- Su conflitti di interesse, influenze improprie e porte girevoli, è il momento di fare chiarezza in tutte le istituzioni europee. Anche Ursula von der Leyen non può esimersi: è questo il messaggio che un gruppo di eurodeputati verdi ha appena spedito per lettera alla Commissione europea.
- La presidente von der Leyen ha cominciato il suo mandato con grandi annunci sulla «trasparenza», ma si avvia a concluderlo all’insegna dell’opacità. Il modo in cui ha gestito gli acquisiti dei vaccini, i messaggini mai resi pubblici con Pfizer, hanno già messo in allerta la mediatrice europea, la Corte dei conti Ue e la procura europea. A ciò si aggiunge il caso del marito Heiko, che ha incarichi di spicco in una società che ha beneficiato anche di fondi europei.
- Il suo ruolo nell’hub di Padova e per Orgenesis Germania è stato portato alla luce dagli articoli di Domani, ai quali fa riferimento la lettera a firma di Michèle Rivasi, David Cormand, Rosa D’Amato, Damien Careme, Claude Gruffat, Bénoit Biteau, François Alfonsi e Caroline Roose. Gli eurodeputati pretendono chiarezza sui potenziali conflitti di interesse, in un momento in cui «la credibilità del progetto europeo è in gioco».
Su conflitti di interesse, influenze improprie e porte girevoli, è il momento di fare chiarezza nelle istituzioni europee. Spinge in questa direzione un gruppo di eurodeputati verdi, che mentre le attenzioni di tutti sono concentrate sullo scandalo Qatar, tiene a ricordare gli obblighi di trasparenza anche alla Commissione europea. La presidente Ursula von der Leyen, infatti, ha cominciato il suo mandato con grandi annunci su «trasparenza» e «comitati etici», ma si avvia a concluderlo all’insegna dell’opacità. Il modo in cui la presidente della Commissione ha gestito gli acquisiti dei vaccini, coi messaggini mai resi pubblici con Pfizer, ha già messo in allerta la mediatrice europea, la Corte dei conti Ue; ed è in corso una indagine della procura europea. A questo scenario si aggiunge il caso di Heiko von der Leyen, segnalato proprio su Domani, e sul quale si incentra la lettera a firma di Michèle Rivasi, David Cormand, Rosa D’Amato, Damien Careme, Claude Gruffat, Bénoit Biteau, François Alfonsi e Caroline Roose.
L’inchiesta di Domani
Le dimissioni di Heiko von der Leyen dal comitato di sorveglianza della fondazione di Padova che lavora ai farmaci del futuro, rivelate da Domani, mostrano che quell’incarico aveva un potenziale esplosivo, con quel cognome in una fondazione finanziata coi soldi Ue del Pnrr e che ha tra i partecipanti i big dei vaccini. Ursula von der Leyen non ha mai segnalato quel ruolo – al quale il marito ha poi rinunciato – nella sua dichiarazione di interessi. Dopo le dimissioni di lui, il ruolo di Orgenesis nell’hub resta. C’è poi un altro punto: da agosto Heiko von der Leyen è anche amministratore delegato di Orgenesis Germany GmbH. Inoltre quello di Padova non è l’unico caso nel quale Orgenesis può avvantaggiarsi di fondi pubblici. Le dimissioni del marito della presidente Ue dal comitato di sorveglianza di Padova non hanno certo chiuso il tema del conflitto di interessi a casa von der Leyen e a palazzo Berlaymont.
La lettera degli eurodeputati
Proprio facendo riferimento al lavoro giornalistico di Domani, gli eurodeputati verdi chiedono spiegazioni alla Commissione europea. Si rivolgono in particolare alla commissaria Vera Jourová, perché ha la delega alla trasparenza e allo stato di diritto. «Lo scandalo in corso all’Europarlamento ha un impatto devastante su tutta Europa, e questo è il momento di agire per fare pulizia di tutti i casi non solo di corruzione ma pure di conflitti di interesse nelle istituzioni europee». Von der Leyen, scrivono gli eletti, si è detta sconcertata per il caso Qatar e aveva promesso trasparenza, «eppure non ha fatto nulla per reagire ai casi di porte girevoli, né per rivedere le regole di trasparenza e di etica». Poi la lettera entra nel merito del caso Heiko von der Leyen: «Siamo particolarmente preoccupati dopo aver letto gli articoli pubblicati in Italia e in Germania riguardo all’attività di Orgenesis, società americana attiva nei paesi europei e per la quale lavora il marito della presidente von der Leyen».
Fare chiarezza
Gli eurodeputati mettono in fila i fatti, portati alla luce dalla stampa: Heiko von der Leyen dirige Orgenesis Germany GmbH. Era anche nel comitato di sorveglianza dello hub di Padova. Orgenesis e le sue filiali europee non sono nel registro di trasparenza Ue. Un consorzio diretto da una filiale (Mida Biotech) ha ricevuto quattro milioni di euro nella cornice dei finanziamenti europei per la ricerca e l’innovazione. «Il marito della presidente della Commissione europea ha un ruolo manageriale di primo piano in quanto direttore medico e direttore generale di una società privata, coinvolta in progetti finanziati o cofinanziati coi programmi europei. Porsi domande su eventuali conflitti di interesse è a dir poco legittimo».
Quindi la richiesta alla commissaria Jourová, perché verifichi che tutto questo sia compatibile col ruolo istituzionale di Ursula von der Leyen. Gli eurodeputati segnalano anche l’urgenza di un organo etico indipendente che abbia potere di indagine e di sanzione. «Mostriamo di essere davvero esemplari – è l’esortazione finale – visto che oggi è in gioco la credibilità del progetto europeo.
© Riproduzione riservata