo sviluppo infrastrutturale): progressivamente si è abbandonato il finanziamento al business as usual, legato all’idea di “non disturbare” le imprese, per affermare un indirizzo comune, una visione e un futuro comune nel segno della coesione.
Durante la scorsa legislatura europea è avvenuto un cambiamento importante: con la nascita dello European Green Deal, l’Unione europea ha finalmente riconosciuto la necessità di un cambiamento radicale. La transizione ecologica è diventata un imperativo, perciò anche i fondi di coesione sono chiamati a rispondere a questa urgenza. Lanciato nel 2019, il Green Deal europeo ha stabilito l'obiettivo ambizioso di rendere l'Europa il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050. Non si tratta solo di combattere i cambiamenti climatici, ma di ripensare totalmente il modo in cui produciamo, consumiamo e viviamo. Occorre insomma pensare ad un’economia verde che sia profondamente radicata nella società coinvolgendone tutti i settori. Una vera e propria rivoluzione culturale e “di spirito”.
Nessuna economia verde può esistere infatti se l’Europa non impara a costruire filiere, settori e strategie nel segno della coesione interna e della competitività verso l’esterno. L’innovazione e la ricerca non possono che essere i due assi d’elezione per un continente come il nostro, dato che l’Europa non può e non deve rinunciare a perseguire contemporaneamente la lotta alle diseguaglianze, il rispetto dei diritti umani e del lavoro e l’abbattimento delle emissioni.
Una conquista a rischio
Così i fondi di coesione sono diventati strategici nel finanziare la transizione ecologica soprattutto nelle regioni meno sviluppate e più dipendenti dalle fonti fossili: queste aree necessitano di risorse ingenti per abbandonare i vecchi modelli economici e investire nelle energie rinnovabili, nella mobilità sostenibile, nella gestione dei rifiuti e nell’adattamento alle nuove condizioni climatiche.
Se questa è la strada indicata dal buon senso, percorrerla non è affatto facile. Le tensioni registrate nelle procedure di elezione della nuova Commissione, la leadership europea non esente da debolezza politica e la difficoltà nella gestione delle crisi internazionali si sommano alla violenta campagna di demonizzazione della green economy, come si è visto nitidamente durante le elezioni europarlamentari, quando i piani verdi sono stati presi a bersaglio da tutte le destre europee, compresa quella italiana.
Così mentre i mutamenti climatici fanno miliardi di danni e centinaia di vittime anche in Europa – come si è visto di recente in Spagna, e già questo autunno con le alluvioni in Europa centrale e in Italia – si rischia che i fondi vengano “distratti” dallo sviluppo sostenibile per essere impiegati sullo sviluppo as usual; si rischia insomma di tornare indietro di trent’anni.
Esempi virtuosi
Per questo è importante raccontare la realtà e la potenzialità dell’impiego di questi fondi, insistendo affinché i progetti finanziati abbiano l’ambizione e poi la capacità di ridurre le disuguaglianze economiche e rispondere alle sfide ambientali. È il caso degli impianti fotovoltaici sviluppati nelle aree rurali della Grecia, sviluppati proprio con l’obiettivo di ridurre la dipendenza dal petrolio e contemporaneamente combattere la povertà energetica.
La sfida della Polonia invece è uscire dalla dipendenza da carbone e proprio a questo sono serviti i parchi eolici finanziati con fondi Ue. Per paradosso o a dimostrazione di quanto prima si diceva, la Polonia (governata da Morawiecki fino a dicembre 2023) è stata tra i paesi europei che più hanno osteggiato l’approvazione del Green Deal europeo; si è schierata nella prima linea di opposizione ad ogni singolo provvedimento dal sapore green, dalla direttiva sulle case green alla Nature Restoration Law, dalla direttiva sugli imballaggi a quella contro il green washing e per la responsabilità delle imprese.
Anche in Italia e in Spagna, con i fondi di coesione l’Unione europea sta finanziando la transizione, soprattutto sul fronte energetico, della mobilità sostenibile e della gestione dei rifiuti. Il nostro paese in precedenza ha già avuto anche la capacità di impiegare i fondi su progetti di recupero e valorizzazione di aree protette, per la difesa della biodiversità, per il miglioramento della qualità delle acque.
Crescita economica e sviluppo sostenibile possono insomma andare d’accordo, a patto che nell’utilizzo dei fondi sia realmente introiettato uno dei capisaldi dell’approccio ecologico: la crescita non può essere infinita. L’obiettivo deve essere la sua armonizzazione nel segno della riduzione degli impatti ambientali e delle diseguaglianze economiche e sociali.
L’autrice è presidente di Nuove Ri-Generazioni. Interverrà lunedì 2 dicembre alle 12:30, durante la giornata di apertura della “Maratona Europa. Luoghi, persone e idee per raccontare la politica di coesione in Italia”, evento organizzato nell’ambito del progetto #CoesioneItalia che si tiene alla Libreria Ubik Spazio Sette (Via dei Barbieri, 7 a Roma) dal 2 al 4 dicembre.
Questo contenuto giornalistico fa parte del progetto “#CoesioneItalia. L’Europa vicina”, che è finanziato dall’Unione europea. I punti di vista e le opinioni espresse sono tuttavia esclusivamente quelli dell’autore e non riflettono necessariamente quelli dell’Ue. Né l’Ue né l’autorità che eroga il finanziamento possono essere ritenute responsabili per tali opinioni.
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