- L’elezione di Marc Angel alla vicepresidenza del Parlamento Ue è come un valzer sulla nave prima che affondi: incarna un’èra che sta finendo. In una sorta di rimozione collettiva del coinvolgimento del gruppo S&D nello scandalo Qatar, i socialisti hanno potuto rimpiazzare con un loro nome il posto prima occupato da Kaili. L’accordo con i popolari per la distribuzione degli incarichi regge ancora.
- Ma l’elezione di Angel ha un costo: la creazione di una nuova sottocommissione Salute a guida Ppe. L’equilibrio è fragile: non resisterà alle europee 2024; i popolari sono proiettati sull’alleanza tattica coi conservatori.
- E come se non bastasse, in un fronte progressista già indebolito e scomposto, a presentare una candidatura alternativa a quella socialista sono stati i Verdi, oltre ai sovranisti di ID. I pentastellati hanno sostenuto il nome green, segnando la distanza dal Pd.
L’elezione di Marc Angel alla vicepresidenza del Parlamento Ue è come un valzer sulla nave prima che affondi: incarna un’èra che sta finendo. In una sorta di rimozione collettiva del coinvolgimento del gruppo S&D nello scandalo Qatar, i socialisti hanno potuto rimpiazzare con un loro nome il posto prima occupato da Eva Kaili, anche lei proveniente da S&D e invischiata nel caso corruzione. L’accordo con i popolari per la distribuzione degli incarichi regge ancora, ma l’elezione di Angel ha un costo: la creazione di una nuova sottocommissione Salute a guida Ppe. Pure i liberali restano nell’alveo della “maggioranza Ursula”. L’equilibrio è fragile: non resisterà alle europee 2024; i popolari sono proiettati sull’alleanza tattica coi conservatori. E come se non bastasse, in un fronte progressista già indebolito e scomposto, a presentare una candidatura alternativa a quella socialista sono stati i Verdi, oltre ai sovranisti di ID che puntavano sulla leghista Annalisa Tardino. I pentastellati – ormai un pugno, dopo le varie scissioni – hanno sostenuto il nome green, segnando la distanza da S&D, e dunque dal Pd.
La scelta di Angel
Il nuovo vicepresidente, Marc Angel, è un lussemburghese di sessant’anni. Tra i colleghi eurodeputati è noto anche per il suo impegno per i diritti lgbt – fa parte dell’intergruppo dedicato – ma la sua presenza in un ruolo apicale all’Europarlamento serve soprattutto a puntellare il lavoro del commissario europeo Nicolas Schmit; anche lui lussemburghese e di famiglia socialista, in Commissione ha la delega a Lavoro e servizi sociali, e ha spinto direttive come quella sul salario minimo o sui lavoratori delle piattaforme. Angel è una garanzia, per i socialisti, su un tema che è nel dna del gruppo: giustizia sociale e lavoro.
Alle elezioni di metà mandato del Parlamento Ue, un anno fa, si è concretizzata l’alleanza
tra il Ppe e i conservatori di Meloni. L’Ecr ha infatti ottenuto una vicepresidenza. Quanto ai nomi socialisti, quello di Kaili, poi decaduta dall’incarico dopo lo scandalo tangentopoli, era già un segno di movimenti anomali. A indicare il suo nome era stata la capogruppo socialista, Iratxe García Pérez, ma la scelta era avvenuta non a favore, bensì a dispetto delle indicazioni del capodelegazione greco Nikos Androulakis, leader del Pasok: ha contestato la scelta perché Kaili era sempre più vicina alla destra di Nea Demokratia.Verso destra
Come mai nonostante lo scandalo il posto resta ai socialisti? Il Ppe ha scelto di mantenere lo schema di ripartizione degli incarichi concordato con i socialisti, ma durerà poco: i popolari sono proiettati verso la destra estrema di Ecr, alle elezioni 2024. Inoltre il sostegno a Angel è costato caro, non solo a S&D ma all’Europarlamento: l’accordo su quel nome frutta ora al Ppe l’istituzione, e la guida, di una nuova sottocommissione Salute. Negli anni degli acquisti comuni dei farmaci, non è cosa da poco. Scampata la candidatura di Raphaël Glucksmann come nome di punta dei socialisti – indigeribile per i macroniani – anche Renew ha votato per Angel. Il paradosso è che una delle candidature alternative ai socialisti è arrivata dal fronte progressista stesso, che si è quindi diviso: i Verdi hanno candidato la fustigatrice di Orbán, Gwendoline Delbos-Corfield, e pure i 5 Stelle l’hanno votata, memori di quando, un anno fa, il Pd non sostenne Fabio Massimo Castaldo come vice.
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