L’ex vicepresidente sostiene che sia stata violata la sua immunità perché sarebbe stata monitorata dai servizi segreti, mentre partecipava alla commissione d’inchiesta sull’utilizzo di software spia
Eva Kaili ha fatto ricorso al parlamento europeo perché, sostiene, sarebbe stata violata la sua immunità parlamentare, nel corso delle indagini sullo scandalo del Qatar. Come spiegano i suoi legali in una nota, Kaili è stata «monitorata dai servizi segreti durante il periodo in cui ha partecipato alla commissione Pega», la commissione d’inchiesta che sta indagando sull’uso di Pegasus e di altri software-spia.
L’europarlamentare greca, già vicepresidente del parlamento, agli arresti per quasi sei mesi (di cui quattro in carcere e due ai domiciliari) ed è stata poi rilasciata il 25 maggio con condizioni. Ha sempre negato le sue responsabilità in merito alla presunto sistema di corruzione che coinvolge Qatar e Marocco.
In un’intervista al Corriere della Sera, Kaili aveva già denunciato l’attività dei servizi segreti: «Dal fascicolo giudiziario i miei avvocati hanno scoperto che i servizi segreti belgi avrebbero messo sotto osservazione le attività dei membri della commissione speciale Pegasus», aveva detto Kaili. «Il fatto che i membri eletti del Parlamento siano spiati dai servizi segreti dovrebbe sollevare maggiori preoccupazioni sullo stato di salute della nostra democrazia europea. Penso sia questo il vero scandalo».
L’argomento aveva già toccato anche l’Europarlamento. Nell’ultima seduta plenaria, la presidente, Roberta Metsola, aveva annunciato che Kaili aveva formalmente richiesto una «difesa dell’immunità», chiedendo ai suoi colleghi parlamentare se la sua immunità legale sia stata violata.
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