Un altro atto di intimidazione, l’ennesimo del governo Meloni, nei confronti della stampa e di Domani. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giovanbattista Fazzolari, che ha già chiesto al nostro giornale un risarcimento da 25mila euro per un pezzo sulle nomine, ieri ha infatti annunciato un esposto alla Procura di Roma dopo la pubblicazione dell’articolo tra la società di lobbying Utopia e alcune partecipate statali che le hanno girato appalti per centinaia di migliaia di euro. Cosa vuole chiedere ai magistrati capitolini il potente braccio destro di Giorgia Meloni Difficile dirlo. Forse, come nel caso di Guido Crosetto, la genesi notizie vere.

In una nota diffusa nella giornata di ieri, il sottosegretario ha smentito di avere un rapporto di conoscenza diretta con Giampiero Zurlo, amministratore delegato della società, anche se nell’articolo era già menzionata correttamente la sua precedente smentita, inviata a Repubblica, sul rapporto – negato dal diretto interessato – con il fondatore di Utopia. Ma non è bastato a frenare le ire del sottosegretario.

Fazzolari però non può non sapere che esistono legami di vecchia data – scoperti ora da Domani – che da palazzo Chigi portano a via Santa Maria in via, sede romana di Utopia. Che non riguardano né Zurlo né lui, ma l’inner circle meloniano, premier compresa.

Il socio di Utopia

Il socio di minoranza di Utopia si chiama Ernesto Di Giovanni, e possiede il 10 per cento delle quote societarie della società di lobbying e dello spin off editoriale, Urania Media. Di Giovanni, prima di entrare nel mondo del lobbying, ha però avuto lunghi trascorsi nel mondo della destra post missina. Di Giovanni è stato infatti dirigente nazionale di Azione universitaria, associazione studentesca di An (di cui Fazzolari è stato presidente romano) divenuta nel 2014 un braccio operativo di Fratelli d’Italia. Da quella posizione ha stabilito contatti direttamente, e per sua stessa ammissione, con Giorgia Meloni oltre che con quelli che sono diventati i big di FdI. «Volevo comunicarvi che per il 13 Febbraio il Ministro Meloni (del governo Berlusconi, ndr) non potrà essere presente. Mi ha comunque comunicato che manderà un saluto», scriveva nel 2009 in merito a un evento organizzato da Azione universitaria, lasciando intendere una comunicazione personale.

Ma non c’è solo Meloni tra le sue conoscenze di allora. Nello stesso post, preso atto dell’indisponibilità dell’allora ministra, chiarisce di avere canali diretti con un altro attuale big di Fratelli d’Italia: «A questo punto avrei deciso di invitare Giovanni Donzelli, presidente nazionale di Azione universitaria e consigliere comunale al comune di Firenze. La sua comunque sarebbe una presenza autorevole all’interno del nuovo movimento giovanile del Pdl». Di Giovanni chiude poi la comunicazione con il motto prima dannunziano e poi ripreso dal fascismo «A noi».

Insomma, le conoscenze nel mondo della fiamma non mancano. Peraltro ironia della sorte Fazzolari è stato presidente della sezione di Roma di Azione Universitaria. Non che debba per forza conoscere Di Giovanni, ci mancherebbe. Ma di sicuro hanno veleggiato nelle stesse acque politiche e nella stessa città, Roma. Sempre nella capitale, il socio di Utopia vanta un legame di vecchia data con Andrea Volpi, deputato meloniano e uno dei rappresentanti di spicco del partito locale. Volpi e Di Giovanni hanno condiviso l’esperienza all’interno di Azione universitaria, battendosi (politicamente) contro gli studenti di sinistra. C’è infine un altro trait d’union, l’ex parlamentare del Popolo delle libertà, Nicola Formichella, che era stato invitato a partecipare da Di Giovanni a un incontro di Azione universitaria, lo stesso Formichella che è amico di Zurlo. A conferma di un reticolo – sicuramente legittimo e forse scontato in certi ambienti – di rapporti vasti con il mondo della destra.

Modello Crosetto

Ma in tutto questo giro che conferma il rapporto tra i big di FdI, oggi a palazzo Chigi, e la società Utopia, Fazzolari presenta l’esposto in procura per conoscere, come si legge nella sua nota, «le reali ragioni che muovono la scientifica diffusione di questa fake news». Ed è un salto di qualità: non più la smentita di una notizia, magari anche vigorosa come può essere fisiologico in un rapporto tra potere e informazione, ma il coinvolgimento dei magistrati. Deve essere la procura a investigare sulla genesi di un articolo.

Fazzolari ripropone quello che è diventato il “modello Crosetto”. Di fronte alla pubblicazione di notizie sgradite si va a caccia delle fonti o di inesistenti complotti. Il ministro della Difesa lo ha fatto investendo la procura di Perugia sul caso della fuga di notizie, che ha portato sotto inchiesta il tenente della Guardia di Finanza, Pasquale Striano, e a tre cronisti di Domani. In quel caso non c’è stata nemmeno la smentita della notizia.

Lo scoop di Domani svelava i rapporti tra Crosetto e Leonardo prima che il dirigente di Fratelli d’Italia assumesse l’incarico governativo. Insomma, l’articolo portava all’attenzione dell’opinione pubblica il potenziale conflitto di interessi.

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