La Commissione europea non rivela gli accordi con le aziende sui vaccini ma gli europarlamentari rivendicano trasparenza e ora potranno sbirciare a patto di non riferire nulla
- La trasparenza sugli accordi fra l’Ue e i colossi farmaceutici per i vaccini è appesa alla volontà delle aziende. Bruxelles lo ha concesso in sede di negoziato, e i governi hanno concordato che andasse così: a loro, in via confidenziale, le informazioni arrivano.
- È agli europarlamentari e all’opinione pubblica che non trapelano. Va a finire che bisogna ringraziare una delle aziende, CureVac, se da oggi gli eletti possono sbirciare uno dei contratti.
- Entrano in una stanza, soli, non possono prendere appunti, firmano un vincolo di segretezza. Piccola breccia in un contesto di grande opacità.
La trasparenza sugli accordi stretti fra l’Ue e i colossi farmaceutici per i vaccini è appesa alla volontà delle aziende. Bruxelles lo ha concesso in sede di negoziato, e i governi hanno concordato che andasse così: a loro, in via confidenziale, le informazioni arrivano. È agli europarlamentari e all’opinione pubblica che non possono trapelare. Va a finire che bisogna ringraziare una delle aziende, CureVac – che non ha ancora ricevuto l’autorizzazione per il suo vaccino – se da oggi è in corso una inusuale processione a Bruxelles.
La black room
Gli europarlamentari che ne fanno richiesta, possono recarsi in rue Belliard, nella sede della direzione generale Sanità della Commissione europea, e a turno prendere visione del contratto siglato dall’Ue con CureVac. Prima di entrare in un’apposita stanza, devono firmare un “accordo di riservatezza”: promettere di non divulgare ciò che leggeranno. Dentro, non possono fare foto, prendere appunti, né avvalersi di assistenti. Dopo 50 minuti, fuori. La stanza apre 4 ore al giorno, fino a venerdì, ma si punta a prolungare: causa pandemia tanti eletti non sono in città, e il tempo è troppo poco per tutti. Quella che in gergo istituzionale è chiamata reading room, stanza di lettura, vista la segretezza è più una black room. L’esperienza ricorda ciò che successe nel 2014, quando viste le pressioni della società civile e degli eletti europei, dopo l’intervento dell’ombudsman, la Commissione acconsentì a mostrare agli europarlamentari – in condizioni altrettanto esoteriche, senza cellulari né penne – alcune parti dell’accordo di libero scambio che l’Ue stava negoziando con gli Usa, il Ttip. Ma qui si tratta di vaccini, questione di vita o di morte nel pieno di una crisi. Ed è solo sulla base delle soffiate degli europarlamentari disobbedienti – sono costretti a firmare per garantire il proprio silenzio – che forse qualcosa verrà fuori sul patto tra istituzioni europee e colossi del farmaco.
Opacità ed ex lobbisti
Sarà comunque solo una parte: la versione di contratto a disposizione sarà privata di alcune parti ed editata per l’occasione. Tra le parti rimosse, quelle riguardanti il prezzo, i luoghi di produzione, e due clausole sulle responsabilità in caso di effetti collaterali o ricorsi. «La trasparenza è un valore dell’Ue» ha twittato la commissaria alla Salute Stella Kyriakides, per poi concludere che «più aziende dovrebbero seguire l’esempio di CureVac»: per quel poco che si sa, si ringrazino le corporation. I presidenti di tre commissioni dell’Europarlamento hanno chiesto, invano, trasparenza a Bruxelles. La commissione per il Controllo sul bilancio rivendica che «noi votiamo il bilancio europeo e dovremmo poter controllarne l’uso». Michèle Rivasi, dei verdi, chiede: «Come sono stati calcolati i prezzi? Come sono stati usati i 2,6 miliardi ai laboratori nel 2020? Chi sarà responsabile in caso di effetti secondari?». Marc Botenga, della sinistra europea, dice che «visti i soldi che gli europei mettono in quei vaccini, è surreale l’opacità». Botenga ha formulato parecchie domande di chiarimenti, ma Bruxelles svicola. Non sono pubblici neppure i nomi dei negoziatori; tra le sue “domande”, una riguarda la presenza fra loro di un ex lobbista delle aziende farmaceutiche nonché comproprietario di un’azienda del settore, Richard Bergström. Il Corporate Europe Observatory, che sorveglia sulla commistione tra corporation e istituzioni, da poco si è rivolto all’ombudsman europeo lamentando mancanza di trasparenza sui contratti e sul team negoziale. Olivier Hoedeman, che segue il dossier, dice: «Abbiamo dovuto stilare i due reclami perché la Commissione ci tiene all’oscuro e usa tattiche dilatorie».
La versione di Bruxelles
Questa mattina Sandra Gallina, a capo della direzione generale Salute della Commissione, e caponegoziatrice dell’Ue nelle contrattazioni sui vaccini fatte con le aziende, ha interloquito con gli europarlamentari. Dice che che «nonostante qualche problema iniziale ora le dosi arrivano regolarmente ai paesi». Nel caso di Moderna, le consegne inizieranno «presto, in settimana». Gli stati, ogni due settimane, dovranno aggiornare i dati sulle vaccinazioni in un sistema telematico Ue, per un quadro completo e trasparente sui progressi nei paesi. «Al momento l’Ue ha a disposizione dosi per 380 milioni di persone» e «le consegne più importanti avverranno da aprile». Sui 30 milioni di dosi per i quali la Germania è nell’occhio del ciclone, visto che non si possono fare accordi bilaterali fuori dalla contrattazione comune, Gallina dice che «non è possibile e non mi risulta». L’exit strategy di Bruxelles è: «Questione irrilevante, una volta che a tutti gli stati arriverà la loro quota»; ciò che Berlino si è procacciata in più, verrà sottratto dal computo della seconda quota.
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