Gli eurodeputati ungheresi hanno annunciato durante la sessione plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo che l’Ungheria ha chiesto la revoca dell’immunità per l’eurodeputata Ilaria Salis. Adesso comincerà un iter che passerà dalle Commissioni, dove Salis verrà ascoltata, e tra qualche mese il voto verrà portato in plenaria.

L’eurodeputata, che pochi giorni fa aveva tenuto un discorso molto duro nei confronti del sistema carcerario dell’Ungheria proprio davanti a Viktor Orbán, ha prontamente risposto sul suo profilo Instagram augurandosi che «il parlamento scelga di difendere lo stato di diritto e i diritti umani, senza cedere alla prepotenza di una “democrazia illiberale” in deriva autocratica che, per bocca anche dei suoi stessi governanti, in diverse occasioni mi ha già dichiarato colpevole prima della sentenza».

«In gioco – ha continuato Salis –  non c'è solo il mio futuro personale, ma anche e soprattutto cosa vogliamo che sia l’Europa, sempre più minacciata da forze politiche autoritarie. Non sussistono le condizioni minime affinché in Ungheria possa svolgersi un processo giusto. Né per me, né per Maja, né per nessun oppositore politico, tantomeno se antifascista». 

Il caso Salis 

Da quando il suo caso è diventato di dominio pubblico, Salis si è sempre definita come «un’insegnante precaria antifascista», cresciuta a Milano, ha militato nei movimenti dal basso, come quello della lotta per la casa. La sua storia “pubblica” comincia l’11 febbraio 2023, quando va a Budapest in occasione dell’Honor Day, commemorazione delle SS non autorizzata dal governo, e partecipa a una contromanifestazione anti-nazista dove viene accusata di aggressione verso due neo nazisti. Per questo motivo –anche se i due non hanno sporto alcuna denuncia – viene arrestata insieme ad altri due cittadini tedeschi.

All’insegnante 39enne vengono contestati i reati di «violenza» e «lesioni». Per la giustizia ungherese rischiava fino a 11 anni di carcere, che potevano salire a 24 se le lesioni sugli aggrediti fossero state confermate come «potenzialmente letali», nonostante i due se la siano cavata con una prognosi da 5 a 8 giorni.

Nel giugno 2023 le vengono rinviati per la prima volta gli arresti domiciliari, a novembre dello stesso anno viene rinviata a giudizio. A differenza dei due compagni con cui è stata arrestata sceglie di non patteggiare dichiarando la propria innocenza. 

Il suo caso entra nel dibattito pubblico il 29 gennaio 2024 quando i media diffondono un’immagine che la ritrae in catene in aula di tribunale legata a mani e piedi e tenuta al guinzaglio da un’agente di polizia. La fotografia, che viene autorizzata dalla stessa Salis, fa il giro del mondo e suscita moti d’indignazione da più parti, anche in politica.

Siccome la vicenda non viene risolta per vie diplomatiche, si comincia a opzionare l’ipotesi di una candidatura alle europee per darle l'immunità parlamentare e liberarla, almeno temporaneamente. Il Pd è il primo partito che si propone, ma questa ipotesi viene scartata dal padre di Salis che in quei mesi diventa il portavoce della figlia. A metà aprile Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni di Alleanza Verdi e Sinistra (Avs) annunciano la candidatura di Ilaria Salis alle elezioni europee di giugno 2024. 

Poco dopo l’annuncio della sua candidatura le vengono accordati gli arresti domiciliari e lascia il carcere di Budapest, dove aveva passato gli ultimi 15 mesi. Alle europee Salis ottiene 175mila preferenze venendo eletta come europarlamentare all’interno della lista di Avs. 
Il 14 giugno, una settimana dopo l’elezione al parlamento europeo, la polizia ungherese le toglie il braccialetto elettronico rimettendola in libertà.

Per via dell’immunità di cui godono gli europarlamentari, per riarrestarla – in carcere o ai domiciliari – Budapest deve chiedere l’autorizzazione al parlamento europeo. È ciò che ha fatto oggi, 22 ottobre.

C’è un altro caso in Ungheria: quello di Maja T.

Al momento nel carcere di Budapest c’è un’altra persona che vive nella precedente condizione dell’eurodeputata, si tratta di Maja T., attivista non binary proveniente dalla Germania. È accusat* di aggressioni ai danni di due neonazisti che sarebbero avvenuti nella stessa circostanza di Salis: durante il giorno della celebrazione dell’Honor Day. 

Maja a differenza di Salis non era stat* arrestat* subito in Ungheria. Giovedì 27 giugno 2024 la corte d’appello aveva dichiarato ammissibile la richiesta di mandato d’arresto europeo, quella stessa notte la polizia tedesca aveva prelevato Maja dal carcere di Dresda dove era rinchius* e l’aveva portat* in Ungheria dove si trova tutt’ora. 

In un’intervista al giornale tedesco Mdr, Maja ha commentato la sua prigionia in Ungheria: «A mio parere, il vitto è molto scarso. I prodotti igienici mi sono stati sequestrati. In alcune zone è sporco, ci sono innumerevoli cimici e scarafaggi. C'è una telecamera nella mia cella che è sempre accesa». Aggiungendo che ha percepito come molestie alcuni controlli della polizia: «Ogni giorno dovevo spogliarmi completamente davanti agli agenti. Si tratta a tutti gli effetti di perquisizioni intime».

E poi come per Salis c’è l’isolamento: «Sono rinchiusa in cella per 23 ore, e posso stare nel cortile per un'ora e sempre da sola. Ho brevi contatti con gli agenti durante il giorno e contatti molto limitati con la mia famiglia per telefono».

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