Arrivata finalmente la nomina, a oltre due mesi dalle elezioni legislative: la scelta del presidente è caduta sul caponegoziatore della Brexit, ex ministro e storico esponente dei Repubblicani. Alle 18 il passaggio di consegne
Il presidente francese Emmanuel Macron ha dato l'incarico di primo ministro a Michel Barnier. Ex ministro degli Esteri ed ex negoziatore della "Brexit" per la Commissione europea, Michel Barnier, ha 73 anni.
«Il presidente della Repubblica ha nominato primo ministro Michel Barnier, incaricandolo di instaurare un governo di unificazione al servizio del paese e dei francesi» ha annunciato l'Eliseo in un comunicato stampa.
«Questa nomina arriva dopo un ciclo di consultazioni senza precedenti durante il quale, in conformità con il suo dovere costituzionale, il presidente ha assicurato che il primo ministro e il futuro governo riunissero le condizioni per essere il più stabili possibili» aggiunge il comunicato stampa.
Il curriculum
Esponente della destra neogollista, appassionato di montagna (è nato a La Tronche, nelle Alpi francesi, vicino Grenoble), Barnier si è sempre definito come «patriota ed europeo». A 73 anni, diventa il più anziano primo ministro nella storia della Quinta Repubblica francese.
Barnier è stato per la prima volta ministro nel 1993, poi tre volte durante le presidenze di Jacques Chirac e Nicolas Sarkozy. È stato due volte commissario europeo a Bruxelles, poi, tra il 2016 e il 2021, ha guidato le trattative per l'uscita del Regno Unito dall'Ue, un compito difficilissimo, nel quale ha dimostrato le sue doti di negoziatore su scala continentale, suscitando fiducia e apprezzamento tra molti Stati membri.
Le reazioni
Immediate le critiche di Jean-Luc Mélenchon, leader della France Insoumise che ha polemizzato sulla scelta. «Michel Barnier non viene dal Nuovo Fronte Popolare che ha vinto le elezioni, ma da un partito che ha preso meno voti di tutti. L'elezione è stata rubata». Per Mélenchon «è in corso una negazione della democrazia» ha detto, incoraggiando i cittadini a scendere in piazza per la manifestazione del prossimo 7 ottobre.
Il presidente del Rassemblement National, Jordan Bardella, invece, ha annunciato che «giudicherà il discorso di politica generale» del nuovo premier, Michel Barnier, prima di decidere se voterà o no la sfiducia al suo governo.
«Noi chiederemo che le emergenze dei francesi, il potere d'acquisto, la sicurezza, l'immigrazione, siano finalmente affrontate - ha scritto Bardella su X - e ci riserviamo qualsiasi strumento politico di azione se così non sarà nelle prossime settimane».
Sulla stessa lunghezza d’onda Marine Le Pen: «Esigeremo che il nuovo capo del governo rispetti gli 11 milioni di francesi che hanno votato per il Rassemblement National e che rispetti le loro idee». «Saremo attenti al progetto che porterà avanti e attenti a garantire che le aspirazioni dei nostri elettori, che sono un terzo dei francesi, vengano ascoltate e rispettate» ha aggiunto Le Pen sul social X.
Polemici anche i socialisti: «La negazione della democrazia ha raggiunto l'apice: un premier del partito che è arrivato quarto e non ha nemmeno partecipato al fronte repubblicano. Entriamo in una crisi del regime» scrive su X Olivie Faure, segretario del Partito socialista francese.
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