La Commissione europea ha dato il proprio via libera all’ingresso nell’Ue di Ucraina e Moldavia, ritenendo che entrambi i paesi soddisfino le condizioni necessarie per avviare i negoziati. La conferma è arrivata da Ana Pisonero, portavoce del commissario per l’Allargamento e la politica di vicinato, l’ungherese Olivér Várhelyi. 

I requisiti «sono stati raggiunti e ora spetta agli Stati portare avanti la discussione sui prossimi passi», ha detto. Il Consiglio europeo aveva dato il proprio ok per aprire i negoziati di adesione con Kiev e Chișinău a dicembre del 2023, e di concedere lo status di Paese candidato alla Georgia

È solo il primo step di un percorso che si preannuncia lungo e che non si concluderà prima del 2030. Perché l’ingresso nell’Unione europea richiederà inevitabilmente ai due pasi una serie di riforme giudiziarie, economiche e costituzionali. E perché la decisione dovrà essere presa all’unanimità; e tra i 27 c’è chi è contrario all’adesione di Kiev. Tra questi il primo ministro ungherese Viktor Orban, che da luglio presiederà il semestre di presidenza del Consiglio dell’Unione europea, conferendogli il potere di fissare l’ordine del giorno e presiedere le riunioni ministeriali.

Orban stesso era stato l’ostacolo principale per il via libera del Consiglio europeo ai negoziati, resa possibile proprio dalla scelta del premier ungherese di lasciare l’aula al momento della decisione.

L’ingresso dei due paesi è stato il tema al centro della riunione di oggi 7 giugno dei 27 ambasciatori del Comitato dei rappresentanti permanenti (Coreper) nella sessione dedicata specificatamente a Moldavia e Ucraina. La Commissione europea – ha aggiunto la portavoce – ritiene inoltre che la conferenza intergovernativa per il Montenegro potrebbe tenersi rapidamente, alla luce dei recenti passi positivi compiuti e dei requisiti soddisfatti.

In ogni caso il via libera della Commissione presieduta da Ursula von der Leyen è il primo passo formale di un percorso – quello verso l’Unione europea – iniziato, nel caso ucraino, almeno dal 2014, ma che è fortemente accelerato dal 24 febbraio 2022, da quando Mosca ha invaso Kiev. Anche per la Moldavia le preoccupazioni e le conseguenti aspirazioni sono le stesse. Nel Paese c’è una regione filorussa, la Transnistria, in cui sono di stanza migliaia di militari di Mosca. 

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