Dalla A di “aborto” alla U di “Ungheria”, in campagna elettorale la leader di Fratelli d’Italia ha cercato soprattutto di non sbilanciarsi per tranquillizzare chi guardava con preoccupazione alla sua ascesa. Le sue posizioni, però, sono chiare e facilmente ricostruibili anche grazie alle scelte del passato. Vademecum per difendersi dal melonismo
A breve sapremo in maniera ufficiale con quale percentuale di voti l’Italia ha premiato Giorgia Meloni. La campagna elettorale è stata breve e più segnata dalle polemiche che dal dibattito.
La leader di Fratelli d’Italia ha cercato più che altro di non sbilanciarsi per non dare ragione ai suoi detrattori e rassicurare soprattutto chi guarda, con una certa apprensione, al futuro del nostro paese.
Ma le posizioni di Meloni possono comunque essere ricostruite, sia attraverso le sue parole nei comizi e nelle piazze, che attraverso le sue scelte politiche degli anni passati: dalla A di “aborto” alla U di “Ungheria” ecco un vademecum del pensiero meloniano.
Aborto
Giorgia Meloni ha aperto la sua campagna elettorale ad Ancona, esaltando il “sistema Marche”, regione guidata da Fratelli d’Italia nel 2020, con Francesco Acquaroli. Proprio le Marche hanno rifiutato di adottare le linee guida del ministero della Salute per l’uso della pillola abortiva RU486. È lo stesso territorio dove il 70 per cento dei ginecologi risulta obiettore (dato 2020).
Meloni è intervenuta più volte sul tema, parlando di diritto a non abortire. Al programma di La7 Non è l’Arena, ha detto: «Non intendo abolire la legge 194 e non intendo modificare la legge 194. Voglio applicare la legge 194, aggiungere un diritto: se oggi ci sono delle donne che si trovano costrette ad abortire, per esempio perché non hanno soldi per crescere quel bambino, o perché si sentono sole, voglio dare loro la possibilità di fare una scelta diversa, senza nulla togliere a chi vuole fare la scelta dell’aborto».
Tra i punti principali del suo programma c’è quello di incentivare la natalità e la genitorialità: «L’Italia è destinata a scomparire. Serve un piano imponente, anche sul fronte culturale, per riscoprire la bellezza della genitorialità».
Carcere
La giustizia non è uno degli argomenti preferiti di Meloni, che tuttavia entra nel merito in particolare del sistema carcerario. Le carcere italiane vivono da anni in una condizione di sovraffollamento (su circa 49 mila posti effettivi, che si sono ridotti a causa del covid, i detenuti sono 55mila) e nel solo 2022 si sono suicidate 57 persone. Meloni ha detto di essere «giustizialista nella fase della pena» e di non essere d’accordo «alle alternative al carcere. In Italia di fronte al sovraffollamento invece di aumentare la capienza delle carceri depenalizziamo i reati». La sua ricetta è quella di «inserire l’obbligo di rientro per chi deve scontare la pena nel proprio paese, e cosi liberiamo le carceri dagli immigrati».
Clima
L’agenda politica di Giorgia Meloni non prevede interventi precisi in materia di transizione ecologica, che è uno dei temi meno affrontati anche nei suoi comizi e nemmeno alla conferenza programmatica di FdI dello scorso aprile. Gli argomenti più utilizzati sono quelli delle «estrazioni domestiche», con trivellazioni nel mar Adriatico per far fronte al fabbisogno interno estraendo gas, anche se il quantitativo coprirebbe solo in piccola parte le necessità nazionali e anche se al referendum del 2016 FdI si era espressa contro. Nel programma del centrodestra si trova poi l’ipotesi di aprire centrali nucleari. Le uniche proposte di Meloni riguardano la «tutela delle coste e dei mari» e azioni di piantumazione di nuovi alberi. La chiave con cui si guarda alla transizione ecologica, tuttavia, è sempre quella di tutela delle attività produttive.
Covid
In campagna elettorale, Meloni ha affrontato anche il tema della pandemia e di come gestirla se si riaffacciasse in autunno. «Libertà vale anche per come intendiamo affrontare l’eventuale ritorno di una pandemia. Noi non accetteremo più che l’Italia sia l’esperimento dell’applicazione del modello cinese a un Paese occidentale. Il “modello Speranza” ci ha regalato una nazione che aveva le più grandi restrizioni e, allo stesso tempo, i più alti tassi di contagio e di mortalità» e ha aggiunto: «Non piegheremo più le nostre libertà fondamentali a questi apprendisti stregoni».
Nel programma, infatti, è previsto che non ci sia più obbligo vaccinale ma solo raccomandazioni e nessun Green Pass: «no all’introduzione di strumenti di controllo digitale di massa e di compressione delle libertà individuali».
