- Ciò che tutti noi, oggi, guardiamo con doloroso stupore, è proprio l’incapacità del corpo ecclesiale di accorgersi del male e di farvi fronte. Le ricadute di questa scoperta sono ancora tutte da comprendere e, come teologi e teologhe, non verremo meno a questo compito.
- La scelta di attingere a componenti interne al mondo ecclesiale per comprendere il fenomeno, non sia in alcun modo in grado di rispondere ai «segni dei tempi».
- Chiediamo ai vescovi italiani di istituire una commissione che attinga a competenze esterne, della cui credibilità non si possa dubitare
Il testo di questo appello è stato pubblicato dal sito Settimananews
La complessa vicenda degli abusi segna la vita ecclesiale di quest’epoca e ci interroga profondamente. La vastità delle questioni in gioco pone domande radicali, non solo riguardo all’origine di questo male, alla cura per le vittime e al bisogno di redenzione, ma anche all’esercizio del potere e alla connessione così odiosa tra l’abuso dei corpi e l’abuso delle coscienze.
In tale complessità vi è, però, un’evidenza: la vicenda epocale rimette in discussione un modo superficiale di declinare la tensione evangelica tra il pensiero del mondo e il pensiero di Dio: quello che identifica il primo con la cultura laica e secolarizzata e il secondo con la Chiesa cattolica che, divenuta minoritaria, avrebbe con ciò il compito di ergersi a principio critico della contemporaneità e di continuare, così, la sua opera di evangelizzazione.
Tale semplificazione ha una storia antica, ma mostra oggi tutta la sua ambiguità
Proprio attorno alla vicenda degli abusi compiuti da membri del clero su minori, emerge come sia stata la pressione esercitata dal mondo a spingere la Chiesa cattolica a dover fare chiarezza al suo interno e a rendere conto pubblicamente della sua opera.
Il paradigma mondo/Chiesa si trova così, in qualche modo, capovolto: ragioni apparentemente laiche, ma in realtà radicalmente umane (coltivate con passione anche da molti cattolici di ogni stato di vita), come il bisogno di giustizia, la cura per l’infanzia, l’indignazione nei confronti di chi la tradisce, hanno mostrato alla Chiesa cattolica un male che la riguarda e hanno avviato un cammino di conversione di fronte a cui (benché ancora ai primi passi) non può più tirarsi indietro.
Ciò che tutti noi, oggi, guardiamo con doloroso stupore, è proprio l’incapacità del corpo ecclesiale (in particolare nella sua componente ministeriale) di accorgersi del male e di farvi fronte. Le ricadute di questa scoperta sono ancora tutte da comprendere e, come teologi e teologhe, non verremo meno a questo compito.
Una, tuttavia, è da subito evidente: la Chiesa cattolica deve oggi guardare con gratitudine quella parte della società civile e della cultura contemporanea che, con responsabilità, la mette di fronte al suo peccato e alle sue incoerenze. Nonostante tutti i limiti evidenti dell’epoca, scopriamo la sua capacità di evangelizzarci proprio mentre, umilmente, cerchiamo di annunciare il Vangelo di Gesù.
Di questo sguardo di giudizio, abbiamo ancora bisogno. Proprio per questa ragione riteniamo che la scelta di attingere a componenti interne al mondo ecclesiale per comprendere il fenomeno, non sia in alcun modo in grado di rispondere ai «segni dei tempi».
Non si tratta solo della saggezza di fugare fin da principio l’ombra di qualsiasi vischiosa commistione fra chi indaga e chi è indagato: si tratta, invece e in primo luogo, di un’occasione persa per interpretare l’emergere di un nuovo paradigma della contemporaneità, in virtù del quale la Chiesa stessa si mette in ascolto del mondo delle donne e degli uomini, per poter essere più fedele al Vangelo di Gesù.
Al contrario, il coraggio con cui alcune conferenze episcopali hanno umilmente riconosciuto l’autorevolezza di uno sguardo indipendente, ha una forza profetica che annuncia una conversione irrevocabile.
Per questo motivo, chiediamo ai vescovi italiani di istituire una commissione che attinga a competenze esterne, della cui credibilità non si possa dubitare e che sappiano assumersi un compito di intelligente ascolto delle vittime e di responsabile cura nei confronti delle ferite del corpo ecclesiale, quelle che noi abbiamo per molto tempo nascosto ai nostri stessi occhi.
Firmatari
Roberto Maier (Università Cattolica del Sacro Cuore); Andrea Grillo (Pontificio Ateneo S. Anselmo); Cristina Simonelli (ISSR San Zeno, Verona – Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale); Marcello Neri (Istituto Superiore di Scienze dell’Educazione e della Formazione “Giuseppe Toniolo”, Modena); Sergio Tanzarella (Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale); Giuseppe Ruggieri (Studio Teologico di Catania – Università Milano Bicocca); Antonio Sichera (Università di Catania); Ernesto Borghi (ISSR Guardini, Trento – Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale); Umberto Rosario del Giudice (Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale); Maria Cristina Bartolomei (Università Statale, Milano);Ursicin Derungs (Pontificio Ateneo S. Anselmo); Selene Zorzi (Istituto Teologico Marchigiano); Enzo Biemmi (Pontificia Università Lateranense); Claudio Margaria (ISSR STI, Fossano); Luca Margaria (ISSR STI, Fossano); Marco Gallo (ISSR STI, Fossano); Ivo Seghedoni (ISSR dell’Emilia Romagna, Modena); Luca Palazzi (ISSR dell’Emilia Romagna, Modena); Massimo Faggioli (Villanova University, USA); Marinella Perroni (Pontificio Ateneo S. Anselmo); Giuseppe Savagnone (LUMSA, Palermo); Fabrizio Mandreoli (Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna, Bologna); Gaia De Vecchi (Università Cattolica del Sacro Cuore – Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale); Alberto Maggi (Centro Studi Biblici Vannucci, Montefano); Vittorio Berti (Università di Padova); Brunetto Salvarani (ISSR dell’Emilia Romagna, Modena); Riccardo Saccenti (Università degli Studi, Bergamo); Simone Morandini (Istituto Studi Ecumenici San Bernardino, Venezia); Basilio Petrà (Facoltà Teologica dell’Italia Centrale, Firenze); Serena Noceti (ISSR della Toscana); Antonio Autiero (Università di Münster, Germania); Donata Horak (Studio Teologico Alberoni, Piacenza); Matteo Cavani (ISSR dell’Emilia Romagna, Modena); Silvia Zanconato (Scuola di Teologia Laura Vincenzi, Ferrara); Leonardo Paris (Università Cattolica del Sacro Cuore – Facoltà Teologica del Triveneto); Paolo Gamberini (Cappella Universitaria La Sapienza, Roma); Anna Carfora (Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, Napoli); Alessandro Cortesi (ISSR della Toscana Santa Caterina da Siena); Gianni Criveller (Studio Teologico Missionario del PIME, Monza); Giuseppe Noberasco (Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale); Alessandro Picchiarelli (Scuola Interdiocesana di Formazione Teologica, Foligno); Riccardo Battocchio (Facoltà Teologica del Triveneto); Grazia Tagliavia (Università di Palermo); Marco Campedelli (ISSR San Pietro Martire, Verona); Lucia Vantini (ISSR e Studio Teologico di Verona); Simona Segoloni Ruta (Istituto Teologico di Assisi); Gilberto Borghi (ISSR Sant’Apollinare, Forlì); Martin M. Lintner (Studio teologico accademico di Bressanone).
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