Nonostante sia una figura così controversa da innescare l’annullamento delle elezioni in Romania, i fili di Călin Georgescu portano a Roma. Meloni ha accolto l’estrema destra di Aur dentro i Conservatori e fa finta di non vedere il suo supporto a Georgescu. Vannacci è arrivato a fare campagna per lui
I fili di Călin Georgescu portano a Roma. Non c’è solo il generale Vannacci, che addirittura ha fatto campagna per lui, o la Lega, che non nasconde le simpatie. C’è pure il coinvolgimento indiretto di Giorgia Meloni: fa finta di non vedere che il suo alleato europeo George Simion è addirittura andato a manifestare per Georgescu davanti ai seggi chiusi, così come fa finta di non vedere le posizioni filorusse e antiucraine che Aur continua ad assumere in Ue.
La destra nostrana ha sostenuto direttamente o indirettamente il candidato più fascista e più filorusso dello scorso ciclo elettorale romeno, a sua volta il più controverso: venerdì scorso è stato cancellato dalla Corte costituzionale a ridosso del secondo turno nel quale Georgescu partiva in vantaggio. Mentre socialdemocratici, liberali e altre forze si stanno accordando per una coalizione di governo, e sulla possibilità di un candidato comune alle presidenziali di nuova edizione, il futuro di Georgescu appare oscuro quanto il suo passato.
Le ombre di Georgescu
Dopo che la Corte ha disposto l’annullamento del primo turno, il presidente in carica ha rassicurato che «la Romania resta saldamente ancorata all’Ue e alla Nato», mentre la sentenza dei giudici è stata divulgata come una attestazione che la Russia avesse attivamente interferito nella campagna sbalorditiva di Georgescu, partito da indipendente con pochi punti e arrivato al primo turno con oltre il venti per cento. Dopo la desecretazione di atti da parte del presidente, la Corte ha tenuto conto della campagna drogata su TikTok, dei riferimenti a un agente statale e ai tentativi della Russia di interferire in Romania. Nei giorni delle elezioni, la sintonia di Georgescu con le posizioni di Mosca è effettivamente diventata un segnale che la Romania rischiasse di uscire dall’asse occidentale. Ma le ragioni per le quali questa figura è controversa sono più ampie e complesse, e vanno anche oltre il merito delle sue posizioni politiche, che contemplano «il Covid non esiste perché non ho mai visto il virus» e le affinità con il legionarismo (fascismo romeno) più estremo.
Il fatto che la formazione che lo sostiene, appena nata, sia già strutturata a livello locale, sommato al fatto che i servizi abbiano atteso il concludersi del primo turno per realizzare che ci fosse qualcosa di anomalo, spinge osservatori ben informati a concludere che Georgescu avesse dalla sua parte almeno un pezzo di apparato dei servizi. Ma c’è di più. Si è presentato con un curriculum fuorviante (non era né funzionario Onu né membro del Club di Roma, come si è detto, ma in associazioni con nomi affini).
Dietro la sua compravendita milionaria di immobili in Austria (dove Georgescu ha speso anni) c’erano legami opachi con imprenditori vicini alla politica e poi indagati per corruzione. Ha sostenuto di non aver speso nulla per la sua campagna elettorale, ma si è scoperto che per diffondere la sua propaganda su TikTok erano reclutate e pagate miriadi di persone; dice di non conoscere Bogdan Peșchir, sul quale però la procura indaga per «compravendita di voti, riciclaggio, frode informatica» sostenendo abbia coordinato e finanziato con centinaia di migliaia di euro i troll.
Sono molte le cose che Georgescu nega ma viene smentito: di recente ha pure sostenuto di non aver nulla a che fare col legionarismo, e pochi secondi dopo sono apparse foto che lo ritraevano accompagnato in uno studio tv da Eugen Sechila, ala dura del neolegionarismo.
Dai Conservatori ai Patrioti
Georgescu è per svariati motivi legato ad Aur, il partito di estrema destra romeno guidato da George Simion ed entrato questa estate nel gruppo dei Conservatori europei all’Europarlamento (Ecr) con la spinta e la benedizione di Giorgia Meloni. Il punto non è solo che Aur avesse proposto Georgescu come premier e quindi come suo volto di punta nel 2021, ma che nonostante poi ci fosse stato un allontanamento con Georgescu in veste di indipendente, in questi giorni Aur con la guida di Simion (uscito sconfitto dal primo turno) ha sostenuto apertamente Georgescu.
A elezioni annullate, Simion ha urlato al «colpo di stato» convocando i sostenitori a una protesta davanti alle urne chiuse domenica; Aur si è pure fatto carico di un ricorso in sede internazionale. I rapporti di Ecr e Fratelli d’Italia dopo gli sviluppi romeno sono inalterati? «Certo. Aur fa parte di Ecr», risponde a Domani il capogruppo dei Conservatori, il meloniano Nicola Procaccini. I rapporti restano inalterati: lo stesso è valso quando Aur in Ue ha votato controcorrente rispetto a FdI su dossier riguardanti l’Ucraina, nonostante questa estate Procaccini avesse dichiarato che Aur era potuto entrare in Ecr solo dopo aver sottoscritto un impegno filoucraino.
L’ingresso di Aur nei Conservatori era legato a un patto tacito con la Lega: dove fosse andato Orbán non sarebbe andato Simion, e infatti Fidesz è finito nei Patrioti con Salvini. Ma anche la Lega ha coltivato – e continua a coltivare come si è visto dai partecipanti all’ultima Pontida – rapporti stretti con Simion. Nel caso delle elezioni romene, i Patrioti fanno pure di più: spalleggiano Georgescu stesso. Non c’è solo Matteo Salvini che si «allarma» per le elezioni annullate, c’è pure il suo capolista alle europee, il generale Vannacci, che è arrivato a fare campagna per Georgescu, con tanto di video pre secondo turno nel quale si rivolgeva ai romeni all’estero.
© Riproduzione riservata