Devianze
Tra le gaffe di Meloni in campagna elettorale, c’è stato un video in cui ha parlato di «devianze giovanili», una categoria nella quale ha fatto rientrare «droga, tabagismo, ludopatia, autolesionismo, obesità, anoressia, bullismo, baby gang, hikikomori», molte delle quali sono patologie da curare con supporto medico. Secondo Meloni, invece, possono essere risolte con la valorizzazione dello sport e degli stili di vita sani. Le sue parole hanno colpito soprattutto i più giovani: sui social e in particolare su Tik Tok molti influencer, tra cui Carlotta Fiasella con oltre 2,5 milioni di follower, le hanno risposto stigmatizzando l’uso di un termine come «devianze» per definire malattie da cui molti ragazzi e le loro famiglie faticano ad uscire.
Meloni si è difesa dalle polemiche dicendo di essere stata anche lei una ragazza obesa e che «per devianze si intende uso di sostanze stupefacenti, abuso di alcool, il tema del bullismo e della microcriminalità e quello dei disturbi del comportamento alimentare. A me ha salvato lo sport perché lo sport salva un sacco di gente».
Dio, patria e famiglia
Il motto ripetuto spesso in campagna elettorale è «Dio, patria e famiglia», che riassume la frase diventata anche tormentone web e da cui lei ha tratto il titolo della sua autobiografia Io sono Giorgia. «Io sono Giorgia, sono una madre, sono italiana, sono cristiana», aveva urlato dal palco di San Giovanni a Roma nel 2019, dicendo che «Vogliono che siamo genitore 1, genitore 2, genere LGBT, cittadini x, dei codici. Ma noi non siamo dei codici, Noi siamo delle persone e difenderemo la nostra identità».
La scelta dello slogan «Dio, patria e famiglia» è stato oggetto di polemiche perchè diffuso durante il ventennio fascista e comunemente attribuito a Benito Mussolini. Meloni ha ricordato che si tratta di un motto mazziniano (che però aggiungeva anche “Umanità” tra i doveri dell’uomo) e quindi proveniente dalla tradizione socialista, che è la stessa matrice culturale in cui si è formato e da cui lo ha attinto Mussolini.
Diritti civili
Meloni ha garantito che non toccherà la legge sulle unioni civili per le coppie dello stesso sesso e lo ha fatto nel corso di una manifestazione in cui un ragazzo è salito sul palco per contestarla proprio per il suo approccio ai temi Lgbtq+. Meloni gli ha risposto dicendo che la legge Cirinnà non è in discussione ma «Considero giusto che lo Stato italiano non consenta l'adozione da parte dei single», perchè «un bambino ha diritto a crescere con un padre e una madre». Accanto alle posizioni di Meloni, ci sono quelle degli esponenti del suo partito: Federico Mollicone, responsabile cultura di FdI, ha chiesto alla Rai di non trasmettere l’episodio del cartone animato Peppa Pig con una coppia omogenitoriale di mamme.
Europa
«La pacchia è finita, difenderò gli interessi nazionali italiani». Con queste parole Meloni ha riassunto la sua posizione nei confronti dell’Unione europea, spiegando che «bisogna organizzare meglio la difesa dell’interesse nazionale di fronte all’Europa». Tradotto: la sovranità europea va messa in discussione, ripensando gli equilibri decisionali dell’Unione.
Anche se Meloni ha detto che «il dibattito va aperto senza dover dire che usciamo dall’Ue», la volontà di affossare l’istituzione europea non è una posizione nuova per FdI. Nel 2018 a prima firma Meloni aveva presentato la proposta di legge costituzionale per cancellare dalla Carta i tre riferimenti all’Ue. La direzione è la stessa degli alleati di FdI: l’Ungheria di Viktor Orban ma soprattutto la Polonia di Andrzej Duda, dove nel 2021 una sentenza della Corte costituzionale polacca ha riconosciuto espressamente la supremazia del diritto interno polacco su quello europeo.
Evasione fiscale
La ricetta di Meloni per l’evasione fiscale quella di «un rapporto diverso tra Stato e cittadino, abbassare la pressione fiscale e concentrarsi sulla grande evasione, che è soprattutto delle big company o il frutto del lavoro nero e delle frodi sull’Iva». Non si parla di lotta all’evasione attraverso l’emersione del nero e la tracciabilità dei pagamenti, ma nel programma di FdI è prevista l’abolizione dell’obbligo di accettazione del pagamento tramite bancomat e l’aumento della soglia per l’uso del contante. Questo con l’obiettivo di contrastare quello che viene chiamato un “favore alle banche”.
Fascismo
Meloni ha sempre evitato di entrare nel dibattito sul passato post-fascista del suo partito, che ha ancora la fiamma tricolore del Movimento sociale nel simbolo. Tuttavia, proprio le radici di FdI sono state oggetto di scontro politico. In un video recitato in molte lingue all’inizio della campagna elettorale, Meloni ha detto che «il fascismo è stato consegnato alla storia da decenni». Poi è tornata sul tema dicendo: «Fascismo male assoluto? Non mi dissociai dalle parole di Fini», ricordando quando il vecchio leader di Alleanza nazionale, Gianfranco Fini, definì il fascismo «male assoluto». La sua tesi è che la sua non dissociazione di allora, quando di An anche lei faceva parte, vale a spiegare la sua posizione sul fascismo.
