- Appaiono lontanissimi i cinque paesi che hanno già concluso la ratifica dell’adesione dei due paesi scandinavi: Canada, Estonia, Danimarca, Norvegia e Germania.
- La Carta che regola l’espansione della Nato prevede che tutti i parlamenti degli stati membri debbano approvare l’adesione di nuovi paesi.
- L’unica certezza è che il percorso partirà da Montecitorio, ma è praticamente impossibile che la commissione metta mano al disegno di legge prima della pausa estiva. I deputati inizieranno a discuterne come minimo la seconda settimana di settembre, al rientro dalle vacanze.
La ratifica dell’adesione di Svezia e Finlandia da parte del parlamento italiano non arriverà prima di settembre. Appaiono lontanissimi i cinque paesi che hanno già concluso l’approvazione: Canada, Estonia, Danimarca, Norvegia e Germania. A Berlino il via libero definitivo del Bundestag è arrivato venerdì, accompagnato dal rammarico della coalizione Semaforo, che ha spinto per accelerare la procedura, di non essere riuscita a convalidare per prima l’adesione dei due paesi scandinavi all’Alleanza atlantica.
La Carta che regola l’espansione della Nato prevede che tutti i parlamenti degli stati membri debbano ratificare l’adesione di nuovi paesi. Si tratta di una procedura che spesso va per le lunghe. Nel caso della Macedonia del Nord, ultimo paese ad aver aderito all’Alleanza atlantica, tra la sottoscrizione dell’ingresso e la conclusione del processo è passato un anno.
La procedura
Eppure, in una situazione geopolitica come quella attuale, sembrava che per l’adesione dei due paesi scandinavi si potesse sperare in tempi più brevi.
«Svezia e Finlandia rafforzeranno il carattere dell’Alleanza come comunità basata sullo stato di diritto e sui valori democratici. Con le loro capacità, i due paesi contribuiranno in modo significativo alla sicurezza ed alla missione difensiva dell’area euro-atlantica» aveva detto il 26 giugno il presidente del Consiglio Mario Draghi, commentando la decisione dei due paesi di abbandonare la loro storica neutralità di fronte all’invasione di Vladimir Putin dell’Ucraina.
I ministri degli Esteri di Stoccolma e Helsinki hanno firmato il protocollo di adesione lo scorso 5 luglio, ma mentre altri alleati hanno già liquidato la procedura o l’hanno almeno avviata anche in parlamento, come la Polonia, dove l’adesione è stata ratificata dalla camera bassa, in Italia è ancora tutto da calendarizzare.
L’adesione per il momento è stata approvata soltanto dal Consiglio dei ministri su proposta del ministro degli Esteri, come è prassi. Il Consiglio ha votato a favore del disegno di legge di ratifica il 7 luglio scorso e il testo passa ora alle Camere.
Tuttavia, con l’esecutivo sull’orlo di una crisi, in attesa delle decisioni di Giuseppe Conte e un voto di fiducia in sospeso sul decreto Aiuti, per il momento non è stato ancora trovato un momento per calendarizzare neanche l’assegnazione in commissione Esteri.
L’unica certezza è che il percorso partirà da Montecitorio, ma è praticamente impossibile che la commissione metta mano al disegno di legge prima della pausa estiva. I deputati inizieranno a discuterne come minimo la seconda settimana di settembre, al rientro dalle vacanze. Per l’aula, d’altra parte, a luglio sono già programmate le discussioni di parecchi temi controversi, che difficilmente lasceranno spazio ad altro, come lo ius scholae, la cannabis e il decreto semplificazioni.
Pesano anche i tempi tecnici: in Italia, per i disegni di legge di ratifica la procedura ordinaria prevede sessanta giorni di permanenza in commissione. C’è la possibilità di dimezzare i tempi, ma è necessaria una dichiarazione di urgenza da parte del governo che, finora, non è arrivata.
Che l’approvazione della ratifica sarà tutt’altro che breve lo confermano anche le previsioni della commissione Esteri di palazzo Madama, dove, spiegano, il provvedimento non è atteso prima di fine settembre.
Gli altri casi
Anche i precedenti non fanno ben sperare: nel caso della Macedonia del Nord, il dossier era stato assegnato alla commissione Esteri della Camera l’11 marzo 2019. La trattazione è terminata l’8 maggio, ma per l’approvazione in aula è passato un altro mese e mezzo: la ratifica è stata accettata solo il 25 giugno.
Il testo è quindi passato al Senato, dove è arrivato in commissione Esteri il 6 agosto, poco prima della pausa estiva. L’inoltro del testo all’aula è arrivato solo il 2 ottobre 2019 e il via libera definitivo dell’assemblea il 22 ottobre. L’iter si è dunque concluso circa otto mesi dopo l’approvazione in Consiglio dei ministri: a ottobre, già 22 altri paesi avevano approvato l’adesione della Macedonia del Nord.
Applicando lo stesso calcolo al caso attuale, l’approvazione definitiva non arriverebbe che a marzo 2023. Sempre che vada tutto liscio: Matteo Salvini si è già dichiarato contrario all’ingresso di Finlandia e Svezia nella Nato: «Allargare i confini della Nato ai confini della Russia avvicina o allontana la pace? Lascio a voi giudicare. Io sono concentrato sull’oggi. E l’oggi non è l’adesione di Finlandia e Svezia alla Nato», aveva detto il segretario della Lega alla convention di partito di maggio. In ogni caso, non dovrà valutare la questione prima di settembre. Quando forse la maggioranza di oggi non esisterà più.
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