La questura di Bergamo ha deciso di congelare per almeno due settimane il rimpatrio di 57 orfani ucraini accolti due anni e mezzo fa in Val D’Imagna per i quali il governo di Kiev aveva chiesto il rimpatrio immediato.

Le agenzie internazionali per la protezione dei minori avevano dato per lo più pareri negativi per tutelare i minori traumatizzati fuggiti a marzo 2022 da due orfanotrofi di Berdyansk sul Mar Nero. Metà del gruppo originario, composto da 115 bambini accolti, è già stato riportato in Ucraina, dove tanti minori vengono rapiti dalle truppe russe. Il gruppo dei 56 sarebbe dovuto partire il 16 agosto, ma le domande delle agenzie di protezione internazionale tutrici di 34 di loro (da Unhcr a Unicef), hanno bloccato la procedura, nonostante fossero arrivati in Italia anche un gruppo di psicologi ucraini per gestire il ritorno a casa dei bambini. Per altro, molti degli orfani sono in cura negli ospedali di Bergamo per diverse e gravi patologie. 

I dubbi

«Come Unhcr siamo preoccupati, l'Ucraina è un Paese ancora in guerra. Decidere di rimpatriare i bambini dall'Italia ci lascia perplessi non per la decisione in sé, ma per le tempistiche» dice Filippo Ungaro, portavoce di Unhcr italia. Sulla stessa falsariga l’Unicef: «Parliamo di bambini e ragazzi che dovrebbero tornare in un Paese in guerra. Per questo, e soprattutto in questi casi, occorre che vengano protetti secondo le norme del diritto internazionale» aggiunge Andrea Iacomini, portavoce dell’agenzia. 

Non è ben chiara la ragione per cui per il governo di Kiev sia diventata una priorità riportare in patria i minori, nonostante una gran parte dei rifugiati dai 6 ai 16 anni avrebbero espresso il desiderio di restare. 

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