Il presidente eletto Donald Trump balla su un’Europa più infragilita che mai. L’Eliseo fa il bis della strategia olimpica per far dimenticare la crisi politica
Con l’attitudine alla grandeur che esibisce da quando è in politica, il presidente francese Emmanuel Macron ha voluto fare le cose in grande, e non solo per la quantità di tempo e soldi necessari alla riapertura di Notre-Dame, dove questa domenica mattina si torna a cantar messa. La riapertura della cattedrale ha segnato anche il primo viaggio di Donald Trump in Europa dopo la vittoria, appaiato pure stavolta con Elon Musk, e il tentativo dell’Eliseo di avviare da protagonista la transizione al nuovo mondo trumpiano.
E poi, in un susseguirsi di fuochi d’artificio, c’è stata nel pomeriggio la triangolazione di Macron che ha disposto attorno allo stesso tavolo (del palazzo presidenziale) Trump e Volodymyr Zelensky, conclusasi con la stretta di mano tra presidente ucraino e presidente eletto Usa. E parallelamente, sempre nel pomeriggio, l’arrivo della premier Giorgia Meloni, con la quale Macron cerca di recuperare non solo per le alleanze tattiche sul Mercosur ma per il ruolo di lei come canale verso la nuova amministrazione. Insomma, esibizioni di protagonismo e macronismo.
Ma non è il caso di fermarsi allo scambio di complimenti e alle vigorose strette di mano tra l’uomo che sta per rioccupare la Casa Bianca e quello che rimane pervicace (ma sempre più fragile) all’Eliseo: in politica come per le cattedrali, nessun restauro di facciata può (né deve) cancellare la memoria del disastro.
Trump sul luogo del disastro
E se ne contano almeno un paio. C’è l’incendio che ha fatto collassare tetto e guglia della cattedrale il 15 aprile del 2019. All’epoca Donald Trump, proprio come Macron, era al suo primo mandato presidenziale, e – come i francesi non hanno certo dimenticato – piombava sul disastro via tweet: «Si faccia in fretta! Io proverei con gli aerei cisterna»; consiglio che per fortuna non è stato seguito, perché a detta degli esperti avrebbe pure peggiorato i danni alla struttura.
Poi c’è l’altro disastro, tutto politico, sul quale ancora una volta – stavolta proiettato sul secondo mandato – Trump è piombato via social: proprio mentre la sua sodale Marine Le Pen annunciava di essere pronta a far cadere il governo Barnier, lunedì il presidente eletto ha annunciato che avrebbe partecipato alla cerimonia di riapertura della cattedrale questo weekend. Nessuna occasione migliore per fare il primo viaggio europeo: anzitutto, l’invito è da Macron, che si è affrettato a congratularsi per la vittoria prima ancora che i risultati americani fossero definitivi; ma all’evento si incrociano anche altri capi di stato e di governo, a cominciare da Meloni, che a detta di Chigi ha deciso soltanto alla vigilia di accogliere l’invito alla cerimonia (già presidiata con la presenza di Sergio Mattarella).
Poi, ad accettare l’invito è Trump, il cui stile negoziale agli europei è ben noto dalla scorsa volta: divide et impera, o per dirla coi geografi politici, come Luiza Bialasiewicz, «il presidente eletto proporrà accordi bilaterali puntando a frammentare ulteriormente il consenso tra europei». In questa fase, per l’Europa la Germania è un motore in avaria, e pure la Francia non scherza: con il pretesto di aiutare Macron a fare i fuochi di artificio in una fase a dir poco complicata, Donald Trump inizia a ballare in testa a un’Unione europea che arranca. Il fatto che Elon Musk – arrivato questo sabato assieme a Trump, formalmente come suo invitato – avesse qualche giorno fa diffuso le immagini della cattedrale restaurata prima dell’Eliseo stesso contribuisce a dare la misura.
L’altra olimpiade di Macron
Macron: «È un grande onore riceverla». Trump: «È un grande onore per me essere qui». Lo scambio di politiche effusioni tra i due, con lo statunitense più complimentoso che mai («relazioni eccellenti le nostre, abbiamo avuto grande successo lavorando insieme») e con una prolungata stretta di mano come culmine, serve all’Eliseo a far dimenticare un attimo a chi osserva (in Francia e fuori) che di grandeur ne è rimasta poca.
La catena di scelte da lui avviate – lo scioglimento dell’assemblea, lo stallo prolungato, l’esclusione del Fronte popolare, il governo di minoranza costruito sull’appoggio di Le Pen e poi la caduta del governo stesso nel pieno di una legge di bilancio da approvare, infine gli ennesimi tentativi di trascinare la sinistra nel disastro con lui – rende uno dei paesi più cruciali per l’Unione anche uno dei più fragili. Questa estate il presidente aveva giustificato la paralisi (da lui stesso determinata) con una «tregua olimpica» e aveva coperto coi fasti delle cerimonie una crisi che così non si era mai vista. Ora che la crisi è se possibile pure peggiorata, Notre-Dame – scintillante per il weekend di riapertura – è (tatticamente parlando) una ennesima Olimpiade.
Da lunedì ci si attende che Macron indichi il nuovo premier, nel frattempo però – tra i fasti della cattedrale e il giro di valzer degli incontri – sia il presidente che i suoi ospiti sono proiettati sulla nuova era trumpiana.
La transizione francese
«È stato buono e produttivo il nostro trilaterale», ha dichiarato ad esempio Zelensky dopo il passaggio all’Eliseo: «Trump è come sempre risoluto. Lo ringrazio. E ringrazio pure Macron, per aver organizzato l’importante incontro».
Logorato a seguito delle sue stesse scelte politiche, e regista di fatto della normalizzazione dell’estrema destra che diceva di voler arginare, il presidente francese scommette tutto sul potere che verrà. Non il suo, ma quello di Trump e Musk.
Basti pensare che da tempo ha già invitato l’imprenditore più ricco del mondo (e più in conflitto di interesse, essendo pure membro del governo Usa che verrà) a partecipare assieme a Trump a un “summit sull’intelligenza artificiale” da tenersi in Francia a febbraio. Macron ha pure acconsentito a sfilare Thierry Breton, il commissario più inviso a Musk, dalla commissione von der Leyen 2: l’Eliseo è già proiettato a imbonirsi Washington. Gli resta da convincere i francesi sempre più infuriati con lui.
© Riproduzione riservata