La Commissione mantiene l’opacità sulla gran parte dei contratti stipulati con Big Pharma per i vaccini. La mediatrice (o “ombudsman”) europea Emily O’Reilly accoglie entrambi i reclami che le sono arrivati e avvia la sua indagine. Procederà in modo rapido e darà un primo riscontro già a fine mese
La mediatrice europea (“ombudsman”, cioè “difensore civico”) Emily O’Reilly ha deciso di accogliere le preoccupazioni della società civile, condivise pure da molti europarlamentari, e di investigare quindi sulla segretezza mantenuta dalla Commissione europea per quel che riguarda i contratti sui vaccini.
L’indagine seguirà un iter accelerato rispetto al normale, vista l’impellenza della questione, e già alla fine di questo mese arriverà un primo aggiornamento. L’ombudsman ha già avviato l’iter: l’ufficio di O’Reilly ha infatti già contattato la Commissione.
Attualmente Bruxelles ha reso pubblico parzialmente soltanto uno degli accordi, quello stilato con CureVac, e ha condizionato la trasparenza sugli altri alla volontà delle aziende stesse.
I reclami
L’intervento dell’ombudsman arriva a seguito di due reclami fatti dal Corporate Europe Observatory, che sorveglia sulla commistione tra corporation e istituzioni. Questo mese Ceo si era rivolto all’ombudsman europeo lamentando mancanza di trasparenza sia sui contratti che sulla composizione del team negoziale che ha svolto le trattative. Olivier Hoedeman, che segue il dossier, dice: «Quattro mesi fa abbiamo presentato le nostre richieste di informazioni per far luce sui negoziati con Big Pharma, ma la Commissione continua a tenerci all’oscuro e usa tattiche dilatorie. La trasparenza invece è fondamentale, sia per la democrazia che per la fiducia nelle istituzioni».
Il «rifiuto» di Bruxelles
Nella risposta, positiva, appena arrivata a Hoedeman dallo staff di O’Reilly, si trova la conferma che i reclami sono stati recepiti e che l’ombudsman procederà in tempi brevi, con un aggiornamento atteso già per fine mese. Nella lettera si prende atto che «per quel che riguarda la richiesta di accesso fatta da Ceo sull’accordo siglato con AstraZeneca a settembre, Bruxelles ha riferito di dover proteggere gli interessi dell’azienda, mentre nel reclamo fate presente il prevalere dell’interesse pubblico, dunque la necessità di pubblicarlo almeno parzialmente. Per quel che riguarda gli altri documenti sui negoziati, la Commissione non ha identificato alcun documento né ha assunto decisioni, dunque ha implicitamente rifiutato di dare accesso a quei documenti. La richiesta di accesso ai documenti dovrebbe invece esser soddisfatta in tempi rapidi. Ecco perché affronteremo il dossier con solerzia».
Le pressioni dell’Europarlamento
Intanto anche l’assemblea degli eletti europei continua a fare pressing sulla Commissione per avere trasparenza sui contratti. Proprio ieri sei europarlamentari verdi hanno spedito una lettera a Ursula von der Leyen ribadendo la richiesta di accesso agli atti. «C’è un evidente interesse pubblico nel disvelare questi documenti ed è diritto degli europarlamentari, in quanto rappresentanti dei cittadini europei, poter avere trasparenza, visto e considerati che 2,85 miliardi di denaro pubblico sono stati usati da queste aziende». Per quel che si può intuire dagli stralci dell’unico contratto reso parzialmente pubblico, quello con Curevac, «è lecito pensare che i contribuenti europei dovranno anche rimborsare le case farmaceutiche in caso di danni e di effetti collaterali causati dai vaccini ai cittadini stessi», scrivono Tilly Metz, Margrete Auken, Ville Niinisto, Jutta Paulus, Michèle Rivasi e Kim van Sparrentak.
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