L’ex capo di stato francese è stato condannato per irregolarità nella campagna elettorale del 2012. Non andrà in prigione ma dovrà portare il braccialetto elettronico. Il tribunale: «Fatti di una gravità senza precedenti»
L’ex presidente francese Nicolas Sarkozy è stato riconosciuto colpevole di finanziamento illecito della campagna per l’elezione del 2012 e condannato a un anno di carcere senza condizionale. È la pena massima prevista per l’accusa che era stata formulata.
L’ex capo di stato non andrà in prigione: il tribunale di Parigi ha precisato che «la pena sarà eseguita sotto il regime della sorveglianza elettronica». I legali di Sarkozy hanno già presentato appello e quindi il processo riprenderà tra qualche mese.
L’ex presidente della Repubblica, 66 anni, non era presente alla lettura della sentenza e durante il processo ha partecipato solo una volta alle audizioni. «Sono responsabile politicamente e amministrativamente, ma non penalmente», aveva detto l’ex presidente nel giugno scorso.
L’unico dirigente dell’Ump ad aver riconosciuto la frode è stato Jérôme Lavrilleux, che è stato condannato a tre anni di carcere. In tutto sono 13 i dirigenti del partito condannati per complicità.
Il caso Bygmalion
La condanna di Sarkozy, marito dell’italiana Carla Bruni, arriva nell’ambito del «caso Bygmalion», un sistema di doppie fatturazioni che puntava a nascondere lo sforamento delle spese elettorali. L’allora presidente in carica «conosceva l’ammontare del plafond, fissato a 22 milioni di euro, e sapeva che non bisognava superarlo», ha detto la presidente del tribunale, Caroline Viguier.
«Eppure Sarkozy permise nuove iniziative e omise di esercitare un controllo sulle spese», ha aggiunto Viguier. L’ex presidente, poi sconfitto da François Hollande al secondo turno, avrebbe sforato le spese elettorali di circa 16 milioni.
Si tratta della seconda condanna per l’ex capo di stato, che a marzo era stato dichiarato colpevole per corruzione e traffico di influenze e condannato a tre anni di carcere.
Sarzoky aveva tentato di ottenere informazioni da un magistrato nel 2014, a proposito di un procedimento legale in cui era coinvolto nell’ambito del caso Bettencourt, un’ulteriore inchiesta relativa a un possibile finanziamento libico per la campagna presidenziale del 2007.
© Riproduzione riservata