- Gli uomini chiave di Fratelli d’Italia nel rapporto con gli appassionati di pistole e fucili sono due europarlamentari: Sergio Berlato, già presidente dei cacciatori veneti, e Pietro Fiocchi, produttore di munizioni.
- Il sodalizio è diventato granitico, quando i detentori di armi si sono battuti per disinnescare di una direttiva europea che regolamentava la detenzione di armi e che in Italia poteva essere recepita in senso restrittivo.
- Tassisti e balneari sono pronti a ricambiare nelle urne il rifiuto del partito di Meloni in parlamento a qualsiasi tentativo di liberalizzazione.
Tante lobby agguerrite, pronte a sostenere Fratelli d’Italia. Tutte unite da un comune denominatore: ricambiare, con i voti, le battaglie che il partito di Giorgia Meloni ha condotto per avvantaggiarle. Mentre la leader di Fdi, nei suoi comizi, rivendica di «non avere alle spalle lobby di potere», a sospingere la sua corsa alle elezioni ci sono invece gruppi di pressioni ben strutturati.
A cominciare dalla lobby delle armi, formata da appassionati di pistole e fucili, con la benedizione dell’industria del settore, che hanno sempre avuto nel centrodestra il loro interlocutore. Si tratta di un bacino di oltre un milione e 200mila persone, che detengono una regolare licenza per la caccia o per il tiro sportivo, ostili a qualsiasi aumento dei controlli per la richiesta del porto d’armi.
E, anche in questo campo, Meloni ha superato Matteo Salvini, un tempo paladino dei fan delle armi. Gli uomini chiave per Fratelli d’Italia, Sergio Berlato e Pietro Fiocchi, siedono oggi nell’Europarlamento. Berlato, vicentino di 63 anni, è già alla quarta legislatura nelle istituzioni dell’Ue. Ed è da sempre vicino al mondo degli appassionati di armi.
Nel 2019 è stato eletto sia presidente dell’associazione cacciatori veneti che della confederazione delle associazioni venatorie italiane. Organizzazioni che hanno come impegno quello di garantire i diritti dei cacciatori, che tiene sempre molto a cuore: appena pochi giorni fa, il 31 agosto, ha partecipato all’assemblea organizzata dai cacciatori veneti a San Giorgio di Perlena, in provincia di Vicenza.
La promessa
Da un punto di vista politico, Berlato è si è sempre mosso nell’area della destra. Dal 2001 al 2006 è stato consigliere di Gianni Alemanno al ministero dell’Agricoltura; nel 2016 è stato nominato coordinatore in Veneto di FdI.
Tra gli stessi banchi, a Strasburgo, c’è Fiocchi, 58 anni, che ha vissuto la sua carriera imprenditoriale nel mondo della produzione di munizioni di piccolo calibro. Il suo salto di qualità professionale è avvenuto all’interno dell’azienda Fiocchi of America, erede della Fiocchi munizioni.
A differenza di Berlato è alla prima esperienza nelle istituzioni, ma con un curriculum certificato per gli appassionati delle doppiette. Di recente si è fatto “garante” con i cacciatori in merito alla candidatura di Michela Vittoria Brambilla, animalista convinta, nelle liste del centrodestra.
«Fratelli d’Italia ha al suo interno numerosi e autorevoli personaggi legati al mondo venatorio, impegnati a vari livelli», ha detto l’europarlamentare. «Con Fratelli d’Italia il mondo venatorio ha e avrà una rappresentanza seria e coerente».
Una promessa ai cacciatori e una certezza per gli amanti del tipo sportivo sul fatto che con l’ascesa al potere di FdI non dovranno temere alcun intervento restrittivo sulla legale detenzione di armi. A tranquillizzarli ulteriormente c’è la candidatura, da capolista alla Camera in Veneto, di Maria Cristina Caretta, già parlamentare uscente. Negli anni scorsi ha partecipato, proprio insieme a Berlato, all’Hit show di Vicenza, la più importante fiera nazionale nel settore.
Il rapporto con la destra è sempre stato solido ed è diventato granitico, quando i detentori di armi si sono battuti per disinnescare gli effetti di una direttiva europea, la 477, che regolamentava la detenzione di armi e che in Italia poteva essere recepita in senso restrittivo.
Fu costituito, in quel caso, un comitato ribattezzato Direttiva 477, trasformato poi nell’Unione degli armigeri italiani (Unarmi), fondata e presieduta da Giulio Magnani. Andrea Favaro è invece l’altra figura chiave, in quanto delegato ai rapporti con Firearms United, il network europeo della lobby delle armi. Il comitato, nel 2018, ha predisposto una lista di partiti amici e di avversari: Lega e FdI avevano da parte loro pieno supporto elettorale. Il tutto con l’appoggio della stampa specialistica. Alla fine hanno vinto la battaglia con un decreto, firmato dal primo governo Conte, che ha addirittura ampliato il numero di pistole detenibili con una licenza.
Taxi e balneari
Deposte le armi per la caccia e il tiro al bersaglio, c’è la lobby dei tassisti pronta a sostenere il partito di Meloni. I 40mila titolari di licenza, che garantiscono il servizio di taxi, hanno privilegiato il rapporto con Fratelli d’Italia perché in parlamento ha sempre osteggiato qualsiasi tentativo di riforma.
Anche di recente, nell’ambito del confronto sul ddl Concorrenza, i deputati di FdI hanno chiesto di «stralciare una norma che aprirebbe le porte alla concorrenza sleale delle piattaforme tecnologiche multinazionali». Ripetendo così integralmente il messaggio consegnato dalle sigle sindacali dei tassisti alla delegazione dei deputati di Fratelli d’Italia, guidati nell’occasione da Fabio Rampelli.
E c’è un terzo tassello nel mosaico dei gruppi a sostegno di Meloni: quello dei balneari. L’impegno del governo Draghi è quello di completare l’iter dei decreti attuativi della riforma del settore. Un incubo per i titolari delle concessioni, che però sanno di avere in FdI una sponda certa. È pur sempre il partito di Daniela Santanchè, che gestisce il Twiga di Forte dei Marmi con Flavio Briatore, e di Riccardo Zucconi, storico proprietario del Gran Caffè Margherita, a Viareggio. Per i balneari sono i punti di riferimento, anche in futuro, per rivedere le regole. In cambio di un supporto al momento opportuno, nel caso specifico il 25 settembre.
© Riproduzione riservata