Mentre la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ci tiene a farsi chiamare “il presidente”, la conduttrice Ambra dal palco del concerto del Primo maggio ha detto che chi vuole si può tenere le vocali, ma lavori piuttosto per la parità salariale.

La fine delle parole, ha detto la presentatrice criticando implicitamente anche chi crede nella battaglia dei femminili, conta poco, ma bisogna badare ad altro: «La ciccia, non quella che vedete sulle nostre cosce», ma la lotta al gender gap: «Uguale significare essere uguale, e finisce con la e».

Vocali vs stipendio

«Avvocata, ingegnera, architetta. Tutte queste vocali in fondo alle parole sono, saranno armi di distrazione di massa? Ci fanno perdere di vista i fatti e i fatti sono che una donna su cinque non lavora dopo un figlio, che guadagna un quinto in meno di un uomo che copre la stessa posizione. Non lo diceva già la Costituzione nel 1949 che la donna doveva avere gli stessi diritti dell'uomo nell'art. 36?», ha detto Ambra mentre la pioggia è tornata a cadere incessante.

E ha puntato il dito contro le disparità di genere. «Che ce ne facciamo delle parole? - incalza la conduttrice - Voglio proporre uno scambio: riprendetevi le vocali in fondo alle parole, ma ridateci il 20 per cento di retribuzione. Pagate e mettete le donne in condizione di lavorare. Uguale significare essere uguale, e finisce con la e».

Una donna su cinque, ha ricordato, non lavora dopo un figlio, e spesso guadagna un quinto in meno di un uomo che copre la stessa posizione. Capita ancora che le donne debbano ancora presentare il test di gravidanza ai concorsi.

L’hashtag

Durante l’evento è stato lanciato l’hashtag #ildirittochemimanca. Tra le richieste lette dalla conduttrice sul palco c'è quella del congedo parentale per i padri e quella che «se la Costituzione fosse applicata dal primo all'ultimo articolo l'Italia sarebbe il posto più bello del mondo per viverci». 

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