L’Agi sarà anche un fardello per l’Eni, intenzionata a liberarsene per darla al gruppo Angelucci: la trattativa è data in chiusura. Di sicuro non è stata finora un peso per Claudio Velardi, di professione comunicatore e lobbista, nominato di recente direttore del quotidiano il Riformista.

Affare Agi

Dal 2020, infatti, l’agenzia di stampa versa 230mila euro all’anno alla società di comunicazione e relazioni pubbliche che Velardi ha fondato nel 2016, la Reframe, con sede a Roma. L’oggetto della commessa è la copertura di servizi editoriali, limitati alla sola Basilicata, nonostante l’Agi avrebbe il personale giornalistico interno. «Non sono il titolare del contratto, il mio nome non compare da alcuna parte. E non ho alcuna funzione operativa all’interno di Reframe», spiega Velardi a Domani. Sarà.

Di sicuro è stato amministratore unico per circa sette anni, dalla fondazione al marzo 2023, perciò anche quando è stato stipulato il contratto con l’Agi. Mentre oggi risulta titolare del 20 per cento delle quote della srl romana.Non è comunque una sorpresa. Nell’arco di un decennio, il colosso energetico ha garantito in totale oltre 2 milioni e mezzo di euro alle società, prima Quicktop-Reti e poi Reframe, collegate a Velardi.

L’Eni ha spiegato a Domani che la selezione ha avuto un preciso carattere personale: «La Quicktop fu scelta in ragione della approfondita conoscenza da parte di uno dei soci, Claudio Velardi, del territorio lucano, derivante delle precedenti esperienze professionali». E, riferisce ancora l’azienda, «successivamente Velardi ha lasciato Quicktop per entrare come socio in Reframe, che fornisce a Eni prodotti editoriali a supporto della comunicazione sul territorio lucano, come per esempio il magazine Orizzonti, gli eventi e le newsletter dedicate al territorio». Un’operazione che grava per centinaia di migliaia di euro sulle spalle dell’agenzia di stampa, prossima al passaggio di proprietà.

L’attuale direttore del Riformista si è ritagliato la fama di guru nel settore del lobbying, dopo aver abbandonato la carriera politica, iniziata già negli anni ’80 nel Pci. La carriera ha fatto un salto di qualità con l’incarico di capo della comunicazione del Pds, benedetto da Massimo D’Alema, che l’ha voluto al suo fianco nell’esperienza a Palazzo Chigi dal ’98 all’aprile del 2000. Velardi era uno dei cosiddetti lothar insieme a Marco Minniti e Nicola Latorre.

Con la fine dell’era dalemiana, Velardi ha fondato appunto Reti, società di lobbying e comunicazione. Così è diventato consigliere ascoltatissimo e ricercato per interviste dal retrogusto intellettuale. In una recente conversazione con Huffington Post, Velardi – da amante del paradosso - ha detto: «Sono un lobbista anche da direttore di un giornale». Quasi un’ammissione.

Il suo profilo lo ha portato a un percorso poliedrico, da assessore alla regione Campania, con Antonio Bassolino presidente, a spin doctor di Renata Polverini nella campagna elettorale per le regionali nel Lazio, fino alla docenza all’università Luiss. Negli ultimi mesi è approdato alla guida del Riformista, rilanciato dal gruppo Romeo. Contestualmente ha lasciato tutti gli incarichi, tranne la partecipazione in Reframe.

Basilicata d’oro

L’intesa con Eni è di vecchia data, precedente al rapporto Agi-Reframe. Il primo approccio risale all’aprile 2012 con un contratto di 40mila euro per tre mesi, siglato con la Quicktop-Reti, che Velardi ha lasciato nel 2017. L’oggetto era la valorizzazione delle relazioni con gli stakeholder in Basilicata. Il ruolo di coordinatore è stato assegnato espressamente a Velardi, come «esperto della realtà sociale, politica e culturale della Basilicata».

Un’azione al limite dell’attività di lobbying, a dispetto dell’apparato di esperti in relazioni istituzionali interni al colosso energetico. Sul punto Velardi specifica: «Eni non fa contratti di consulenza per relazioni istituzionali». Di sicuro tra le mansioni individuate c’era il supporto all’Eni «nell’ambito delle strategie di relazione con i soggetti locali».

Le attività si articolavano in tre rami: progettazione e assistenza tecnica, supporto alle relazioni regionali e locali, e comunicazione. Tra i progetti messi in conto c’era la possibile apertura – per la serie “certi amori ritornano” – di una sede dell’Agi a Potenza, che non risulta operativa. L’Eni ha poi deciso di rafforzare il rapporto, prolungandolo di un anno per la somma di 300mila euro.

Non l’unica. Quella successiva, sempre da 300mila euro annui, indicava un’altra serie di attività, tra cui il «check costante delle iniziative organizzate da terzi», «la valutazione delle opportunità e di coinvolgimento di Eni». E così via con il supporto alla «definizione di contenuti strategici».

Tra le iniziative richieste spiccavano la predisposizione del sito web Eni Basilicata. Ma anche l’organizzazione della festa “I Tesori delle Valli”, pensata per valorizzare il territorio, il progetto “Petrolio, un percorso cristallino”, che prevedeva la promozione dell’immagine della filiera petrolifera, e un’app per monitorare i dati ambientali in regione.

Negli anni il contratto è stato rinnovato, seppure con lievi ritocchi: dal 2014 al 2015 è sceso a 267mila euro e l’anno seguente è stato fissato a 250mila euro. In quei mesi Velardi è stato molto attivo, perché la Basilicata è diventata centrale per l’Eni.

In ballo c’era infatti il referendum sullo stop alle trivellazioni in mare, del 17 aprile 2016. Il colosso energetico puntava a far naufragare la consultazione. Il lavoro è stato concentrato «a veicolare tutti i messaggi che Eni ha inteso divulgare in favore dell’astensione al voto», si legge in uno dei report. L’attuale direttore del Riformista ha rivendicato la nascita, per sua volontà, dell’associazione “Ottimisti e razionali” che si «è accreditata come comitato referendario per la non partecipazione al voto».

È stato quindi creato il blog “Non sprecare energia” con il compito di fornire informazioni fotografiche e video per spingere gli elettori all’astensione. Obiettivo centrato: il referendum non ha raggiunto il quorum. Scansato il rischio no-trivelle, l’accordo tra Eni e Quicktop-Reti è andato avanti sulla base di 235mila euro all’anno fino al luglio 2019. Nel frattempo, Velardi ha lasciato Reti e creato Reframe. Ma la liaison con Eni è andata avanti sotto un’altra forma, attraverso l’Agi.

© Riproduzione riservata