Moglie del fondatore del Movimento sociale italiano, Giorgio Almirante, è stata attiva nel difendere la memoria storica del leader missino. Contraria alla svolta di Fiuggi da cui nacque Alleanza nazionale, è rimasta voce ascoltata e influente per il mondo della destra
E’ morta a cento anni Donna Assunta Almirante, moglie del fondatore del Movimento sociale italiano, Giorgio Almirante, e memoria storica della destra italiana. Dopo la morte del marito, nel 1988, è diventata la custode della memoria dell’Msi. Non a caso, il suo soprannome era “l’imperatrice madre”.
La sua vita si è incrociata non solo con quella dell’uomo politico più importante della destra nella prima repubblica, ma lei stessa ha assunto il ruolo di eminenza grigia del partito, influenzandone le scelte.
La vita
Nata a Catanzaro nel 1921, quando conobbe Almirante era già sposata e con due figli. Il suo era stato un matrimonio combinato. La sua era una famiglia contadina benestante e aveva il denaro, quella del marito, il marchese Federico de’ Medici, le terre. Così Raffaela Stramandinoli, detta Assunta, a 17 anni diventa la moglie di un uomo di vent’anni più vecchio.
L’incontro con Almirante è del 1949: lui era un giovane parlamentare e segretario dell’Msi ed era a Catanzaro per un comizio.
A lei la politica non interessa, ma al comizio partecipa per caso con degli amici e il deputato non le piace per nulla «perchè era molto prolisso quando parlava e io mi stavo annoiando molto», racconta in una intervista televisiva.
Il loro rapporto nasce solo dopo: Assunta ha un altro figlio con il marito, Almirante è già sposato e con una figlia a Roma.
Dal 1952, però, lei lascia il marito – con cui rimane formalmente sposata perchè il divorzio non è ancora legge - e si trasferisce a Roma con i tre figli. I due iniziano la loro relazione e nel 1958 nasce la prima figlia, Giuliana, che però prende il cognome de’ Medici per evitare che sia considerata una figlia illegittima.
Solo nel 1969, dopo la morte del primo marito, Assunta e Giorgio Almirante si sposano in chiesa con rito “di coscienza”, ovvero solo cattolico perchè lui è ancora sposato civilmente con la precedente moglie, da cui ha ottenuto il divorzio in Brasile.
Proprio la condizione familiare di Almirante diventa oggetto di dibattito pubblico nel 1974, anno del referendum sul divorzio, quando da leader del Movimento sociale schiera il suo partito per l’abrogazione.
La moglie è consigliera fidata per tutta la carriera politica del marito, tanto da essere stata lei ad averlo consigliato, nel 1987, di passare la guida dell’Msi al giovane Gianfranco Fini, scelta di cui negli anni successivi ha detto di essersi molto pentita.
«Giorgio mi stimava, diceva che avevo fiuto e sapeva che non sbagliavo quando gli suggerii Gianfranco. E così anche contro i vecchi del partito e contro un’infinità di dirigenti che non digerivano Fini, accettò il mio consiglio», si legge nella sua autobiografia in forma di intervista, Donna Assunta Almirante, la mia vita con Giorgio.
Dopo la morte del marito, Donna Assunta continua ad esercitare grande influenza sull’Msi: noti sono i suoi scontri con il segretario Pino Rauti, successore di Fini alla guida del movimento e a lungo oppositore interno di Almirante dentro il movimento.
Dopo il pessimo risultato alle amministrative del 1990, lo scontro si infiamma e volano accuse tra i due, con Donna Assunta che definisce Rauti colui che «sta facendo naufragare il Msi sugli scogli di una politica sbagliata e addirittura minaccia il ricorso a pesanti sanzioni disciplinari, come il commissariamento delle federazioni, per reprimere il dissenso interno. Io ho ritenuto ha concluso in piena coscienza e a titolo personale, di dire il mio pensiero».
La svolta di Fiuggi
Pochi anni dopo, però, Donna Assunta si scontra anche con il “delfino”, Gianfranco Fini. La rottura insanabile è la scelta di Fini nel 1995 di mettere fine all’esperienza dell’Msi, fondando Alleanza nazionale con la cosiddetta svolta di Fiuggi, che la vedova Almirante non accetterà mai e definirà un «tradimento».
Per questo, nel 2007, partecipa con Francesco Storace alla fondazione de La Destra, criticando invece duramente la scelta di An di fondersi con Forza Italia nel Partito delle Libertà.
Proprio Storace l’ha ricordata definendola «memoria storica di una destra che ha sempre voluto custodire, a partire dalla creazione della fondazione intitolata a Giorgio Almirante, assieme alla loro figlia Giuliana de' Medici. Per decenni è stata soprattutto l'instancabile amore di un leader di cui poi è stata capace di proteggere e tramandare la memoria».
Il rapporto con Meloni
Nel 2016, Assunta Almirante ha “incoronato” anche Giorgia Meloni, definendola la persona giusta per «portare avanti la tradizione». Fratelli d’Italia, infatti, nel simbolo ha mantenuto la fiamma della tradizione missina.
Meloni, da candidata sindaca di centrodestra per Roma, aveva annunciato che da eletta avrebbe intitolato una strada ad Almirante.
Alle violente proteste della comunità ebraica romana, la vedova Almirante aveva risposto che «La strada ad Almirante a Roma non ci serve, non la voglio. Ne ha tante in giro per l'Italia, non ne ha bisogno. Era troppo corretto, troppo signore per essere insultato».
Donna Assunta, infatti, ha sempre difeso il marito dalle accuse di razzismo, dicendo che al momento della loro emanazione aveva 17 anni, anche se negli anni successivi il marito era diventato segretario di redazione del giornale fascista “La difesa della razza”, fondato da Benito Mussolini. Lei per prima non ha mai rinnegato, invece, la storia fascista del marito e anzi ha criticato chi si definiva post-fascista.
Meloni l’ha ricordata definendola «donna straordinaria, schietta, intelligente. Un pilastro della memoria storica della destra italiana. A nome mio e di Fratelli d'Italia esprimo il più profondo cordoglio per questa scomparsa, insieme al rispetto e alla gratitudine per ciò che Donna Assunta ha rappresentato per tutti noi».
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