Tuttavia, nel corso della campagna elettorale, sono emersi molti retaggi ideologicici: il fratello di Ignazo La Russa e consigliere regionale lombardo, Romano, è stato ripreso a fare il saluto romano al grido “camerata” al funerale del cognato. Il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli, ha detto al giornale tedesco Stern che «Il fascismo ha avuto elementi positivi».
Immigrazione
Meloni ha lanciato l’idea di un blocco navale, «unico modo per fermare l’immigrazione clandestina» e per »mettere fine alle partenze illegali verso l'Italia e alla tragedia delle morti in mare». Il blocco navale, secondo FdI, dovrebbe avvenire rispetto ai paesi nordafricani con una missione coordinata a livello europeo. Tecnicamente, il blocco navale è una operazione mili'tare che impedisce alle navi di lasciare i porti dove sono attraccate..
Nel programma di centrodestra, inoltre, è previsto il ripristino dei decreti Sicurezza approvati durante il governo gialloverde dall’allora ministro dell’Interno, Matteo Salvini.
Durante il comizio di Milano, Meloni ha spiegato che il suo piano prevede la costruzione di hotspot in Africa, che distribuiscano i migranti fra i paesi europei, «Gli altri, si rimandano a casa» perchè si tratta di immigrazione economica che si «gestisce con i decreti flussi», sulla base del principio della domanda: «Quanta ce ne serve?».
Nel corso della campagna elettorale, poi, è tornato a circolare un video di Meloni risalente al 2018, in cui proponeva di risolvere il problema della manodopera mancante in Italia e oggi sopperita anche dai migranti con una sorta di rimpatrio dal Venezuela, terra di emigrazione italiana: «Ci sono milioni di persone che muoiono di fame. Sono cristiani, spesso sono di origine italiana, io dico: ci servono immigrati? Prendiamoli in Venezuela».
Presidenzialismo
Il cavallo di battaglia di Meloni in campagna elettorale è stato il presidenzialismo, di cui però non ha descritto i connotati. Non si sa, infatti, se si riferisce alla presidenza della Repubblica eletta in via diretta e quindi sul modello francese, oppure se l’obiettivo sia aumentare i poteri del presidente del Consiglio. Trattandosi di una riforma costituzionale che modificherebbe in modo sostanziale la Carta, all’inizio di agosto Meloni aveva mitigato i toni ipotizzando anche un’assemblea costituente insieme al centrosinistra. Nel comizio di chiusura, invece, ha detto che «faremo una riforma in senso presidenziale e saremo felici se la sinistra vorrà darci una mano a efficientare le nostre istituzioni, ma se gli italiani ci daranno i numeri noi lo faremo lo stesso».
Russia
Nel dibattito sulle sanzioni alla Russia, Meloni è rimasta ferma nel contrastare l’alleato Matteo Salvini, che chiedeva di ripensarle. «Non saremo l’anello debole con Mosca», ha detto. Tuttavia si tratta di una posizione assunta solo di recente. Nel 2014, anno dell’invasione della Crimea, , Meloni presenta una mozione in parlamento contro le sanzioni alla Russia, dicendosi particolarmente preoccupata per il business italiano «del formaggio stagionato». Anche nel 2015 ha chiesto un «sussulto di dignità» al governo Renzi, perchè fermasse le sanzioni alla Russia. Lo stesso nel 2017, quando scriveva, dopo il sì al rinnovo delle sanzioni in Consiglio europeo: «Complimenti: un’altra bella batosta per le imprese italiane e per l’economia nazionale, che ha già perso miliardi di euro per questa scellerata scelta».
Tortura
Non lo ha inserito nel programma elettorale, ma nel 2018 Giorgia Meloni ha promosso l’abolizione del reato di tortura introdotto nella legislatura precedente: quello che ha permesso le condanne dei membri delle forze dell’ordine a Genova nel 2001 e che è stato applicato anche per il caso di Stefano Cucchi. «Fratelli d'Italia ha presentato due proposte di legge per aumentare le pene a chi aggredisce un pubblico ufficiale e per modificare il reato di tortura che, così com'è codificato oggi, impedisce alle forze dell'ordine di svolgere il proprio lavoro. Difendiamo chi ci difende», ha twittato Meloni all’inizio della legislatura appena conclusa.
Ungheria
Uno degli alleati di lunga data di Fratelli d’Italia è Viktor Orban, il presidente dell’Ungheria. Il paese è da tempo in rotta con le istituzioni europee in particolare sul tema dell’applicazione delle regole dello stato di diritto. Orban, infatti, ha progressivamente ridotto i diritti civili dei cittadini ungheresi, tanto che l’Ue ha messo in discussione la democrazia ungherese e ha votato una risoluzione definendola «un regime ibrido di autocrazia elettorale», a cui FdI e Lega si sono opposti votando contro. Meloni è intervenuta su questo, difendendo l’alleato: «Orbán ha vinto le elezioni, più volte anche con ampio margine, con tutto il resto dell’arco costituzionale schierato contro di lui: è un sistema democratico. Dopodiché, i modelli dell’Est sono diversi dal nostro? Sì. E questo perché fino agli Anni Novanta li abbiamo abbandonati sotto il giogo sovietico. E ora dovremmo dare loro una mano».
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