I soldi, da versare entro 90 giorni in un apposito fondo, serviranno a coprire le spese mediche, legali e di gestione dei migranti che l’Italia manderà in Albania in attesa di capire se riceveranno protezione internazionale o se verranno rimpatriate. I fondi saranno utilizzati anche per ristrutturare una ex caserma militare a Gjader, luogo in cui dovrebbe sorgere il centro modello cpr voluto dall’Italia
Dopo due giorni di domande e dubbi sul protocollo firmato tra la premier Giorgia Meloni e il suo omologo albanese Edi Rama, iniziano a trapelare le prime cifre su quanto spenderà il governo italiano per gestire fino a 39mila migranti l’anno nel paese delle Aquile.
Domani ha pubblicato il testo dell’accordo italiano, un documento di nove pagine dove però sono assenti gli allegati. È lì che ci sono scritte le spese che Roma dovrà sostenere per l’intero progetto. Si parla di una dotazione di 16.5 milioni di euro per il primo anno e serviranno a coprire tutte le spese mediche, legali e di gestione dei migranti che l’Italia manderà in due centri in Albania in attesa di approvare le richieste di asilo o di eseguire i rimpatri verso i paesi di origine.
L’accordo è in vigore per cinque anni ma prevede una formula di rinnovo per altri cinque (oltre a una possibilità di interruzione fino a sei mesi prima della scadenza dei cinque anni). La cifra dovrà essere versata entro tre mesi dalla firma del protocollo avvenuta il 6 novembre a Palazzo Chigi.
Come saranno impiegati i soldi
I 16.5 milioni di euro serviranno per coprire il 100 per cento delle prestazioni dei servizi di assistenza ospedaliera, l’acquisto di medicinali e le cure a cui saranno sottoposti i migranti. Saranno rimborsate agli albanesi anche tutte le opere di urbanizzazione realizzate per implementare l’accordo e quindi per il funzionamento delle strutture che ospiteranno i richiedenti asilo.
I soldi copriranno anche tutte le «spese documentate derivanti dall’impiego del personale delle forze di polizia» albanesi nelle attività relativa alla gestione dei migranti. Infine, saranno coperte dall’Italia tutte le spese giudiziarie: quelle «corrispondenti all’impiego di personale dipendente da enti statali o enti o soggetti della Repubblica d'Albania, impiegato per la propria difesa in giudizio». E poi ancora, avvocati, tasse giudiziarie ed eventuali richieste di risarcimento derivate da sentenze.
Dove vanno a finire i soldi
I finanziamenti italiani andranno in un apposito fondo disposto da Tirana chiamato “Fondo per il rimborso delle spese sostenute in attuazione del protocollo italo-albanese, nel quadro del rafforzamento della cooperazione sulle questioni migratorie”. Altri conti saranno creati nel momento in cui le spese supereranno la cifra pattuita di 16.5 milioni di euro.
Dove sorgerà il centro per migranti
Secondo quanto annunciato da Palazzo Chigi, per completare il piano saranno utilizzati il porto di Shengjin e l’area di Gjader. A Shengjin, l’Italia si occuperà delle procedure di sbarco e identificazione e realizzerà un centro di prima accoglienza e screening; a Gjader realizzerà una struttura sul modello dei Cpr per le successive procedure. Questa struttura dovrebbe sorgere sulle ceneri di una ex caserma militare che però ha bisogno di lavori di ristrutturazione e manutenzione da realizzare entro aprile 2024 secondo gli accordi presi. Un’area che al momento è abbandonata ma che è grande circa tre ettari e quindi garantirebbe il giusto spazio per gestire tremila migranti alla volta.
Critiche interne
L’accordo sta facendo discutere e non solo in Italia ma anche in Albania. Le opposizioni hanno già chiesto al premier Edi Rama un’interrogazione parlamentare dato che l’accordo viene visto come un regalo fatto al governo Meloni. Da quanto scritto nei documenti pubblicati, infatti, l’Albania non riceverà altri soldi oltre a quelli che serviranno per le spese di gestione.
Ha collaborato all’articolo la giornalista investigativa Lindita Cela
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