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Il deputato Donzelli, fedelissimo di Meloni, cita relazioni di servizio della polizia penitenziaria per sostenere connivenze tra l’anarchico e la ‘ndrangheta. La strategia per contenere il caso che spacca la maggioranza.
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Donzelli sostiene che siano accessibili a tutti i parlamentari, in realtà le relazioni di servizio della polizia penitenziaria non sono pubbliche nè divulgabili e non sono consultabili dai parlamentari proprio perchè contengono informazioni sensibili per la sicurezza, ma sono custodite dal Dap.
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Il tutto sarebbe avvenuto all’insaputa di Nordio, che ha incaricato il suo capo di gabinetto di «ricostruire con urgenza» quel che è accaduto alla Camera. Ovvero, come sia stato possibile che Donzelli avesse quei documenti.
La vicenda di Alfredo Cospito è in un vicolo cieco: il detenuto è in pericolo di vita e il governo non intende revocare il carcere duro. Il rischio, però, è che la morte di Cospito sia un colpo per Giorgia Meloni. Per questo Fratelli d’Italia ha provato a cambiare la narrazione, affidando l’articolazione della strategia difensiva al deputato Giovanni Donzelli, fedelissimo della premier. «La mafia sta utilizzando il terrorista Cospito, un influencer, per far cedere la mafia sul 41 bis», è la bomba che ha scaricato sulla Camera.
A sostegno della sua tesi ha citato atti riservati interni del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, leggendo interi stralci delle relazioni di servizio che riproducono i colloqui tra Cospito e il mafioso con cui condivideva l’ora d’aria in carcere. «Il 28 dicembre del 2022 Cospito ha avuto un confronto con un boss della ’ndrangheta che lo ha esortato ad andare avanti», ha detto Donzelli, aggiungendo che «Francesco Di Maio del clan dei Casalesi, diceva: “Pezzetto dopo pezzetto si arriverà al risultato”, che sarebbe l’abolizione del 41 bis. Cospito rispondeva: “Dev’essere una lotta contro il 41 bis, per me siamo tutti uguali”». «Questa sinistra sta dalla parte dello stato o dei terroristi e della mafia?», ha concluso Donzelli, citando la visita in carcere del 12 gennaio fatta dai deputati del Pd.
Le parole hanno provocato un durissimo scontro in aula con i democratici, che hanno rivendicato il diritto di visitare le carceri e Federico Fornaro ha ottenuto l’istituzione di un giurì d’onore per «giudicare le accuse di Donzelli».
Le opposizioni hanno chiesto le sue dimissioni dalla vicepresidenza del Copasir e al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, di spiegare la fuga di notizie. L’intervento di Donzelli segna uno spartiacque per la linea politica del governo. Per uscire dall’angolo, ha scelto di utilizzare il paradigma mafioso. Così il caso dell’anarchico si è trasformato, secondo Donzelli, in una sorta di cavallo di Troia dietro al quale si nasconderebbe la vecchia teoria che è stata alla base della cosiddetta trattativa stato-mafia per abolire il 41 bis.
L’argomento, poi, è stato utilizzato per accusare l’opposizione di possibili connivenze. Questo ribaltamento logico ha l’obiettivo di portare l’attenzione sul piano dello storico scontro tra lo stato e la mafia, ancora caldo dopo l’arresto di Matteo Messina Denaro che Meloni ha cavalcato come successo del suo governo.
Distogliendo così l’attenzione dal dato politico della difficoltà del governo Meloni di gestire sia lo sciopero della fame dell’anarchico e la sua possibile morte in carcere, sia la crescente pressione nelle piazze, dove gruppi antagonisti stanno manifestando anche con atti violenti la loro solidarietà a Cospito.
Il ministro Nordio
L’iniziativa di Donzelli, tuttavia, rischia di generare l’effetto opposto, aprendo un problema nel governo. L’utilizzo delle relazioni di servizio del Dap, infatti, sarebbe avvenuto all’insaputa di Nordio, che ha incaricato il suo capo di gabinetto di «ricostruire con urgenza» quel che è accaduto alla Camera.
Ovvero, come sia stato possibile che Donzelli avesse quei documenti. Il deputato ha detto che nemmeno Meloni era a conoscenza del suo intervento, tuttavia il rischio è che la responsabilità di queste rivelazioni inasprisca ulteriormente i rapporti con la magistratura.
Sullo sfondo è rimasto il caso Cospito. In conferenza stampa, Nordio ha detto che «la magistratura è indipendente e sovrana» e che la linea del governo sul mantenimento del 41bis non cambia. Tuttavia al ministero pende la richiesta di revisione della misura e Nordio ha spiegato che sta acquisendo «con celerità» i pareri della Direzione nazionale antimafia, del giudice di sorveglianza e della procura generale di Torino.
Se formalmente la scelta di revocare la misura spetterebbe a lui, Nordio ha detto che «l’importanza politica della vicenda» porterà probabilmente a una discussione in cdm e potrebbe anche «essere addirittura attuata una discussione parlamentare». Tradotto: la scelta deve pesare politicamente su tutto il governo e non solo su via Arenula. Intanto, Cospito è detenuto nel carcere di Milano Opera e non si alimenta da 105 giorni.
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