Il generale dei carabinieri Mario Cinque potrebbe approdare al vertice dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (Acn) al posto dell’attuale direttore, il prefetto Bruno Frattasi. Secondo quanto è in grado di rivelare Domani, nel governo è in corso un’accelerazione per arrivare all’avvicendamento nelle prossime settimane, assegnando a Cinque il ruolo in un momento complicato per la sicurezza cibernetica.

Gli attacchi hacker sono all’ordine del giorno e il caso dei presunti “spioni” a Milano, legati alla società di Enrico Pazzali, hanno messo l’Acn molto sotto i riflettori.

All’agenzia, comunque, si dicono tranquilli sul fatto che si andrà avanti senza scossoni. Non ritengono sia concreta, nell’immediato, una sostituzione al vertice: è stato avviato un lavoro che guarda ai prossimi anni e il bilancio di quanto fatto viene giudicato in maniera positiva. Il mandato di Frattasi, iniziato a marzo 2023, scadrà nella primavera del 2027. I ragionamenti che circolano negli uffici dall’Acn raccontano di una presunta operazione di «destabilizzazione».

Il motivo? Alla Difesa, ma anche al Viminale, ci sarebbe da tempo un interesse a controllare un’agenzia che sta diventando sempre più cruciale per la sicurezza nazionale. In un clima di crescente sospetto si teme la mano di una regia più o meno occulta per gettare discredito sull’attuale direttore.

Sarebbe comunque il secondo cambio in pochi anni di vita della struttura. La prima scelta, fatta dal governo Draghi con Roberto Baldoni, era stata contestata per un curriculum troppo accademico rispetto alle mansioni. Il governo Meloni ha perciò optato per un prefetto come Frattasi.

Arma per la cyber

Nei ragionamenti che circolano nel Consiglio dei ministri sta maturando una valutazione: affidare la struttura a Cinque, capo di stato maggiore dell’Arma dal 2021 (in precedenza è stato sottocapo). Si tratta di un profilo forte, una candidatura credibile, tanto che era in corsa – con la forte sponsorizzazione del sottosegretario Alfredo Mantovano – per l’incarico di comandante generale dei carabinieri per sostituire Teo Luzi, destinato all’addio al suo ruolo per questioni anagrafiche.

Dopo un lungo travaglio interno, il governo ha scelto Salvatore Luongo. Era il profilo indicato, fin dal primo momento, dal ministro della Difesa, Guido Crosetto. Archiviata quella partita se ne sta aprendo un’altra. Questa volta non per necessità, come nel caso della sostituzione di Luzi, ma per una scelta politica. E Cinque sembra il punto di caduta ideale alla direzione dell’Acn. La stima di Mantovano nei suoi confronti è storia nota.

Il ruolo di Frattasi

Il problema è quello di non presentare l’operazione come un siluramento di Frattasi. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio vanta ancora un buon rapporto con lui e, in privato, avrebbe mostrato più volte apprezzamenti per il suo lavoro. Secondo alcune voci potrebbe rappresentare una “riserva” in caso di cambiamenti nella compagine governativa.

C’è chi lo vede al Viminale nel caso in cui – come riportato da Dagospia – l’attuale ministro dell’Interno Matteo Piantedosi dovesse diventare il nome del centrodestra per le regionali in Campania. Ma queste sono ipotesi futuribili. C’è da parlare dell’oggi e della possibile sostituzione di Frattasi all’Acn.

Certo, Frattasi ha compiuto delle mosse che lo hanno messo al centro dell’attenzione: le opposizioni hanno criticato la sua presenza sul palco della conferenza programmatica di Fratelli d’Italia, a Pescara, con una maglietta da sostenitore di Giorgia Meloni.

Uno scivolone che ha minato un cursus honorum super partes: da capo ufficio di gabinetto di Luciana Lamorgese, al ministero dell’Interno, ha smontato i decreti Salvini sull’immigrazione. Poi la sbandata a destra, che potrebbe non bastare visto il rischio di perdere il posto all’Acn a favore del generale Cinque.

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