Le elezioni europee hanno confermato quel che in alcuni stati membri come l’Italia si è già reso evidente dal 2022: la crescita di un’opinione autoritaria che pensa di domare le democrazie con un metodo dirigistico che «non perde tempo» in consultazioni con le parti sociali (soprattutto quelle legate al mondo del lavoro), in conferenze stampa, in discussioni parlamentari. Liberare lo spazio politico dagli ostacoli che rendono l’esecutivo il dominus incontrastato della politica. Non ci si lasci ingannare dal persistente appello agli interessi della nazione. Questa destra non persegue il benessere sociale, ma è rappresentativa di una parte della società, vecchia e nuova oligarchia.

È funzionale alla ricetta neoliberale. Ha in opera la completa erosione di quel che restava di politiche di benessere diffuso e dei diritti sociali primari mediante politiche di privatizzazione che, mentre privilegiano un notabilato famelico, umiliano la solidarietà della cittadinanza democratica. Lo slogan della destra è aggressivo. Parla il linguaggio del dirigismo, dell’inutilità della collegialità nei processi decisionali, della centralità dei poteri apicali. Non disturbare il conducente mentre guida – come se il solo svolgere la funzione esecutiva dia alla leader e alla sua maggioranza un potere di preveggenza prima sconosciuto e una competenza superlativa.

Alla complessità la destra oppone un semplicismo disarmante, che solo l’arroganza autoritaria fa apparire come funzionale. Si tratta di un attacco frontale alla democrazia deliberativa e parlamentare basata sulla centralità della rappresentanza, sul pluralismo dei partiti e la dialettica conflittuale per limitare e monitorare il potere della maggioranza, facendola sentire parte del gioco non sopra di esso.

In sostanza, assistiamo ad una torsione istituzionale che vuol dare priorità al potere esecutivo rispetto a quello legislativo. L’obiettivo è instaurare un ordine castale e anti-egualitario che premia l’illimitata iniziativa d’impresa, svalorizza e precarizza il lavoro, diffonde il vangelo del “merito” come accumulazione di patrimonio e della “povertà” come colpa.

A questi temi verrà dedicata l’iniziativa “Verso una svolta autoritaria? L’Italia e l’Europa tra neoliberismo e restrizione della democrazia”, organizzata dal Forum Disuguaglianze e Diversità e da Volere La Luna. L’incontro si terrà giovedì 20 giugno dalle 10 alle 14 presso la sala della Libreria Spazio Sette, in via Barbieri 7 a Roma. L’idea che anima l’incontro è che le ricette dei governi neoliberisti di destra hanno prodotto disuguaglianze, immiserimento e poli-crisi definendo uno scenario che non solo non può promettere futuri giusti, ma tende a governare con sistemi autoritari gli esiti e i conflitti causati dalle disuguaglianze sempre più insostenibili.

Tali assunti, pur essendosi radicati fino a cambiare il senso comune, non bastano a sorreggere l’attuale squilibrio e per questo hanno bisogno di strumenti coercitivi, autoritari e di disgregazione sociale in una moltitudine di corporazioni. Ecco, allora, profilarsi per diverse strade l’incontro fra neoliberismo e autoritarismo corporativo, di cui molti governi europei, e quello italiano in modo evidente, sono espressione. Resistere a tale incontro e cambiare rotta si può e si deve, orientando l’opinione pubblica verso alleanze sociali e politiche che sostengano programmi di governo sociale democratico, capaci di unire cittadinanza attiva e istituzioni, le piazze e il Parlamento, di riaccendere l’attenzione degli studenti, dei lavoratori, di tutti quei cittadini che avvertono la china di normalizzazione punitiva nella quale si è immesso il nostro paese. Che avvertono come si faccia ricadere sui singoli la totale responsabilità della difficoltà economiche e della povertà, colpevoli del loro disagio sociale rispetto al quale il governo promette politiche di ordine e repressive.

Nessuno è sicuro in questo scenario di rischio radicale. L’incontro romano raccogliere studiosi e studiose, attivisti e attiviste, movimenti e organizzazioni di civismo attivo, forze politiche per cercare di tracciare una cornice di analisi comune su quanto sta accadendo, con l’obiettivo di individuare spazi di azione condivisa tesi ad arginare la sistematica riduzione della democrazia in atto nel Paese. Insomma, di provare ad innescare un processo diffuso in grado di costruire un’alternativa alla “svolta autoritaria”, portando al centro i valori scritti nella nostra Costituzione e solo parzialmente concretizzati a partire dal travagliato ma straordinario progresso sociale, civile ed economico dell’Italia degli anni ’70.

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