I guai con gli appalti incrociano sia gli affari dell’ex berlusconiano sia quelli di Cesa. Le nomine della spa pubblica controllata dal ministero delle Infrastrutture
Dai cappi in parlamento all’accordo con i democristiani, nostalgici della balena bianca. È una festa amara quella della Lega, i 40 anni dalla fondazione segnano la trasformazione definitiva del partito che ha siglato un patto politico con gli ex democristiani. Una caccia ai consensi elettorali che non conosce tregua, nei giorni scorsi il grande tessitore delle alleanze leghiste, Nino Minardo, ha incontrato anche Totò Cuffaro, una condanna per favoreggiamento a sette anni alle spalle, e un presente politico da protagonista.
Nelle chat leghiste è montato il caos, il risentimento, la rabbia, ma dal Carroccio hanno tagliato corto parlando solo di un cordiale colloquio. Al momento, l’accordo siglato e annunciato è quello con Cesa, un patto benedetto da Denis Verdini, pregiudicato e suocero acquisito del segretario, e in ottimi rapporti con il leader dell’Udc.
Tre storie politiche che si incrociano all’ombra dell’Anas, la grande società pubblica che si occupa della gestione di strade e autostrade.
Il caso Verdini – Anas - Salvini: tutto sull’inchiesta che preoccupa il governo
In gambissima
L’ultimo guaio giudiziario di Verdini ha riguardato proprio il suo presunto ruolo in una società che trafficava in consulenze e vantava amicizie con imprenditori e anche con manager pubblici, lo stesso Cesa, negli anni Novanta, era finito in un’indagine per corruzione che ruotava attorno agli appalti Anas.
E Matteo Salvini? Di guai giudiziari non ne ha, è estraneo all’indagine che riguarda i familiari acquisiti, ma guida il ministero delle Infrastrutture che nomina i vertici Anas. Non intravede alcuna incompatibilità tra il suo ruolo e le mani di suocero e cognato negli affari della società pubblica.
Proprio il leader leghista, all’inizio dell’indagine, aveva garantito: «Conosco il fratello di Francesca ed è un ragazzo in gambissima, quindi non ho nessun dubbio». La profezia di Salvini ha dovuto fare i conti con la realtà, i pubblici ministeri di Roma hanno chiesto il giudizio immediato per Tommaso Verdini, il ragazzo in gambissima indagato per corruzione. Il giudice parlava di solido quadro indiziario nella richiesta di giudizio immediato al quale ha fatto seguito la proposta della difesa di Verdini junior di patteggiare una pena a due anni e dieci mesi, si è ora in attesa dell’ok della procura. Procura che non ha ancora, invece, chiuso le indagini per Verdini senior, indagato nell’inchiesta per il ruolo occulto che avrebbe svolto nella Inver, la srl che si occupava di garantire promozioni ai manager e corsie preferenziali agli imprenditori che pagavano consulenze, ritenute dai pm mazzette.
Il passato di Cesa
Ora che i centristi sono tornati protagonisti con l’accordo Cesa-Salvini, Udc-Lega, c’è un altro incrocio tra presente e passato che riguarda sempre l’Anas. Nei primi anni novanta l’attuale leader centrista, quando era consigliere comunale a Roma, era finito coinvolto in una maxi inchiesta su appalti Anas. Cesa si era consegnato dopo qualche giorno di latitanza, memorabile il suo verbale: «Intendo svuotare il sacco».
Dopo la condanna in primo grado per corruzione, il procedimento si è concluso con il non luogo a procedere per un vizio procedurale. Così nel 2005 l’Ansa ricostruiva la vicenda: «Dichiarando inutilizzabili le carte processuali raccolte durante l' inchiesta, il gup di Roma Cecilia Demma ha sentenziato il non luogo a procedere per tutti gli imputati, tra i quali l' ex ministro dei Lavori Pubblici Giovanni Prandini, coinvolti nell' inchiesta su un giro di tangenti che sarebbero state pagate per l' assegnazione di appalti Anas tra il 1986 e il 1993 (...) Le tangenti, per l' accusa, erano finite nelle casse di alcuni partiti».
Un testacoda tra passato e presente con protagonista l’Anas, all’epoca Cesa, oggi i Verdini. Il leader centrista è estraneo alla nuova indagine anche se è citato negli atti per alcuni incontri con il suocero di Salvini. «Si richiama in primo luogo, l’incontro del 30 novembre 2021 nella saletta riservata del ristorante PaStation Massimo Simonini (ex manager Anas indagato), Fabio Pileri, Antonio Samuele Veneziano, Tommaso Verdini, Denis Verdini, e il sottosegretario al Mef, Federico Freni (non indagato), cui si sarebbe unito, in un secondo momento, Lorenzo Cesa», si legge nelle carte dell’indagine.
Le nomine
Anas è sotto il controllo del ministero delle Infrastrutture, dicastero guidato da Salvini che sta costruendo la cosiddetta Anas 2. Alla presidenza della società andrà il lombardo Carlo Vaghi, alla guida del collegio sindacale, il veneto Christian Schiavon, come ad è stato scelto un manager gradito, ma che ha lavorato con tutti i governi, Vito Cozzoli. Cozzoli è l’ex numero uno di Sport e salute, defenestrato per volere di Giorgia e Arianna Meloni. Quando era alla guida della cassaforte dello sport italiano, Francesca Verdini ha incassato, con la sua società La casa rossa, quasi 30 mila euro, ma solo per le spese sopra il mezzo milione era previsto il via libera dell’amministratore. Nell’Anas 2 confluiranno anche Sitaf e l’Asti-Cuneo, società nelle quali figura Francesco Rizzo, amico e avvocato di Francesca Verdini.
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